VIII

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Dopo che i quattro lasciarono la nostra abitazione, ovviamente mia madre si diresse verso di me, fissandomi e aspettando di iniziare la lunga predica che voleva farmi.

"Cosa c'è?"

"Cosa c'è?? Stai scherzando spero! Tu non avrai nulla a che fare con quel ragazzo, intesi?"

"Quel ragazzo si chiama Jungkook, e non sei tu a decidere con chi io devo avere a che fare, ho diciotto anni, sono adulta e vaccinata! E non lo conosci neanche!"

"Adulta e vaccinata? Tu finché stai sotto il mio stesso tetto non sei ne adulta ne vaccinata hai capito? Se ti dico che quel ragazzo non puoi frequentarlo, allora non lo puoi fare, chi se ne importa se non lo conosco"

"Te lo scordi mamma, io diventerò amica di Jungkook, che ti piaccia o meno"

"E glielo hai detto?"

Mi soffermai su quella domanda, rimanendo a fissarla.
Sapevo benissimo a cosa si riferiva, sapevo benissimo che avrebbe nuovamente puntato sulla Angi, e sapevo benissimo che la sua tattica avrebbe funzionato, perché ogni volta che la nominava, mi faceva sentire terribilmente in colpa con me stessa per essere malata e per essere un peso per la mia famiglia.

"Immagino di no, perché scommetto che se gli dici che stai morendo lui non si avvicinerebbe nemmeno a te, e se lo facesse sarebbe per pietà!"

Mi si spezzò il cuore a quella frase.
Ero ferma immobile, congelata sul posto, come se le parole mi si fossero bloccate tutte nel petto.
Non sentivo nemmeno il battito cardiaco talmente ero sconvolta da quello che mia madre mi aveva appena detto.

Mio padre ovviamente se ne accorse e venne subito verso di noi.

"Non intendeva questo, voleva dire-"

"Lei intendeva esattamente questo, ho capito"

Mi girai e salii nella mia stanza, chiudendomi la porta a chiave alle spalle e rimanendo ferma con le spalle al muro a fissare il vuoto.
Sinceramente volevo piangere, ma lo shock aveva bloccato le mie lacrime, trattenendole così come stavo trattenendo tutta la rabbia e la frustrazione che stavo provando in quel momento.
Mio padre provò a bussare alla mia porta un paio di volte, ma lo ignorai, facendo si che mi lasciasse in pace.

Io invece non facevo altro che pensare al fatto che avrei voluto semplicemente porre fine a tutto ciò, che ero stanca di vivere come un peso, che avrei voluto vivere una vita normale e che avrei voluto essere una persona qualunque che frequentava posti con quegli amici che avevo sempre desiderato avere.
Ed invece ero sempre stata sola, sotto il controllo di quella donna che non faceva altro che rinfacciarmi che potrei morire e che sarei dovuta essere la figlia perfetta nonostante avessi la Angi.

La mia mente era annebbiata, non riuscivo a pensare a niente. Le parole di mia madre continuavano a girarmi in testa come se me le stesse ripetendo costantemente.

Stai morendo
Si avvicinerebbe a te solo per pietà

Frasi fisse nella mia testa che mi impedivano di pensare lucidamente.

Mi girai verso la finestra, la aprii e mi arrampicai lungo la siepe, scendendo silenziosamente e sgattaiolando fuori da essa.
Iniziai a camminare nella notte senza sosta, fermandomi di tanto in tanto per tossire e per respirare, il tutto sempre senza piangere. Ero semplicemente fissa nel vuoto mentre camminavo senza meta nel buio.
Quel buio e quel gelo che provavo in quel momento dentro di me.

Non appena arrivai di fronte ad un lago, capii di essere arrivata, che quello era il mio posto e che forse un modo per porre fine a tutta quella sofferenza effettivamente c'era.
Forse era un pensiero egoista da parte mia, forse la mia mente era momentaneamente annebbiata in quel momento, ma l'unica cosa a cui pensavo era il fatto che volevo continuare a camminare fino ad annegare in quelle acque gelide che avevo davanti.
Camminai.
Continuai a camminare.
Passo dopo passo.
Il mio corpo iniziò a sommergersi lentamente, prima fino alle caviglie, poi fino alle ginocchia e infine fino al petto.
L'acqua era gelida e stava facendo tremare tutto il mio corpo coperto da quel semplice vestito bianco, ma non mi importava.
Volevo solo che quel profondo lago inghiottisse tutta la mia figura, fino a non sentire più nessun rumore.
Solo il silenzio della notte.

Solo quando feci un altro passo, pronta ad annegare completamente, mi sentii due braccia che mi cingevano la vita e che mi stavano trascinando fuori dall'acqua.

Non appena mi ritrovai in piedi fuori dall'acqua e completamente fradicia, mi girai verso la figura che mi aveva appena afferrata e mi ritrovai davanti l'ultima persona che avrei mai pensato di vedere.

"Sei per caso impazzita?"

Alzai lo sguardo inespressivo e lo guardai.

"Jung...kook?"

La mia voce tremolante a causa del freddo uscì' a malapena, come se fosse un sussurro.

"Cosa stai facendo qui? Cosa avevi intenzione di fare soprattutto?"

Jungkook si tolse la giacca di pelle nera che indossava e me la avvolse attorno alle spalle, facendomela poi indossare.

"Nien...te"

"Come niente? I tuoi genitori sanno che sei qui? Ti porto a casa"

Crollai sulle ginocchia, cadendo a terra e continuando a guardare i palmi delle mie mani, staccandomi le pellicine sulle dita.

Jungkook si abbassò a sua volta e mi appoggiò una mano sulla spalla.

"Non so cosa sia successo in questi minuti da quando ce ne siamo andati, ma quello che stavi per fare non è la soluzione giusta, ora andiamo, ti riporto a casa"

Scossi la testa.

"Non...voglio tornare... a casa"

"Sei bagnata fradicia, sei molto pallida, se non torni a casa ora finisci per ammalarti"

Alzai lo sguardo verso di lui.

"Non avevi questa giacca prima..."

Lui sorrise.

"Dai vieni"

Mi prese per il braccio e mi fece alzare.

"Posso stare da te questa notte? So che... ci conosciamo solo da oggi ma, potresti ospitarmi?"

"Aspetta un attimo, faccio un paio di chiamate"

La prima chiamata che fece dopo aver afferrato il cellulare sembrava essere con un suo amico.

"V... sono io, senti ho avuto un contrattempo, stasera passo, devo stare a casa, ci becchiamo domani sera"

Dopo aver fatto la chiamata con questo V, contattò il padre.

"Pa, posso chiederti un favore? Potresti chiamare il signor Lee e dirgli che stasera la figlia sta da noi? No, no, ti spiego tutto dopo, va tutto bene, ma sarebbe perfetto se lo chiamassi e gli dicessi che sta bene e che stanotte la ospitiamo noi, si okay, grazie"

Poi mise il cellulare nella tasca dei pantaloni e mi prese per mano, portandomi verso quella che era la sua macchina.

"Hai una macchina?"

Lui sorrise.

"Certo, ritieniti fortunata che ti faccio salire in questo stato sulla mia Britney"

"Britney? E perché hai rubato una moto allora?"

"Perché mi andava, e in quel momento non avevo la mia macchina"

Annuii e salii in macchina con lui, aspettando di recarmi verso quella che era la casa di Jungkook e la sua famiglia.



Avvertimento: ogni avvenimento, personaggio e situazione sono puramente immaginari e frutto della mia fantasia. Non dimenticate mai che tutto ciò è finzione e di non fare mai cose avventate senza pensarci due volte.
Se avete bisogno di aiuto, parlarne è sempre la soluzione migliore.

Your Eyes Tell (Jeon Jungkook)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora