Capitolo 13 • Il mio passato

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Mikasa: ma sei una calamita di gatti
Eren: perché ?
Mikasa: ne hai due in braccio, uno sulla spalla, tre sulle gambe e uno che si struscia e ti fa le fuse sul petto, vorrei essere quel gatto sinceramente
Eren: ma tu lo sei già
Mikasa: miao *avvicinando le sue labbra a quelle di Eren e dopo aver pronunciato quella parola annullo la distanza*
Eren: ehy non qui
Mikasa: uffa
Eren: brava
Mikasa: andiamo a fare un giro in centro?
Eren: ora?
Mikasa: yes
Eren: va bene però già che siamo lì devo allontanarmi per prendere una cosa
Mikasa: mm ok dai andiamo
Eren: em ho un piccolo problema
Mikasa: quale oh i gatti
Eren: già
Mikasa: già piano piano
Eren: ci provo

*Eren dopo essersi liberato dai gatti, andó insieme a Mikasa  in un negozio per aiutarla a fare shopping*
Mikasa: dai questo è carino
Eren: no
Mikasa: perché?
Eren: è troppo scollato
Mikasa: e questo?
Eren: troppo corto
Mikasa: dai questo?
Eren: mm
Mikasa: tiii preeeego
Eren: ma solo da provare se ti sta troppo corto no
Mikasa: yeeee
*Mikasa andó in camerino a mettersi il vestito nel mentre Eren aspettò con ansia l'arrivo della ragazza*
Mikasa: eccomi
Eren: oddio
Mikasa: mi sta male vero?
*il vestito era tutto nero aveva una sorta di corsetto alla vita e a forma di cuore sul petto e poi cadeva per tutta la lunghezza delle gambe a tendina con uno spacco molto imponente che partiva dalla coscia*
Eren: no
Mikasa: mi sta bene?
Eren: no
Mikasa: come no
Eren: si?
Mikasa: ma stai bene?
Eren: non credo
Mikasa: oya che c'hai? Sei incantato? *passandogli una mano sullo sguardo*
Eren: si ci sono cosa c'è
Mikasa: tu stai impazzendo
Eren: no è che...
Mikasa: ?
Eren: ti trovo molto carina con questo vestito e stavo pensando delle cose *disse arrossendo e abbassando la testa mettendosi la mano sugli occhi*
Mikasa: ma Eren
Eren: mm?
Mikasa: ti vergogni ancora?
Eren: un po'
*Mikasa sollevò con le mani il viso di Eren e si sedette in braccio a lui poggiando la fronte sul suo collo*
Eren: Mikasa? Che fai?
Mikasa: mi siedo
Eren: in braccio a me?
Mikasa: si
Eren: non che non mi piaccia ma così stropicci il vestito
Mikasa: tanto compro questo, vista la tua reazione
Eren: ma, sono così importante?
Mikasa: a volte non credo esistano parole per farti capire quanto tu sia importante per me ma cercherò di dimostrartelo in ogni mio gesto
Eren: non c'è bisogno che mi dimostri niente, io ti amerò anche quando tu non mi vorrai *disse prendendo la mano Mikasa nelle sue*
Mikasa: a volte credo che un "ti amo" non basti ma-
Eren: no basta e avanza, scommetto che le piaceresti da impazzire
Mikasa: a chi?
Eren: cambiati io vado a pagare andiamo in un posto
Mikasa: oh ok

*Cosi i due uscirono dal negozio e si diressero in una meta a Mikasa sconosciuta*
Mikasa: Eren ma dove siamo?
Eren: tu seguimi e non fare domande
Mikasa: uff ok
Eren: eccoci
Mikasa: ma è un albero
Eren: volevo venire qui, con te, per passare un po' di tempo insieme e per parlare un po' del mio passato
Mikasa: ereh...sono contenta che tu ti sia deciso ad aprirti con me *arrotolando le sue braccia al petto di Eren e affondando la faccia nella sua maglia per inalare il suo odore*
Eren: dai vieni *disse sedendosi ai piedi dell'albero*
Mikasa: da cosa vuoi incominciare?
Eren: dalla sciarpa
Mikasa: okay *posando la testa sul suo petto*
Eren: hai presente che ti stavo parlando di una donna che mi ha regalato questa sciarpa?
Mikasa: sì certo
Eren: lei era mia madre, guarda
*Eren tirò fuori dalla tasta una foto che ritraeva un bambino imbraccio a una donna*
Mikasa: sei tu? *indicando il bambino*
Eren: e già
Mikasa: oddio ma come eri carino, e poi tua madre è una bellezza unica
Eren: era...
Mikasa: tesoro, guardami *prendendo tra le mani il suo viso*
Eren: mm *asciugando una lacrimuccia prima che cada*
Mikasa: solo se vuoi raccontarmelo, io ti ascolto

Eren: avevo 12 anni, abitavo a shiganshina, a scuola avevo tanti amici tra cui un ragazzo dagli occhi blu scuro con i capelli neri, aveva due anni in più di me ma uscivamo insieme dopo la scuola, eravamo migliori amici, ero andato a casa sua una volta, in una di queste avevo incontrato una bambina non so cosa sia stato ma mi aveva fatto uno strano effetto, così strano che non ho mai smesso di pensarla, fatto sta che io e lui eravamo inseparabili, almeno credevo che fosse così, ma un giorno arrivò mio padre per prendermi prima da scuola, mi disse che la mamma stava molto male e che dovevo andare a "salutarla", lei era malata, aveva un tumore al seno, così andai in ospedale le tenevo forte la mano, mi disse con i suoi ultimi respiri "ricordati che sei speciale" mentre venivo trascinato fuori dalla stanza da una infermiera, li capii che quello era un addio, appena un suono assordante e fermo uscì dalla macchina per controllare il battito cardiaco vidi mio padre spalancare gli occhi e cambiare in un nano secondo, io stavo distrutto fuori ripensando a quel rumore, quando mio padre uscì dalla stanza anche lui a pezzi mi mise una mano sulla spalla e mi disse "da ora in poi sei un uomo" e poi aggiunge di fare le valigie che ci trasferiamo a Tokyo, il giorno dopo mi preparai e andai dal mio migliore amico, non volevo dirgli ciò che era successo, non volevo vederlo stare in pensiero per me, così gli dissi un sacco di cose orribili così che mi potesse odiare e dimenticarmi, gli ho fatto una promessa che non ho mantenuto, avevo promesso che sarei scomparso dalla sua vita, così ci siamo trasferiti ed io sono cambiato molto, avevo iniziato ad andare dallo psicologo ma non è servito a molto l'unico modo in cui sono riuscito a "rimarginare" le ferite è stato il tempo, a scuola ero sempre da solo, anni dopo mi sono ritrasferito a shiganshina per iniziare il collage, con l'obiettivo di tornare quel ragazzo giocoso che ero un tempo nascondendo il mio passato, non mi ricordavo molto di quella città, oltre all'ospedale, a quella che era casa mia, il mio migliore e la sua sorellina, appena sei arrivata al collage ti ho riconosciuta subito, come dimenticarti, il cuore a ricominciato a battere come la prima volta che ti avevo vista, ma non pensavo che mi avresti potuto mai amarmi così iniziai a fare lo stronzo, poi le cose sono cambiate e il giorno in cui ho incontrato la tua famiglia credevo che Levi si fosse completamente dimenticato di me e invece no, non volevo dirgli chi ero, sapevo che lui mi odiava e non volevo che questo creasse problemi tra di noi ma ho perso la pazienza quando mi ha sferrato il primo pugno, dicendo tutto il male che gli avevo fatto, credimi ne ero ben consapevole, da quel momento cercai di riconquistarti anche se ciò mi sarebbe costato la vita, per fortuna tu mi hai concesso una seconda possibilità, ma quando mi hai detto le stesse parole che disse mia madre quel giorno, ignara del mio passato, capii che tu sei la donna della mia vita cazzo, come se tu potessi leggermi come un libro aperto senza fare nulla, così decisi di regalarti la sciarpa, come se così mia madre ti potesse conoscere, come se potesse conoscere colei che amerò per sempre.

Mikasa: Eren, quindi sei tu quel bambino, quindi è per questo che Levi ti odia, ora capisco, Eren
Eren: si?
Mikasa: scommetto che tua madre sarebbe orgogliosa dell'uomo che sei diventato *disse accarezzandogli leggermente la nuca*
Mikasa: non posso credere che hai passato tutto questo, ma soprattutto non posso credere alle parole che hai usato per descrivermi, Eren, nessuno mi aveva mai aperto il suo cuore così, grazie per esserti aperto con me io- io ti amerò per sempre *la distanza tra di loro si annullò e le loro labbra bagnate dalle lacrime di toccarono, il pomeriggio passo veloce dopo aver pranzato sotto quell'albero rimasero per metà pomeriggio a coccolarsi in quel prato fiorito il calore dei loro corpi aumentava sempre di più e tra tutto quel romanticismo si fece ora di andare*

𝐴𝑙𝑡𝑟𝑖 𝑠𝑒𝑡𝑡𝑒 𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑖... EREMIKA❤️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora