✩ 14 - Il peggior nemico ✩

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Tutto era calmo negli alloggi monocromi di Cyprian, con quelle tende rosse, unico colore di spicco, che volteggiavano alla brezza in arrivo dalla finestra aperta. Un soffio di vento più forte degli altri fece voltare una pagina di un libro aperto, e il dito pallido del vampiro sfrecciò a bloccare quel movimento, per evitare di perdere il segno. Quello era solo uno dei tanti libri sulla scrivania, però, e presto altre pagine frusciarono e si sfogliarono da sole. Con un sospiro, lo studente si concesse qualche secondo di paura, poggiò al loro posto penna e calamaio e lasciò aderire il dorso allo schienale.

Non stava facendo altro che studiare, da giorni. Più che altro, questo lo aiutava a tenere la mente occupata. Questo gli impediva di rimuginare troppo su quello che gli era accaduto la settimana prima, in quell'enigmatica notte, e di domandarsi il perché si sentisse a disagio ogni volta che Diamanthea gli era troppo vicina. Lei si prendeva cura di lui: gli portava cibo e acqua direttamente in camera, cosicché si concentrasse al massimo, e lo aiutava a ripassare concetti e a fare pratica di tanto in tanto, una o due ore al giorno. Ma perché provava quella sensazione sbagliata, quasi di pericolo? Si disse che era colpa dell'ansia, che l'indomani avrebbe dovuto affrontare il più importante e difficile esame della sua vita e che un po' di sconforto e preoccupazione erano del tutto normali. Afferrò di nuovo la piuma nera per intingerla nell'inchiostro.

Tuttavia, si udì bussare alla porta. La direttrice Irenis, pensò subito Cyprian. Era venuta a trovarlo pocanzi e gli aveva lasciato delle striscioline di carne salata come spuntino durante il ripasso. Forse aveva dimenticato qualcosa in camera. Scattante, per quanto il suo cuore urlasse di lasciarla dietro la porta, si alzò e andò ad aprire.

«Direttrice, ha per caso...?» iniziò e si fermò l'attimo dopo.

Davanti a lui non c'era l'alta e ammaliante vampira che l'aveva cresciuto, solo una giovane ragazza sui vent'anni con lunghi capelli bianchi lisci e occhi che sembravano schegge di cielo.

«Kader.» disse quindi, ma non sembrava un saluto. Il suo sguardo si rabbuiò, «Che ci fai qui? Sono molto impegnato al momento.»

La frase cancellò il piccolo e morbido sorriso di Kader dalla sua faccia. Lei drizzò la schiena e si schiarì la gola, preoccupata che lui chiudesse la porta e dichiarasse concluso il loro incontro.

«Ho pensato di passare a trovarti. Non ci vediamo da due giorni.» provò a cominciare la conversazione con più calma.

Il ragazzo guardò un punto alle sue spalle, evitando il contatto visivo. «Ho avuto da fare.»

Kader notò attraverso lo spiraglio tra lui e la porta la catasta dei libri sul tavolo chiaro, secondo solo alla montagna di volumi che lei ed Auria avevano accumulato in biblioteca qualche ora prima.

«Posso immaginare. Ti senti pronto per l'esame?» provò a girare attorno all'argomento reale per cui era andata sin lì.

«Certo che sì.» replicò lui, ma suonò come una bugia. «Studio da tutta la vita per questo.» continuò poi, per convincere se stesso più che lei.

«Giusto. Sono sicura che sei molto preparato.» Kader tentò di complimentarsi, ma si stava già rigirando le dita. Era chiaro che ci fosse qualcosa di taciuto, e a Cyprian non servirono sensi acuti da vampiro purosangue per accorgersene.

«Qualcosa non va?» chiese istintivamente.

«Può darsi.» Kader colse la palla al balzo, «Ti spiace se ti rubo un po' di tempo? Vorrei parlarti di una cosa.»

Cyprian immaginò di cosa si trattasse e spalancò un po' gli occhi, massaggiandosi il collo. «Sono molto indaffarato...»

«Rimarrò poco. Promesso.» lo incalzò subito la ragazza.

KADER - Erede della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora