Capitolo 1 • L'arrivo

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La vita è un continuo aspettare, aspettare il pullman, aspettare che la lavatrice finisca di lavare i vestiti, aspettare che il telefono si ricarichi...aspettare che il tuo dolore sia ripagato, aspettare che la vita ti dia un segno per la felicità, aspettare che qualcuno venga a riempire l'inutile countdown infinito che è la vita...l'amore è aspettare...aspettare Altri 7 giorni.

Mikasa posava immobile davanti alla possente porta del collage, inalò l'aria fresca che circolava quella mattina, e con le mani tremolanti ed ogni tipo di timore, varcò il passaggio. All'entrata si poteva apprezzare una gradita accoglienza, le colonne in legno scuro massiccio e le grandi vetrate che davano sul giardino, rendevano l'ambiente confortevole ed ospitale. Alla destra dell'entrata si potevano ammirare grandi piante sature e ben curate, invece alla sinistra si trovava la segreteria.

"Salve, lei deve essere Mikasa Ackerman, la nuova arrivata, giusto?"
Chiese cortesemente la segretaria
"si, sono io"
"Oh, perfetto, ecco a lei, le sue chiavi, camera 139, potrà recarsi qui domani mattina per ritirare i libri, e la scheda del suo corso"
Appoggiando le chiavi sul bancone.
"Grazie mille"
"Grazie a lei e buon soggiorno nella nostra struttura"

Mikasa così si incamminò verso la sua stanza, mentre camminava nei corridoi, scrutava attentamente l'ambiente intorno a lei, il parke scuro faceva un delizioso contrasto con le piante sparse qua e là per la struttura. Appena arrivata davanti alla sua porta, inserì la chiave nella toppa, e dopo un lungo respiro, entrò nella sua nuova casa. Era un'abitazione abbastanza grande, all'entrata si trovava un grande divano, con alle sue spalle il tavolo e la cucina, a fianco ad essa si trovava il corridoio, che si espandeva in tre stanze, due a destra ed una in fondo, nella prima si trovava il bagno, abbastanza moderno con tutto l'essenziale, nella seconda una camera vuota, ovvero la sua, e nella terza, la stanza del suo coinquilino. Ciò che subito colpì la ragazza era l'odore incessante di deodorante maschile, varie scarpe buttate in giro per la casa, i piatti sporchi nel lavandino, le mensole del bagno ricolme di profumi e schiume da barba, e la stanza infondo al corridoio, particolarmente in disordine. Così sistemò la sua valigia nella stanza vuota, e dato che non aveva niente da fare, riordinò tutta la casa ed iniziò a cucinare il pranzo. Era ansiosa per l'incontro con il nuovo coinquilino, si era preparata per bene, così da fare bella figura. Sentì la porta aprirsi, e una voce maschile chiedergli chi fosse.
"Scusa, tu chi sei?"
"Piacere, sono la nuova coinquilina"
"Mm capisco"
Si presentò davanti a lei un ragazzo, occhi verde intenso, i capelli castani raccolti in un codino sulla parte superiore della testa, spalle larghe, palestrato ma non troppo, un tipo giusto-, indossava una semplice t-shirt grigia, pantaloncini da palestra, lunghi fino al ginocchio, ed in spalla un grosso borsone mimetico. La guardava dall'alto in basso, con superiorità, squadrandola da testa a piedi, facendo poi un sorrisetto malizioso.
"Comunque piacere, Eren"
Allungò la mano verso Mikasa
"Oh, piacere mio, io sono Mikasa"
Continuò lei, afferrandogli la mano, aveva una presa salda, quasi protettiva.
"Mm bene, io vado in camera mia, tu non fare casini"
"Ti chiamo quando è pronto il pranzo"
"Fai quello che vuoi"
Dirigendosi verso il corridoio.
"Scorbutico"
Mugugnò a bassa voce per non farsi sentire

Quando la pasta fu pronta, Mikasa chiamò Eren, più volte, ma dato che non rispondeva, andò direttamente in camera sua. Appena entrò vide il ragazzo chinato sulla scrivania con le cuffiette, rimase qualche secondo sulla soglia della porta ad osservare le sue spalle ben delineate, finché non si avvicinò, gli posò una mano sulla spalla, lui si girò di scatto togliendosi una cuffia, così Mikasa lo invitò a venire a tavola e lui accettò. Iniziarono a scambiarsi qualche parola durante il pranzo, in cui parlarono un po' della loro vita.
Bhe allora Mikasa, parlami un po' di te, così per conoscerci meglio"
"Allora mi chiamo Mikasa Ackerman, ho 19 anni, vengo da Shiganshina, nata e cresciuta qui, e sono venuta al collage per entrare nel mondo della moda, ho un fratello di nome Levi, più grande di me, e niente vivo la vita come viene, e tu invece?"
"Bhe più o meno simile"
Ci fu un attimo di silenzio imbarazzante.
"Sei fidanzata?"
"Oddio- Bhe non mi sembrano cose da chiedere ma no"
"Mh strano"
"Perché scusa?"
"Bhe sei molto sexy"
Disse Eren alzandosi da tavola.
"Scusa?"
"Bhe è ciò che penso"
"Ma come ti permetti? Mi conosce da 30 minuti e già ti atteggi come se avessi chissà quale dominio su di me."
"Quindi tu sei una di quelle toste, perché non ho il dominio su di te?"
Mentre dal mobile prendeva uno stuzzica denti
"Bhe no"
"E potrei guadagnarlo?"
Disse posando le braccia sul tavolo mentre con la lingua giocava con lo stuzzicadenti bloccato dai denti.
"Ovvio che no"
Rispose sicura di se.
"Vedremo"
Andando in camera sua.

Mikasa rimasi scioccata seduta sul tavolo, tra tutto proprio lo stronzo sicuro di se doveva capitare a lei, sparecchio la tavola con furia, e dopo aver lavato i piatti, andò in camera sua a fare i compiti per rimettersi in pari col programma, ma non riusciva a smettere di pensare. Di pensare a lui.

𝐴𝑙𝑡𝑟𝑖 𝑠𝑒𝑡𝑡𝑒 𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑖... EREMIKA❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora