Auria Gaia si sentiva tremendamente in imbarazzo da quando era calato quel silenzio tra lei e la sua famiglia. Dall'alba di quella mattina, non aveva fatto che torturarsi i pollici e mordersi le cuticole via dalla unghie. Non era riuscita nemmeno a tenere fermi i piedi, che muoveva e picchiettava a terra ora che si trovava tra i corridoi meno illuminati della Gloriosa Arena. Dietro di lei erano disposti, lungo una fila ordinata, i suoi tre familiari. Per qualche motivo, però, non riusciva a sentirli davvero vicini. Sentiva che qualcosa era cambiato, e non solo tra loro, ma anche dentro di lei.
Aveva sentito quella voce. L'avrebbe giurato più e più volte davanti alla grande statua di Khalios. Aveva provato a spiegare quella sensazione a suo padre e sua madre, ricevendo in cambio solo occhiate ansiose in cui si rifletteva una verità che a lei non era dato sapere. Non ancora, almeno. Un sentimento profondo e improvviso, una realizzazione. Se non altro, la sua speranza si era rivelata fondata: quel giorno, la sua vita sarebbe cambiata per sempre.
Un cancello sulla parete di destra si aprì, lento e cigolante, facendola sussultare. Non stava più nella pelle. Kader doveva essere arrivata, finalmente.
La vide entrare nella stanza col viso stanco ed esangue, più di quanto non lo fosse di solito. Legati sulla schiena portava ancora il suo arco, Naol, e la faretra di frecce bianche. Quell'arma sembrava fin troppo grande per lei, eppure l'aveva brandita con coraggio. Aveva difeso il suo compagno fino all'ultimo secondo, anche contro un nemico che non poteva sperare di sconfiggere in un contesto del genere.
Ed ecco anche lui: Ri era sorretto dalla giovane ragazza, zoppicante e sporco di polvere dalla testa ai piedi. La sabbia si confondeva tra i suoi ciuffi dorati, da cui grondava qualche granello a ogni nuovo movimento. Era stato visitato dai medici, a giudicare dalle fasciature che gli coprivano il petto, altrimenti scoperto. Qualcuna doveva essere nascosta anche sotto i pantaloni, in prossimità delle caviglie, mentre altre apparivano qui e là sulle braccia, e alcune garze tamponavano graffi e ferite sulla fronte e le guance. Se la sarebbe cavata, ma al momento era distrutto.
«Bene, siete arrivati.» Igni Cael, imperturbabile, mosse qualche passo verso il centro della stanza. Era rimasto in silenzio da quando la sua famiglia aveva lasciato il terrazzo da cui avevano assistito alla sfida.
Guardò altrettanto privo di espressione Erys che, ignorando la gamba ancora in via di guarigione, si tuffò quasi letteralmente in direzione dei due compagni. Abbracciò di slancio Ri, che si morse le labbra per non deluderla con un gemito di dolore, e arruffò i capelli di Kader, che mise su un debole sorriso. Un po' di affetto, in tempi come quelli, non le guastava di certo.
«Complimenti per il vostro successo nell'arena. Khalios ha guidato i vostri passi.» tornò a dire poco dopo il capovillaggio, mandando via con un semplice gesto le due guardie che avevano aperto il cancello e che ora erano fermi sull'uscio della stanza. Voleva rimanere da solo con i suoi ospiti.
Erys si voltò con lo sguardo più inviperito che mai. «Siete dei maledetti folli!» sbraitò senza pudore, forte del fatto di essere tornata libera, e non più prigioniera confinata a Khepri per l'intera vita. «Un leone come giudice. Ma che vi è saltato in mente?!»
«Erys...» Ri sospirò e provò a rabbonirla, ma da una parte la sua rabbia era più che giustificata.
Igni socchiuse le palpebre, tutto meno che infastidito dalla sua incomprensione. «Sol è un emissario divino, come ho già detto. Non c'è nessuno al mondo di cui mi fidi di più, quando si tratta di esprimere un giudizio che provenga direttamente dal Dio del Sole.»
«Be', il vostro emissario divino stava per divorare il mio compagno d'arme e la nostra preziosissima protetta.»
«Abbiamo superato la prova, giusto?» chiese con tono smorzato Ri, drizzando la schiena come poteva per guardare in direzione del sovrano di Giana, «Questo è quel che conta.»
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KADER - Erede della Luna
FantasyUn tempo serenamente governato dalla dinastia Moongem, il trono di Domiin fu usurpato dal leader dei Cavalieri di Cenere, che sterminò la famiglia regnante e si incoronò imperatore. Il culto della Dea Ephela, protettrice dei Moongem, fu bandito e so...