Capitolo 31 • Il Poker

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*I sei giorni successivi passarono come il battito d'ali di una farfalla che svolazzava dinanzi agli occhi stanchi di Mikasa che trovandosi nella sedia della veranda, con un cardigan che le avvolgeva il corpo, e sulle gambe la sua sciarpa, sorseggiava un razza di the nero bollente disposta sul tavolino alla sua sinistra. Le lacrime non cessavano di colare, ed i pochi e fugaci ricordi di quella sera non smettevano di martellarle il cervello, "come ho potuto baciare un altro ragazzo" si continuava a ripetere, ma spesso la nostra mente cerca di guarirsi in qualche modo, cerca riparo dal dolore senza mai pensare al futuro. Gli occhi ormai in fiamme, e le mani tremolanti che riuscivano a stenti a sorreggere la tazza, chiedevano pietà, chiedevano Eren.*

Kenny: Mikasa. *arrivò di sottecchi senza che Mikasa se ne accorgesse*
Mikasa: zio.
Kenny: cosa è successo? Sei strana dalla prima sera al bar, in tutti i 6 giorni successivi eri molto assente, ogni volta che ti chiedevo di uscire o di andare a visitare qualche posto rispondevi che sei stanca o che non ne hai voglia, stai tutto il tempo in camera tranne per pranzare, mi sto preoccupando Mikasa, non ti ho mai visto così, in tutta la mia vita. La sera del party ti ho vista correre via dal locale, eri disperata, ti ho vista inginocchiarti su un muro in lacrime, poi ti sei rialzata e sei salita sul primo taxi disponibile. Quella storia lunga, c'entra con un ragazzo?
Mikasa: si
Kenny: immaginavo, dai racconta.
Mikasa: l'ho conosciuto nel collage, lui è il mio compagno di stanza, all'inizio era molto duro, voleva sempre fare il cattivo ragazzo, sempre sensuale ed ammiccante, ed io l'ho etichettato come "donnaiolo da cui stare lontana", poi non so cosa è successo ma è iniziato a diventare dolce, e poi per un obbligo di "obbligo o verità" mi ha baciata, ed è stato magico, mi ha drogata con le sue labbra, così abbiamo iniziato a frequentarci, andava tutto benissimo, lui era sempre protettivo e dolce con me, così un giorno l'ho invitato a cena da mamma e papà, e c'era anche Levi, lui era strano per tutta la sera, cosi ha chiesto ad Eren-
Kenny: Si chiama Eren il ragazzo?
Mikasa: si, Eren Jaeger, comunque Eren e Levi sono andati nell'altra stanza e hanno iniziato a prendersi a botte, nessuno dei due mi voleva dare delle spiegazioni così ho lasciato Eren. Tempo dopo io sono tornata al collage, ed ero freddissima, così ho deciso di essere soltanto amici, ma una sera lui mi chiese se potevamo parlare, e mi disse che mi ama, e che vuole rendermi felice, e mi ha chiesto 7 giorni, per riacquistare fiducia e raccontarmi cosa è successo, il giorno dopo siamo partiti per Tokyo, è stata la settimana più bella della mia vita, così mi sono concessa a lui, senza un minimo rimorso. Quella settimana mi ha raccontato del suo passato, era migliore amico di Levi da bambino, ma quando sua madre morì per un tumore al seno, fu costretto a trasferirsi, e per non far star tanto male a Levi gli disse tante cose orribili così le lui lo odiasse, poi si è trasferito a Tokyo, ha passato un adolescenza orribile, sempre da solo, l'unica persona con cui parlava era lo psicologo, e il padre era diventato completamente assente, poi è tornato a Shiganshina per il collage ed ha incontrato me, sapeva che io sono la sorella di Levi, e alla cena Levi lo ha riconosciuto e si sono presi a pugni. Fatto sta io l'ho perdonato è appena tornati al collage abbiamo continuato la nostra relazione, fino a che mentre noi stavamo-
Kenny: si dillo tranquilla lo sai che non mi scandalizzo
Mikasa: mentre noi stavamo facendo le nostre cose, in cucina, è entrato Levi.
Kenny: cazzo
Mikasa: già, così Eren si è riallacciato i pantaloni ed ha iniziato a litigare con Levi, e lo ha preso a calci, alla fine ha preso la maglia e ne se andato, non lo vedo da quel giorno, io la mattina dopo sono partita ed eccomi qui.
Kenny: mm cazzo, e la sciarpa ?
Mikasa: era di sua madre, poi lui l'ha regalata a me. Chissà ora dov'è non so neanche se è vivo o no, che razza di fidanzata sono, Bhe in realtà ormai non sono più la sua fidanzata, sono stata io a lasciarlo.
Kenny: senti di meritarlo questo dolore?
Mikasa: si.
Kenny: immaginavo, sai conosco la sensazione,  è qualcosa che ogni anima deve provare e percepire almeno una volta nella vita, l'amore è come il poker, scommetti tutto ciò che hai su una persona senza sapere se ti ritornerà indietro, l'unica differenza è che l'amore è un arma talmente letale da poterti riportare tanta sofferenza, però sai spesso può tornare anche quella sensazione d'intensità e la voglia di voler sempre di più, tutti sentimenti contrastanti che si mescolano insieme per dare un senso alle nostre miserabili vite da mortali, l'amore è così, devi saper giocare. Tu hai solo cercato di nascondere la carta così da non vedere la scommessa che ti ha portato a questa perdita, a questa sofferenza.
Mikasa: ed ora, cosa faccio?
Kenny: devi capire se vale la pena portare avanti questa scommessa, se si, prendi le tue cose e torna da lui, sarà in pensiero anche lui, non vi vedete da una settimana ormai.
Mikasa: una settimana?
Kenny: si ormai è una settimana, avrai perso la condizione del tempo.
Mikasa: si. È ora di tornare a casa.

𝐴𝑙𝑡𝑟𝑖 𝑠𝑒𝑡𝑡𝑒 𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑖... EREMIKA❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora