✩ 13- Eredità ✩

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Sotto il mantello scuro della notte stellata, nubi grigie stavano riversando una leggera pioggia sul Bosco dei Due Mondi, sul grande lago e sull'isola di Albora. Le temperature erano calate, ma l'aria era più fresca che fredda, e per fortuna il vento non stava soffiando con troppa forza.

Con una mano stretta attorno alle costole e l'andamento claudicante, un giovane dai capelli scuri si muoveva quanto più silenziosamente possibile tra i vicoli scuri della periferia della cittadella, lontano dagli sguardi delle guardie vampiriche o dei semplici abitanti arcadiani che passeggiavano, incuranti del pericolo, tra le strade illuminate dalle lanterne a olio che pendevano placide dalle tegole dei tetti o da qualche traliccio di metallo.

Munin si morse la lingua pur di evitare di mugugnare per il dolore, ingoiando i guaiti sofferenti e avanzando con un bruciore nelle ossa che non aveva provato nemmeno dopo lo scontro con il Guardiano delle Sabbie. Come se non bastasse, era decisamente di cattivo umore. Ultimamente stava ricevendo occasioni su occasioni per dimostrare al mondo – e a suo padre più di tutti – ciò di cui era veramente capace, ma sembrava davvero che gli Dèi, benevoli o malevoli che fossero, si stessero prendendo gioco di lui e gli stessero rendendo di proposito la vita più difficile. Forse faceva bene a non venerare quelle pigre entità che dettavano legge da lassù, unica cosa che non riusciva a comprendere del suo imperatore, che invece aveva dedicato anima e corpo al culto di Fenix.

Si stava facendo ammorbidire da scene che un qualsiasi altro Cavaliere di Cenere avrebbe ignorato. Aveva lasciato andare Kader e risparmiato suo fratello quando avrebbe potuto colpirlo alle spalle e vantarsi di aver ucciso il sommo comandante della tanto odiata Resistenza, oppure avrebbe potuto disintegrare la mente del vampiro che lo aveva ridotto così, e invece gli aveva lasciato degli indizi che, con un po' di fortuna e astuzia, lo avrebbero aiutato a salvarsi la vita da quella folle donna che lo aveva cresciuto per accompagnarlo mano nella mano al macello.

Era distratto, e impaziente. Soprattutto, si sentiva più solo che mai. Non che fosse abituato a vaste compagnie: nel corso della sua vita, quei pochi amici che aveva avuto lo avevano abbandonato o tradito, e quelli che si erano trattenuti per più tempo al suo fianco lo avevano fatto solo per aggraziarsi Hugin o Alastor. Poi, quando fu piuttosto chiaro che né l'uno né l'altro erano inclini a favoritismi di alcun tipo, ecco che anche quelli si erano tirati indietro. Munin non aveva nessuno, se non suo fratello. E francamente non sapeva se si sarebbe mai fidato di qualcun altro all'infuori di lui.

Gli ci era voluto un intero giorno, una notte e poi pure il giorno seguente per rimettersi dallo scontro nel ventre dell'Accademia. Quasi si era fatto scoprire, quando aveva zoppicato fino a un vecchio pozzo per tirare su un po' d'acqua per lavarsi via il sangue e la frutta marcia di dosso, e per riempire la borraccia che si era svuotata di nuovo. Aveva dormito per almeno dieci ore di fila quando aveva finito, ma questo non era bastato a fargli recuperare energie sufficienti per fare qualsiasi cosa a parte trovare un nuovo nascondiglio. Quel giorno, poi, l'aveva trascorso a curarsi e a cercare di camminare per far scorrere bene il sangue in tutto il corpo, e soprattutto cercare di non impazzire.

Si era rintanato in un vecchio molo ormai in disuso. I vampiri forse lo avevano usato anni addietro per raggiungere l'isola e trasportare fin là i materiali necessari per la costruzione e la definitiva stabilizzazione su Albora, ma ormai quelle barche invase dai cirripedi ormeggiate al molo di pietra non servivano più a nulla, così erano state lasciate lì a mollo, con il legno marcescente e i remi che sparivano sotto la superficie del lago. Forse per evitare che venissero rubate, o chissà per quale altro motivo, quella zona era stata protetta dagli scudi magici come il resto della città. Munin non aveva visto nessuno frequentare quel posto, se non due giovani innamorati che, con un po' di fantasia, aveva terrorizzato e scacciato via. A giudicare dalle loro facce e dalle grida spaventate, non sarebbero tornati tanto presto o avrebbero scelto un altro posto per isolarsi alla ricerca di un po' di intimità.

KADER - Erede della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora