Le giornate ad Arcadia sembravano scorrere fin troppo velocemente da quando il gruppo di umani era stato ammesso in città. Cyprian si sentiva soffocare dall'arrivo imminente non solo della loro partenza quando il Bosco dei Due Mondi sarebbe stato libero dai pericoli, ma anche dall'avvicinarsi della data del suo esame.
Quando i suoi amici gli chiedevano se si sentisse nervoso in vista della prova, lui rispondeva con un ghigno sprezzante che non c'era motivo di preoccuparsi. Aveva studiato e si era esercitato nella magia e nelle varie materie per tutta una vita, e molti dei capi dell'istituto parlavano di lui come del migliore studente in circolazione. C'era chi lo invidiava, e chi lo odiava. Riconosceva che a volte poteva sembrare arrogante nei suoi modi di fare, ma se non si fosse sforzato di credere nelle proprie capacità, allora, a cosa avrebbe potuto anche solo fingere di credere?
Non era possibile avere grandi ambizioni, ad Arcadia, ma non voleva arrendersi. Sarebbe diventato un membro del Circolo, e anche un buon leader per il suo popolo. Era nato per farlo, e la sua esistenza non avrebbe avuto senso se avesse fallito quell'esame. Tuttavia, di recente, ogni volta che provava ad aprire un libro per ripetere concetti anche semplici per meglio memorizzarli, i suoi pensieri trottavano altrove, come impazziti, tra preoccupazioni infantili circa le basse probabilità di fallimento, ma anche tra i volti di Auria e Kader. Per quale diamine di motivo si stava facendo ossessionare così tanto da quelle due ragazze?
Una parte di lui insisteva nel suggerirgli che le due principesse straniere erano solo l'obiettivo delle sue ricerche. Giusto, la direttrice gli aveva chiesto di osservarle, persino spiarle se fosse necessario, e di riferirle tutti i particolari degni di nota. Era per questo che stava andando a incontrarla, proprio adesso.
Diamanthea lo aveva invitato a cena nei suoi alloggi e, per quanto un appuntamento simile divergesse dall'ordinario, ancora una volte si disse che gli avrebbe giovato parlare con la sua mentore, in via professionale, anche al di fuori degli orari più consoni.
Si era vestito elegantemente, e aveva risalito le scalinate curve dell'Accademia fino a raggiungere il piano più alto. La notte oltre le vetrate colorate aveva coperto ogni casa della cittadella e ogni albero del bosco all'orizzonte. Solo piccoli spiragli di luce riuscivano a emergere scintillanti, riflessi tra le onde delle acque calme del lago in mezzo a cui sorgeva l'isola di Albora. Guardando il buio in cui risaltavano la luna e le stelle, non poté fare a meno di pensare alla giovane Kader, e al fatto che casa sua ospitasse, in quel momento, ben due Moongem. Se c'era un'epoca interessante in cui vivere, nel bene e nel male, doveva trattarsi proprio di quella che lui stesso stava vedendo ora. Forse un giorno avrebbe gettato uno sguardo alle sue spalle e visto quei momenti con un nostalgico sorriso, quando l'immortalità delle carni sarebbe andata scemando in lui, lasciando posto alle rughe sul suo viso e al biancore dei capelli.
Ma quello era un futuro lontano e, di nuovo, fece finta di nulla. Attraversò il corridoio, si sistemò il fazzoletto raffinato annodato al colletto della camicia bianca e si schiarì la voce, prima di bussare alla porta quasi con timore.
Dall'interno proveniva una sorta di canto sirenico, ammaliante nella sua dolcezza, come lo fu la vista della donna che aprì la porta dopo aver smesso di intonare quella trascinante melodia.
Diamanthea era bellissima, scolpita nell'eterna giovinezza corporea, curata come una regina senza corona, carismatica come un ottimo politico. Si sentì indegno, davanti a lei, e abbassò il volto, percependosi piccolo e insulso, immeritevole di osservare un tale splendore.
Lei sussurrò il suo nome come fosse un invito. «Cyprian,» lasciò che le parole vibrassero tra le sue labbra mentre sfiorava il mento dell'allievo con un dito, inducendolo a sollevare il volto e incontrare il suo sguardo, «Come sei affascinante, stasera. Sono lieta che tu abbia accettato il mio invito.»
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KADER - Erede della Luna
FantasíaUn tempo serenamente governato dalla dinastia Moongem, il trono di Domiin fu usurpato dal leader dei Cavalieri di Cenere, che sterminò la famiglia regnante e si incoronò imperatore. Il culto della Dea Ephela, protettrice dei Moongem, fu bandito e so...