Dopo aver finito gli esercizi con Rosy, e dopo aver pranzato, finalmente andai nella mia stanza per cambiarmi, considerando che Jungkook sarebbe passato a prendermi tra meno di un'ora. In realtà non è che avessi chissà quale voglia di sistemarmi poi così tanto, quindi semplicemente indossai una semplice magliettina bianca con i bottoni davanti e un paio di pantaloni della tuta grigi, comodi e pratici per ogni occasione. Non sapevo ancora dove saremmo andati e sicuramente come abbigliamento era adatto ad ogni situazione.
Dopo essermi vestita, lasciai sciolti i capelli e diedi un leggero colorito alle labbra, visto che sembravo cadaverica come sempre.
Finii di sistemarmi e giusto in tempo, ricevetti un messaggio proprio da Jungkook, dicendomi che era qui fuori dalla porta di casa mia.
Uscii quindi dalla mia stanza e andai a salutare i miei genitori.
"Io vado"
"Somin, mi raccomando, non devo ricordarti che devi stare attenta vero?"
"Sì mamma, non devi, vi saluto, buon lavoro papà, non farò tardi, a dopo"
Dopo averli salutati, uscii dalla porta di casa e mi trovai di fronte Jungkook, che stava seduto in sella ad una moto, diversa da quella dell'ultima volta, considerando che l'aveva rubata effettivamente.
"E la tua auto?"
Lui mi sorrise, allungandomi un secondo casco che mi fece indossare, mettendosi poi a sua volta il suo.
"Niente auto oggi"
"Hai rubato anche questa?"
Vidi i suoi occhi sorridenti attraverso il casco che copriva il suo viso.
"Sali"
Salii in sella ed esitai momentaneamente prima di aggrapparmi ai suoi fianchi, così da non volare per terra non appena avesse messo in moto.
"Reggiti forte"
Abbracciai quindi senza timore la vita di Jungkook e partimmo verso una meta sconosciuta. L'aria entrava attraverso il casco e, come la prima volta che salii in moto con Jungkook, anche stavolta mi sentii completamente libera, come se non ci fosse nessun peso che mi schiacciasse e nessuna ansia di potermi sentire male da un momento all'altro.
Adoravo quella sensazione e dovevo ringraziare solo il ragazzo che avevo davanti per questo dono che mi aveva fatto.
Era questo quello che si provava ad avere una persona che ti faceva sentire normale in mezzo a tutta questa anormalità?
Perché se era questa la sensazione, allora volevo rimanerci bloccata per sempre e non uscirne più.Dopo circa quindici, venti minuti, Jungkook accostò con la moto, facendomi capire quindi che eravamo arrivati.
Tolsi il casco e lui fece lo stesso, mentre i suoi occhi mi guardavano senza dire nulla. Allungò poi la sua mano e mi spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, sorridendomi e rimanendo in silenzio.
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Your Eyes Tell (Jeon Jungkook)
FanfictionA Somin, all'età di tredici anni, venne diagnosticata la "Angina Pectoris", una malattia cardiaca che comporta un dolore che si manifesta al petto e nelle zone circostanti, come le braccia, il collo e la schiena, in seguito a una mancanza di ossigen...