Natale ad Amtara

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Dopo la festa di Halloween, con notevole anticipo, ad Amtara arrivò l'inverno. Fin dalle prime ore del mattino una leggera brina imbiancava l'erba del giardino e un vento gelido spazzava via le foglie che ricoprivano il sentiero che portava alla foresta.

Novembre trascorse in un baleno e, prima che Rebecca potesse rendersene conto, a scuola si cominciò a pensare al Natale e alle vacanze e questo la mise in agitazione.

Ci aveva pensato per un mese intero e alla fine aveva deciso di rimanere a scuola. Per quanto si fosse affezionata a Brenda e Barbara, non se la sentiva di condividere il Natale con la loro famiglia. Aveva bisogno di un po' di tranquillità e solitudine, soprattutto da quando Brenda aveva avuto la Premonizione.

Dopo la morte di sua madre si era abituata a stare sola e da quando era arrivata ad Amtara non aveva mai avuto tempo per stare un po' per i fatti suoi. Le gemelle erano sempre con lei e, sebbene questo non le dispiacesse affatto, sentiva il bisogno di staccare un po' la spina. E poi era curiosa di vivere la scuola senza la quotidiana ressa di studentesse che si affrettavano per la prima colazione, senza le lezioni, senza i rumori cui ormai era abituata. Era convinta che un po' di sana solitudine le avrebbe giovato.

Ora, però, doveva dirlo a Brenda e Barbara.

Si era arrovellata il cervello per tutto il mese di novembre pensando alle parole giuste da dire, ma non aveva trovato nulla di convincente. Aveva accettato il loro invito e ora stava per declinarlo senza una giustificazione plausibile. Temeva che non avrebbero accettato la sua motivazione, specialmente Barbara, che era sembrata così entusiasta di ospitarla a casa loro. Rebecca era certa che avesse già programmato fin nei minimi dettagli tutte le attività da fare durante le vacanze.

Si tormentò per giorni, cercando di trovare il momento giusto per affrontare l'argomento. Ma ogni volta che provava a cominciare il discorso le parole le morivano in gola. Aveva paura di ferirle e continuava a rimandare, sperando ogni volta di trovare un momento più adatto.

Ma intanto i giorni passavano, il Natale si avvicinava sempre più e Rebecca malediceva se stessa e la sua codardia.

Ma non dovette aspettare ancora a lungo, perché l'occasione le venne servita su un piatto d'argento proprio da Barbara, un mattino a colazione.

"Mamma e papà intendono portarci in montagna a sciare. Hanno detto che, se vuoi, possono accompagnarti a comprare l'attrezzatura."

Un boccone di toast al formaggio andò di traverso a Rebecca, che tossì forte.

"A meno che tu non l'abbia già, naturalmente." – aggiunse Brenda, dandole forti pacche sulla schiena.

Rebecca, paonazza, si asciugò la bocca con il tovagliolo e allungò una mano verso il bicchiere pieno di succo d'arancia. Ne trangugiò tutto il contenuto in pochi istanti.

Era arrivato il momento, ormai non poteva più aspettare e non poteva certo mentire dicendo che sarebbe stata entusiasta di andare a sciare con loro. Non era nemmeno capace di sciare, ma non era il caso di farlo presente, dal momento che non ci sarebbe andata.

Per un istante, si diede mentalmente della stupida. Chiunque altro avrebbe accettato con grandissima gioia quell'invito e sarebbe stato grato alla vita per avergli fatto incontrare due persone così speciali in un momento tanto delicato della sua vita.

Lei, invece, stava per rovinare tutto.

"C'è qualcosa che non va?"

A Barbara non era sfuggita la sua espressione triste.

Rebecca non ebbe il coraggio di guardarla in faccia.

"Non ti piace sciare?" - le domandò Brenda.

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