✩ 12 - Irrefrenabile sete ✩

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Quell'odore pungente, il colore rosso che invadeva ogni cosa.

«Cyprian.» chiamò la voce, ma lui non si girò. Quante volte aveva già ripetuto il suo nome?

Era perso in altri pensieri, altri ricordi. Ricordi che, forse, nemmeno aveva. Smarrito a metà tra la realtà e quella che sembrava essere la sensazione di un sogno.

«Cyprian, ho bisogno della tua collaborazione.» tornò a dire la persona che gli stava davanti, «Devi solo rispondere a qualche domanda, e poi potrai andare.»

I raggi del sole furono di colpo più fastidiosi di quanto il giovane ragazzo ricordasse. Gli si restrinsero le pupille nere nelle iridi di ghiaccio, mentre guardava in direzione della sagoma scura davanti alla finestra.

Riaan era seduto di fronte a lui, sul divanetto opposto. Aveva la schiena curva in avanti, le mani giunte e l'espressione dura di chi sta lavorando seriamente. Cyprian, al contrario, riusciva a stento a rimanere composto sulla poltrona, con la testa che ancora gli pulsava per la confusione.

«Io... non ricordo. Non so cosa sia successo.» La sua voce fu a malapena un fruscio comprensibile.

C'erano altre persone nella sala, ma non aveva ancora messo a fuoco alcune di esse. Impiegò un po' per riconoscerle tutte: c'era il membro del circolo Arkyn, con le braccia conserte e le labbra premute in una linea sottile; Accanto al comandante della Resistenza, in piedi, ecco invece Erys, l'umana dagli occhi di colore diverso l'uno dall'altro. C'era qualcuno più vicino: alla sua sinistra, seduta su una sedia ad appena qualche metro di distanza, Kader lo guardava con intensa preoccupazione. E poi, alla sua destra, appoggiata scomodamente sul bracciolo della poltrona, vide per ultima Auria Gaia, che gli copriva un braccio con la mano e osservava le sue ferite. Anche lei sembrava angosciata dal suo stato: lividi e ferite ovunque, la carnagione di un pallore impensabile persino per un vampiro.

«Cyprian è visibilmente sconvolto,» irruppe nel silenzio la voce più familiare tra tutte: quella della direttrice Irenis, in piedi in fondo alla stanza, i tratti eleganti del volto e della sua figura ammantati dall'ombra proiettata dai raggi solari provenienti dal rosone vitreo alle sue spalle. Una voce che, per qualche motivo, fece tremare il ragazzo, il quale tirò indietro la testa con un flebile gemito impaurito, mentre Auria serrava con più forza, ma pur sempre con dolcezza, la mano attorno alla sua e mormorava qualcosa per tranquillizzarlo, «probabilmente ha incontrato faccia a faccia il responsabile delle sparizioni, e chissà cosa gli è capitato. Vedete le sue ferite?»

Diamanthea avanzò leggiadra verso il gruppetto di umani raccolto intorno all'apprendista dell'accademia. Il suono dei tacchi appuntiti rimbombò nel cranio di Cyprian, che respirò a fondo, cercando di capire per quale motivo il suo corpo gli ordinasse, istintivamente, di allontanarsi da lei. Lei, che era l'unica persona al mondo di cui potesse fidarsi davvero.

La magia di Munin aveva messo a soqquadro la sua mente e, sebbene il Corvo avesse deciso di lasciare quelle memorie di sangue della sera precedente lì dove li aveva trovati, una mente ferita impiega comunque del tempo a rimarginarsi, ad abituarsi alla realtà falsa con cui è stata nutrita. Cyprian, al momento, poteva a stento formulare qualche frase, completamente traumatizzato dall'esperienza, figurarsi ricordare ciò che era accaduto durante la notte.

«Direi che non è il caso di tediarlo oltre. Deve riposare.» propose la vampira, le mani giunte con grazia davanti al torso, gli occhi vigili e freddi rivolti proprio a lui, con le labbra truccate che, premendo tra loro, formavano una rigida e sottile linea rossa.

Ri tirò un sospiro stanco e stressato. «Il vostro allievo ha chiaramente delle informazioni che potrebbero salvare delle vite qui in città, direttrice. Non è mia intenzione...»

KADER - Erede della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora