Close to me

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Mi ero occupata personalmente dell’assegnazione delle stanze. Al Pilot avevamo tre matrimoniali: in una avevo messo Harry e Niall, in un’altra Zayn e Liam e in quella adiacente al mio alloggio aveva sistemato Tommo. Mi ero alzata prestissimo per pulirla a fondo, avevo spolverato ogni angolo, fatto brillare i vetri affinché entrasse più luce possibile, tirato a lucido il bagno annesso. Avevo scelto le lenzuola più belle e gli asciugamani più morbidi, messo dei fiori colorati in un vaso e spruzzato un po’ del mio profumo qua e là. Poi ero scesa in cucina ad aiutare mia zia, che si occupava dei pasti, a stilare la lista della spesa insistendo affinché non mancassero diverse varietà di cereali per la colazione di Louis che li adorava. Mia zia brontolò che la stavamo mandando al manicomio con le nostre richieste, Léonie le aveva addirittura chiesto di non mettere nel menù niente che prevedesse l’uso di cucchiai poiché Liam ne aveva la fobia.
Non appena fu uscita a fare la spesa, mia cugina ed io ci rinchiudemmo in bagno a farci belle. Lasciai che mi lisciasse i capelli e osai persino un filo di trucco che mi costò ore ed ore di prove davanti allo specchio, dal momento che non lo facevo mai.
-Come sei bella mammina, sembri una principessa!- mi disse Luc estasiato non appena mi vide.
-Quella gonna, non è un po’ troppo corta?- osservò invece, mio fratello Benoit, disapprovando il fatto che avessi arrotolato in vita la divisa per accorciarla e mostrare un po’ più le gambe.
-Non fatevi venire in mente di sedurre quei ragazzi, sono clienti come gli altri- ci avvertì con severità mio zio, senza però riuscire a gelare l’entusiasmo che quell’evento suscitava in me e in mia cugina.
Trascorremmo il resto del pomeriggio senza combinare nulla di concreto, poi finalmente, la monovolume che trasportava gli One Direction si fermò nel cortile.
Louis fu il primo ad entrare nel nostro piccolo hotel: teneva la sacca con la sua roba a tracolla e si guardava intorno con aria curiosa e, stando così, col naso per aria, rischiò di inciampare in un camioncino abbandonato in un angolo. Lo raccolse e lo porse sorridendo al bambino biondo che gli si fece incontro.
La disattenzione di Luc aveva quasi rischiato di ucciderlo o per lo meno di fargli rompere una gamba, mi sentii a disagio per quel piccolo incidente, non mi sarei mai sognata che le prime parole che avrei rivolto a Louis potessero essere delle scuse.
-Perdonami, gli dico sempre di non lasciare giocattoli nelle sale comuni, ma è talmente disordinato!
-Non fa niente, è solo un bambino! Fortunatamente non sono sbadato come Harry, lui ci sarebbe inciampato e sarebbe finito lungo disteso sul pavimento. È un vero imbranato: sai che una volta è rimasto con la mano incastrata nella scatola dei fazzoletti? - poi si rivolse a Luc e con aria complice, gli disse- ti rivelo un segreto: anche io sono molto disordinato.
Lui lo fissò incredulo sgranando gli occhi azzurri e poi esclamò:
-Tu sei quello del poster!
Louis rise, mentre le mie guance andavano in fiamme, probabilmente trovò divertente la mia espressione imbarazzata perché continuò a parlare con Luc continuando ad osservarmi di sottecchi.
-Davvero tua sorella ha un mio poster in camera?
-Lei è la mia mamma!
Alla parola “mamma” vidi scemare negli occhi di Louis ogni possibile interesse, il suo sguardo all’improvviso mi trapassò come se fossi stata invisibile, si alzò, salutò Luc con un buffetto e raggiunse gli altri.
Quell’episodio mi mise di pessimo umore, risvegliò in me quel cattivo desiderio di sedurre qualcuno solo per il gusto di farlo, una voglia che mi veniva ogniqualvolta mi sentivo frustrata, quando volevo provare a me stessa di essere ancora una ragazza in grado di fare conquiste. Lasciai che fosse Léonie ad occuparsi degli ospiti e cenai con Luc al bancone del pub.
-Non vai dal tuo amore?- mi chiese mio fratello beccandosi una rispostaccia. Jean sbirciò in sala da pranzo attraverso la porta del pub- Sono carini dal vivo, è la volta buona che ti trovi un fidanzato, quello biondo potresti benissimo spacciarlo per il padre di Luc.
Lo ignorai e continuai a mangiare in silenzio pensando a quanto fossero belli gli occhi di Louis, finché la vocina di mio figlio interruppe le mie riflessioni.
-Ho mangiato tutti gli orribili tondini, posso avere il cheesecake?
Sorrisi vedendo il suo piatto senza neanche più un pisellino e andai nella sala da pranzo dove i ragazzi stavano cenando, Niall aveva già finito, si era appena alzato e si stava dirigendo verso il carrello dei dolci per fare il bis: c’era rimasta un’ultima fetta di cheesecake, gliela sfilai quasi dal piatto.
-Ehi!- protestò lui, piegando all’inverosimile gli angoli della bocca verso il basso fino quasi a formare una U rovesciata- lo volevo io!
Aveva la stessa espressione di mio figlio quando cercava di intenerirmi, ma  non mi lasciai corrompere: non ero intenzionata a far rimanere il mio bambino senza dessert per colpa di uno stupido ragazzo viziato, lo ignorai e mi allontanai.
-Che ragazza odiosa- commentò Niall tornando a tavola.
-In genere quando sono così acide hanno bisogno di una sola cosa- rise Harry.
-Scommetto che ti offriresti volontario! Non ha un corpo da modella, ma non sembra messa male e ha un viso interessante- disse Zayn.
-Ha uno sguardo di ghiaccio, sono certo che sia frigida- continuò Niall.
-Saprei io come scioglierla- ridacchiò Zayn
-Non dirmi che ci stai facendo un pensierino?- esclamò scandalizzato Liam- ha un bambino! Siete disgustosi!
Louis stava stranamente in silenzio, rigirava i piselli nel piatto senza mangiarli e di tanto in tanto lanciava occhiate distratte verso la porta in cui era sparita Elise pensando che la bellezza non stava nel viso, bensì nella luce nel cuore. Non sapeva da dove gli fosse uscito quel pensiero, probabilmente era una frase che aveva letto su Tumblr uno di quei giorni in cui lui e Harry erano andati a farsi quattro risate andando a vedere come le fans prendessero sul serio la questione “Larry” corredandola di disegni, video e illazioni.

A Letter to Elise (Ita)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora