Capitolo 33 • Dejavu

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Eren non c'era. Mikasa fece tutto il giro della casa, ed urlando il suo nome spalancò tutte le porte dell'appartamento, i tonfi spessi e secchi rimbombavano tra le pareti e dopo aver constatato che lui non era più lì, si accasciò a terra. Pianse come non aveva fatto mai, sentì una fitta nel petto che pian piano iniziò a bruciare, il rimpianto e il senso di colpa percorrevano le sue vene mescolandosi al sangue, incessanti ondate di preoccupazione si schiantavano sul suo cervello come se fosse uno scoglio, percepiva i pensieri rosicchiarle la mente e il freddo consumarle le sue ossa, le lacrime che si posavano sui suoi palmi, si prese la testa tra le braccia, ed urlò, urlò con ogni corda vocale che si tendeva nella sua gola, con ogni pezzo del suo cuore frantumato che teneva nel petto. La voce ormai rauca e stanca, pronunciava ininterrottamente parole cantilenate e soffocate dall'amaro senso di nostalgia, ogni respiro che attraversava la sua gola fino ad arrivare al polmoni, sentiva di non meritarselo, sentiva di essere un ipocrita egoista, si martellava il cervello di insulti.

Fino a che "Mikasa" la sua voce, Mikasa si alzò lentamente, sentì le mani tremare, il corpo ancheggiava e barcollava e alla fine si voltò.

E lo vide, come la prima volta, vide il suo viso, stanco, pallido ed asciutto, gli occhi rossi e le labbra arrotondate, i capelli sciolti che gli giacevano sul volto e la lieve barbetta, le nocche bendate e i lacci delle converse non allacci e trasandati, addosso portava una felpa grigia sgualcita, una maglia bianca in cotone intrisa del suo odore, e dei pantaloncini corti da casa, tra le mani teneva i sacchetti della spesa, che caddero a terra appena Mikasa si diresse verso di lui.  Si strinsero l'uno contro l'altro, Mikasa affondò il viso nel suo petto, e finalmente si sentì a casa. Le loro labbra si ricongiunsero una volta per tutte, bisognose e desiderose, mescolarono quei miseri pezzi di carne intrisi del dolore e dello strazio provato in quella lunga settimana, percepivano le loro lingue toccarsi, e la saliva unirsi alla passione. Lui posò le mani sul viso di lei, si distanziò leggermente dalle sue labbra e con la voce rauca e spezzata parlò.

Eren: dove eri finita?
Mikasa: sono andata da mio zio.
Eren: perché sei tornata?
Mikasa: perché ho bisogno di te.
Eren: ti amo.
Mikasa: anche io.

Eren: dobbiamo parlare.
*a quel punto si strinsero l'uno all'altro, incastrando i loro corpi come dei puzzle, sarebbero rimasti così a vita ma dovevano affrontare tanti argomenti, così si sedettero sul divano e iniziarono a discutere della situazione*
Mikasa: prima di tutto, dove sei stato per tutta questa settimana?
Eren: qui.
Mikasa: cioè?
Eren: sono tornato la sera dopo la litigata, e tu non c'eri, così sono rimasto a casa tutta la settimana, sono uscito prima per andare a prendere qualcosa da mangiare, ho saltato le lezioni e l'allenamento.
Mikasa:...
Eren: perché te ne sei andata?
Mikasa: avevo bisogno di riflettere.
Eren: e tu? Tu cosa hai fatto?
Mikasa: sono stata a Kyoto da mio zio, sentì ti devi dire una cosa?
Eren: non bella vero?
Mikasa: già, ho baciato- ho baciato un ragazzo.
Eren:... *cambio umore in un secondo, ed il viso da emozionato divenne freddo e corrucciato,  dai suoi occhi si riusciva ad intravedere la delusione, il fastidio che usciva dai suoi pori, chiuse gli occhi e fece un respiro.
Eren: perché?
Mikasa: cosa perché.
Eren: ti ho chiesto perché lo hai baciato.
Mikasa: ero appena arrivata, e zio mi ha portata al suo bar perché c'era una festa, per distrarmi, ed ero completamente ubriaca, poi ho- ho sentito qualcuno toccarmi-
Eren: non c'è bisogno che racconti i dettagli.
Mikasa: e mi ha baciata, credevo fossi tu... però ho capito che non eri tu senza neanche guardarlo in faccia... Sei arrabbiato?
Eren: si, si Mikasa sono molto arrabbiato, mi cacci di casa e poi scompari per una settimana
*Si alzò dal divano e si mise davanti a Mikasa, la voce aumentava di volume e i suoi occhi sempre più spenti
Eren: appena torni, mi dici che hai baciato un altro ad hai pure il coraggio di chiedermi se sono arrabbiato. *Pronunciò questa frase con tutta la voce che possedeva ed alla fine scagliò un pugno sul muro più vicino, si coprì il viso con la mano insanguinata e si avvicinò a Mikasa*
Eren: non mi puoi farmi stare così tanto male.
*disse con la voce spezzata dalle lacrime, poggiato sulle ginocchia davanti a Mikasa, per poi raccogliersi con le mani sul viso*
Mikasa: perché prima mi hai baciata?
Eren: come? *alzò la testa verso la ragazza
Mikasa: perché prima mi hai baciata?
Eren: perché ti amo, perché non c'è la faccio più a starti lontano, non ti vedevo da una settimana, una settimana capisci? Una settimana senza vederti, senza sapere dove fossi, senza sapere se stessi bene, una settimana senza la tua voce, senza i tuoi occhi, una settimana senza il tuo corpo, senza le tue labbra, una settimana senza di te.
*disse tutto d'un fiato, mentre le lacrime gli rigavano il viso, Mikasa lo guardò come se quel momento lo avessero già vissuto, come un dejavú*
Mikasa: tu mi ami. *ripetè come incantata*
Eren: si. Tanto.

𝐴𝑙𝑡𝑟𝑖 𝑠𝑒𝑡𝑡𝑒 𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑖... EREMIKA❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora