II

726 67 7
                                    

"È il mio posto questo, spostati mocciosa"

Non appena sentii quella voce sconosciuta mi alzai subito da quella panchina e mi girai all'istante per scusarmi di aver occupato un posto che non era il mio.

"Mi scusi"

Alzai lo sguardo e mi trovai di fronte un ragazzo abbastanza giovane, probabilmente un mio coetaneo, se non qualche anno più grande di me.

"Smamma, questo posto è occupato"

Inarcai le sopracciglia nel vedere quanto fosse maleducato e quanto un realtà avesse torto considerando che la panchina era in un parco pubblico, aperto a tutti.

"Non credo ci sia scritto sopra il tuo nome sinceramente"

Lui si sedette sulla panchina, tirò fuori un coltellino dalla tasca e iniziò a incidere qualcosa sullo schienale della postazione su cui era seduto.
Dopo aver finito mi guardò e tirò su il sopracciglio, mettendo in evidenza un piercing che nemmeno avevo notato, probabilmente perché era coperto dal ciuffo nero che gli cadeva sulla fronte.

"Ora sì"

Guardai la panchina e lessi il nome inciso sopra.
Jungkook.

Senza neanche rispondere, mi girai e andai a sedermi su un'altra panchina, lontano da quel tizio sospetto, che inoltre era pure maleducato.

Presi il cellulare in mano e ovviamente notai le continue chiamate da parte di mia madre.
Sbuffai.

"Non rispondi?"

Alzai lo sguardo e mi ritrovai nuovamente di fronte lo stesso ragazzo della panchina.

"Scusami?"

"Ho detto... non rispondi?"

Lo guardai male ed evitai di rispondere.
Era uno sconosciuto, sicuramente se non lo avessi considerato, se ne sarebbe andato.
Ma mi sbagliavo, perché, non appena lo ignorai, si sedette accanto a me, rimanendo a fissarmi.

"Scusa ma vorrei stare da sola se non ti dispiace"

Lui sorrise.
Molto carino pensai.

"Se vuoi stare sola vuol dire che qualcosa ti turba, quindi sicuramente qualcuno che ti faccia distrarre da questo qualcosa non sarebbe male non credi?"

Rimasi a guardarlo mentre parlava.
Era stranamente ipnotico il suo tono di voce.
Il suo viso era molto carino, anche se in netto contrasto con il suo corpo, considerando l'evidente enorme tatuaggio sul braccio destro messo in mostra dalla sua maglietta a mezze maniche nera.
Inoltre il suo profumo era un misto tra vaniglia e tabacco, un'unione stranamente buona da sentire.

"Quindi? Ti va di divertirti un po'? Mi sembri proprio una che ne ha bisogno"

Era la prima volta forse che sentivo il termine "divertimento" da quando la Angi era entrata a far parte della mia vita, e forse per una volta, una sola, non dovevo per forza dire che ero malata.
Forse, anche solo per un giorno, potevo vivere come una persona normale, comune.

Guardai il cellulare, aprii i messaggi con mia madre e digitai le seguenti parole:

Sto bene, smetti di chiamarmi, farò tardi, ma sto bene, ho solo bisogno di stare un po' da sola, ma sono viva, voglio solo prendere un po' d'aria per conto mio

Dopo aver mandato quel messaggio, spensi il cellulare e lo misi nella tasca della felpa che avevo messo quella mattina.

"Sono Somin"

Il ragazzo mi guardò e annuì.

"Io Jungkook"

Ci alzammo dalla panchina e ci guardammo, in attesa che uno dei due dicesse qualcosa.

"Vivi qui da queste parti?"

Annuii.

"Non ti ho mai visto in giro"

"Non esco spesso"

"Quindi non ti sei mai divertita per davvero?"

"Non saprei come farlo di preciso"

Lui si avvicinò a me e mi spostò un ciuffo di capelli che era uscito dal cappuccio della felpa che avevo messo in testa.

"Non sai cosa ti sei persa allora"

Mi prese per mano e iniziò a correre, trascinandomi via con se, ma ovviamente dopo circa cinque minuti di corsa, dovetti staccarmi dalla sua presa e fermarmi a respirare.
Come sempre tossii insistentemente in attesa di riprendere fiato, respirando lentamente e piegandomi, appoggiandomi con le mani alle ginocchia.

"Ehi tutto okay?"

Senza guardarlo annuii, mentre continuavo a respirare lentamente, stabilizzando così il battito cardiaco che ogni volta accelerava.

"Sicura? Mi sembri un po' pallida ora che ti guardo bene"

Mi tirai su e lo guardai sorridendo.

"Sto bene, possiamo andare ora"

Lui non fece ulteriori domande, semplicemente mi camminò accanto in silenzio.

"Dove stiamo andando?"

Lui si fermò, ma non rispose.
Poi si guardò in giro e si avvicinò ad una moto parcheggiata accanto a noi.

"Guidi la moto quindi?"

Nuovamente non mi rispose.
Mise le mani in tasca e tirò fuori il coltellino facendo un qualcosa che non avevo ben capito con i cavi della moto.

"Scusa ma la stai rubando per caso?"

Lui mi guardò e mi fece l'occhiolino.

"Sei impazzito per caso?"

Mi girai e me ne andai velocemente, ma lui mi raggiunse con la moto e mi guidò accanto.

"Forza, sali!"

Cercai di ignorarlo, ma il ragazzo insistente continuò a urlare di salire attraverso il casco, attirando la mia attenzione.

"Lasciami in pace!"

"E dai, su! Lasciati andare! Salta su!"

Lo guardai accostare mentre mi allungava il casco, facendomi di nuovo segno di salire sulla moto.

"Potrebbero arrestarti"

Lui sorrise.

"Potrebbero, sì"

Sbuffai e afferrai quel casco senza pensarci due volte.
Lo misi in testa e salii sulla moto.

"Tieniti forte"

Cercai di tenermi alla moto, ma lui prese le mie braccia e me le fece mettere attorno alla sua vita, cingendogli così i fianchi e facendo aderire il mio corpo alla sua schiena.

Era una strana sensazione.
Il vento in faccia, la velocità della moto, le risate di un ragazzo sconosciuto incontrato una decina di minuti prima.
Era tutto strano.
Eppure mi sentivo così libera, e, nonostante la pazzia del momento, incredibilmente normale.

Your Eyes Tell (Jeon Jungkook)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora