☾ 9 - Ai confini di Giana ☽

55 8 10
                                    

Nel giro di pochi secondi, la stretta vallata rocciosa si trasformò in una trappola mortale. Gli uomini e le donne vestiti di nero e grigio si riversarono sullo scarno gruppo di scorta da ogni lato, facendo persino piovere frecce dall'alto.

Kader iniziò a comprendere il significato della parola distruzione, quel concetto per cui quelle persone vivevano e lottavano, una causa terribile e ingiusta, ma che per un motivo o per un altro loro avevano accettato e perseguito con estrema fedeltà. Sgranò gli occhi quando vide una freccia colpire la spalla del soldato dietro di lei, a non più di due metri di distanza. Il suo cavallo s'impennò mentre il cavaliere lanciava un grido stridulo, gettandolo a terra, e subito il pover'uomo fu travolto dall'ondata nemica. La ragazza, spaurita e presa alla sprovvista da quell'inaudita violenza, provò a urlare ma non riuscì a emettere altro che un acuto squittio, sentendo i muscoli irrigidirsi e un senso di nausea assalirla. Ogni fibra del suo corpo le urlava di fuggire, mettersi in salvo, ma allo stesso tempo non rispondeva agli impulsi. Era così spaventata da non poter fare altro che rimanere immobile, inerme, condannandosi da sola. Si odiò per quello, si sentì dannatamente inutile, anche se non aveva mai assistito a nulla del genere prima e per lei fu come ritrovarsi di nuovo a Elysia, il giorno dell'assedio.

Ri chiamò Erys a gran voce, sovrastando le grida dei Cavalieri di Cenere e lo scalpitio dei cavalli, e la donna brandì il martello da guerra senza bisogno di replicare. I due si strinsero ai fianchi di Kader e Caramel, per farle da scudo.

«Kader, ascolta, rimani sempre accanto a noi.» ruggì Ri con un'espressione che lei non gli aveva mai visto in viso, tra le mani la spada dalla punta ondulata e gli occhi chiari che vagavano da sinistra a destra e viceversa. «Non allontanarti per nessun motivo al mondo. Andrà tutto bene, andrà tutto bene...» ripeté, ma la ragazza notò in fretta il suo respiro già affannato e i nervi a fior di pelle. Anche lui sembrava sconvolto dalla rapidità di quell'attacco che nessuno si aspettava a sole poche ore dall'inizio del viaggio.

Kader era ancora immobile, e non trovò nemmeno le parole per rispondergli. Attorno a lei vedeva solo una massa informe di persone, cavalli e acciaio. Anche se non c'era fuoco, la puzza di fumo e cenere rievocata dai suoi ricordi le pizzicò la gola. Era a Elysia, e stava osservando il suo popolo venir massacrato da quei soldati crudeli, un'altra volta. Non riuscì a respirare, come se le fiamme divampassero nei suoi polmoni piuttosto che fuori.

Essendo Ri chiaramente il comandante, molti cercarono di eliminarlo per primo. Un Cavaliere di Cenere dal volto coperto e il fisico robusto e definito si lanciò contro i tre brandendo un'ascia dalla lama a mezzaluna, schivando l'attacco di un membro della scorta e acquattandosi per correre fino a raggiungere il bersaglio. Quando si raddrizzò alzò l'arma in aria per farla ricadere sul muso del cavallo e far cadere Ri a terra, ma Erys se ne accorse immediatamente e previde la sua tattica. In pochi attimi, fece oscillare il manico del martello come se non pesasse nulla, e la testa di metallo appuntita si abbatté proprio contro il petto dell'aggressore, che sputò un urlo sordo e per l'impatto fu sbalzato contro la parete rocciosa.

Kader tremò, quando vide Erys riprendere controllo dell'arma. La volpe che adornava il fianco del martello era macchiata di un rosso scuro e gocciolante. Sbiancò di colpo, e qualcosa in lei le chiese di distogliere lo sguardo, ma non ci riuscì. E così quell'immagine le si impresse in mente come molte altre, promettendo di tornare a visitarla nei suoi incubi.

Altri tentarono di avvicinarsi mentre i tre si facevano spazio tra la calca per tornare indietro e sfuggire al pericolo, aiutati dalla scorta, ma loro li respinsero con fendenti a destra e a manca, gli arcieri della Resistenza che eliminavano quelli che dall'alto miravano in loro direzione.

Alle loro spalle, anche lui immerso nel vivo dello scontro, Munin rimaneva in sella al suo cavallo con sguardo vigile, i capelli scompigliati dai movimenti improvvisi e sparsi sulla fronte per via del sudore. Muoveva le mani con i palmi stesi e i pollici chiusi, simulando cerchi e linee nello spazio, e le sue spade, le fidate kenningar che brillavano di quell'intensa luce blu, seguivano i suoi movimenti tagliando e parando, mai allontanandosi da lui più di tanto, ombre fantasma del suo spirito che rispettavano il suo volere.

KADER - Erede della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora