Primi sospetti

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Dopo la scomparsa di Elettra, la Collins cominciò ad assentarsi da scuola per giorni interi, ricomparendo solo per l'ora di cena, durante la quale toccava a malapena il cibo. A Rebecca sembrò che si facesse di giorno in giorno sempre più pallida e tesa. Poteva solo immaginare cosa significasse dover affrontare la scomparsa di un'allieva della propria scuola. Era già stato un duro colpo, per lei, la morte di Bonnie Stage.

Nessuno ne parlava, ma era chiaro che tutti sospettavano che quanto accaduto ad Elettra avesse qualcosa a che fare con Posimaar. In che modo, era ancora un mistero, ma più passavano i giorni, più la possibilità che la ragazza potesse non fare mai più ritorno a casa si concretizzava sempre più.

Rebecca aveva i nervi a fior di pelle. Aveva discusso a lungo con Brenda e Barbara sul piano di azione per andare alla ricerca di Elettra ma, di fatto, ancora non avevano preso una decisione definitiva. L'atteggiamento di Brenda non era di grande aiuto perché, nonostante avesse promesso di aiutarla, non sembrava ancora convinta della sua decisione. Barbara era quella che appariva più tranquilla e sembrava non aspettasse altro che mettersi in azione, anche se nessuna di loro aveva ancora stabilito quando muoversi e in che modo.

Rebecca mordeva il freno, ma Brenda smorzava il suo entusiasmo adducendo diverse ragioni, prima fra tutte il fatto che non avevano nessun indizio su dove potesse trovarsi Elettra. Per quanto ne sapevano, poteva essere chilometri lontana da Amtara.

A gennaio il professor Garou si assentò di nuovo. Stavolta fu il professor Cogitus a sostituirlo, entrando in classe con la sua solita aria svampita e annunciando che il professore di Storia della Stregoneria era malato.

"Meglio lui della Collins." – era stato il commento di Barbara.

La preside era troppo occupata con le ricerche di Elettra per fare supplenza a Garou. Le Prescelte cominciavano a domandarsi quale misteriosa malattia costringesse il professore ad assentarsi quasi ogni mese per poi tornare a far lezione con un aspetto sempre più emaciato e smagrito.

Justine non parlava quasi più con nessuno. Era come se qualcosa si fosse rotto dentro di lei. Salutava a malapena e trascorreva la maggior parte del suo tempo libero chiusa in camera.

Rebecca provava una profonda pena per lei. In più di un'occasione era stata presa dalla tentazione di raccontarle la sua Premonizione, ma si era trattenuta. Sicuramente sarebbe corsa a dirlo alla preside e l'avrebbero sottoposta ad un interrogatorio senza fine.

Tuttavia, sentiva il bisogno di parlare con Justine. Da quel terribile giorno, non aveva più scambiato una sola parola con lei, anche perchè la ragazza evitava il più possibile il contatto con gli altri, al di fuori delle ore di lezione.

Rebecca riuscì a fermarla un giorno subito dopo pranzo, un attimo prima che Justine scappasse via dalla Sala da Pranzo come al solito.

"Justine, aspetta!"

"Oh, ciao Rebecca."

"Ciao. Io... ehm... Posso parlarti un attimo?"

Justine esitò, guardando l'orologio. "Veramente ho lezione tra dieci minuti."

"Me ne basterà uno."

Justine esitò. "Sì, d'accordo." – rispose.

"Nessuna novità su Elettra?" – le domandò Rebecca quando uscirono in corridoio.

Justine scosse la testa.

"Sai a che punto sono le ricerche?"

"Non ne ho idea." – rispose Justine.

"Oh." Rebecca non riuscì a dissimulare la delusione. "Credevo ti tenessero al corrente."

"Perchè dovrebbero? Gli unici ad averne diritto sono i suoi genitori."

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