Quella mattina mi svegliai di ottimo umore: mettere l’ultima grande X rossa sul calendario, significava che avrei presto rivisto Louis, non ci eravamo più incontrati da quando era partito per le tappe americane e ci eravamo sentiti pochissimo. Mi era sembrato più freddo nei miei confronti, ma sicuramente era un’impressione dovuta alla lontananza e poi era talmente impegnato e stanco da avere poco tempo per fare qualsiasi cosa che non fosse legata al suo lavoro.
Quando squillò il cellulare sperai che fosse proprio il mio Tommo, invece a quel numero sconosciuto corrispondeva la voce di sua madre.
-Johannah?- esclamai, senza riuscire a nascondere la mia sorpresa.
-Ciao Elise, sto venendo a Londra per aprire casa di Louis e fargliela trovare in ordine, vorrei approfittarne per parlarti. Ci sono anche le mie figlie più piccole, così potrai portare Luc senza problemi.
Accettai: il tono era cordiale, ma non sapevo davvero cosa aspettarmi da quell’incontro, era sicuramente un pretesto per attaccarmi di nuovo e dirmi di lasciare perdere suo figlio. Cominciai ad agitarmi, facendo ipotesi sempre più negative, ma Léonie riuscì a farmi tranquillizzare e l’entusiasmo del mio bambino che non vedeva l’ora di andare a giocare a casa di zio Tommo e di conoscere le sue sorelline, completarono l’opera.
Durante il viaggio in metro non ebbi tempo né di annoiarmi né di pormi altre domande poiché Luc non stette zitto un momento, tempestandomi di domande su Phoebe e Daisy.
Johannah mi aprì rivolgendomi un sorriso gentile e radioso, solo in quel momento mi accorsi di quanto somigliasse al figlio.
Sistemammo i bambini nella sala dei giochi, ero molto sulla difensiva, ma fui comunque educata chiedendole se avesse bisogno del mio aiuto per pulire.
-In realtà non c’è niente da fare, era solo una scusa per incontrarti.
Ci sedemmo nel patio che si affacciava sul giardino sul retro.
-Con un buon the di fronte ci si rilassa meglio e si parla con più serenità- mi disse porgendomi una tazza di Yorkshire Tea, la marca preferita del figlio, che in casa non mancava mai.
-Grazie- risposi, poi scoppiai a ridere vedendo la teiera perché mi era venuto in mente il giorno in cui Louis ci aveva bevuto poiché non aveva più tazze pulite.
-Cosa c’è?
-Niente, ho ricordato una cosa buffa di suo figlio.
Lei sorrise.
-Dammi pure del tu. Ho parlato molto con lui mentre era in tour, l’ho sentito triste e teso, come se gli mancasse qualcuno e mi sono chiesta il perché. In fondo stava girando il mondo facendo quello che aveva sempre desiderato, l’avevano raggiunto gli amici, la sorella maggiore, Eleanor…
Nel sentire quel nome arrossii violentemente, ma lei mi prese la mano e mi sorrise ancora.
-Nonostante le sue rassicurazioni, non l’ho mai sentito davvero contento, poi ho capito che mi raccontava e si raccontava un sacco di bugie: gli mancavi tu. Devi scusarmi Elise se sono stata ostile nei tuoi confronti. Ho sempre avuto paura che le persone si approfittassero di mio figlio e soprattutto adesso che è famoso, temo non riesca a distinguere chi gli vuole bene davvero e chi lo fa per interesse: per questo ho sempre difeso la sua relazione con Eleanor. Lei mi rassicurava, è una brava ragazza a cui non interessano né i soldi né il successo. Vuole bene a Louis per quello che è e mi sembravano felici insieme, non avrei potuto chiedere di più.
-La felicità dei figli va sempre al primo posto, lo so bene: sono mamma anch’io.
-Poi ha conosciuto te e mi sono resa conto di quanto la sua serenità e il suo equilibrio fossero solo apparenti. Si era adagiato in quella relazione perché lo faceva sentire al sicuro e ha scambiato l’affetto per l’amore. Tu hai sovvertito tutte le sue certezze. Louis ti ama Elise, gli si legge negli occhi, lo si nota dal tono allegro che assume la sua voce quando parla di te, solo che è molto confuso e non riesce ad ammetterlo, non sa se ascoltare il suo cuore o la sua testa che lo condanna a vivere secondo schemi prestabiliti. Troppe persone sono contro di voi, in tanti gli consigliano di non abbandonare tutto ciò che gli dà sicurezza. Mi dispiace essere stata la prima a farlo.
Johannah sembrava sul punto di piangere, le dissi che comprendevo il suo punto di vista e che forse nella sua posizione mi sarei comportata anch’io in quel modo, ma non riuscii ad impedire che si mettesse a piangere proprio di fronte a me. Imbarazzata, le porsi un fazzoletto, ne avevo sempre a portata di mano per via di Luc. Lei si soffiò rumorosamente il naso, poi sembrò ritrovare il sorriso esclamando:
-Spiderman! Io in borsa ho quelli di Barbie.
Ci scambiammo uno sguardo complice, Johannah si scusò per la sua eccessiva emotività.
-Saranno gli ormoni- disse e io collegai immediatamente le sue parole a quella luce particolare che aveva negli occhi, tipica delle donne in attesa.
Le misi d’istinto una mano sul ventre.
-Louis lo sa?
-Non ancora, glielo dirò stasera quando torna dal tour.
-Sarà felicissimo: ama molto le sue sorelle, ne parla spesso e sempre con tono affettuoso.
-È un bravo fratello maggiore e sarà un buon padre. Anche per tuo figlio.
Abbassai lo sguardo, lei mi prese il viso tra le mani con delicatezza senza smettere di sorridermi.
-Elise, devo chiederti mille volte scusa perché ti ho attaccata senza motivo e ho osteggiato il tuo rapporto con mio figlio senza ricordarmi che anche io sono stata come te, che ho provato le stesse paure e le stesse emozioni. Quando sono rimasta incinta di Louis ero giovanissima, esattamente come te e col mio compagno è finita dopo neanche due anni. Mi sono sentita crollare il mondo addosso, mi sentivo una fallita perché non ero stata in grado di tenere unita la mia famiglia e se ho trovato la forza di andare avanti è stato solo per mio figlio. Ma non ti sto raccontando niente di nuovo, vero?
-No.
-Pensavo che non mi sarei più innamorata, che sarei rimasta sola per sempre. Poi è arrivato Mark e con lui Charlotte, Félicité, le gemelle Daisy e Phoebe. Ho pensato a quanta felicità mi ha saputo dare prima lui e adesso Dan, alla gioia provata ogni volta in cui scoprivo di essere incinta, perché non c’è niente di più bello e di più grande della vita. E allora mi sono chiesta “Chi sono io per impedire a questa ragazza di essere felice con mio figlio? Chi mi dà il diritto di vietare a Louis di diventare per Luc il padre che non ha mai avuto? Vi guardo e vedo l’amore, un futuro: sono assolutamente dalla vostra parte.
Stavolta fui io quella che si mise a piangere, c’era una tale verità e così tanta dolcezza nelle parole di Johannah, che non ce la feci a trattenere le lacrime e lasciai persino che mi abbracciasse.
-Non ce l’hai una mamma, vero?
Scossi la testa, piangendo più forte. Non appena riuscii di nuovo a parlare la ringraziai: era realmente molto importante per me avere la sua approvazione.
-Neanche io credevo fosse possibile ricominciare a fidarmi dei ragazzi, innamorarmi di qualcuno, ma tutto ciò che per tanto tempo mi è sembrato impossibile, adesso è realtà. L’unica cosa che ho dovuto fare è stato aprire la porta del cuore per lasciare entrare Louis, lui si è infilato nei miei pensieri e barricato nei miei sogni: lo amo davvero tantissimo- le confessai.
-Lo so. Devi solo avere pazienza e aspettare che quel testone apra gli occhi e prenda una decisione definitiva su ciò che vuole fare della sua vita. non posso scegliere al posto suo, né fare ancora l’errore di spingerlo in una direzione anziché in un’altra. Quello che voglio dirti è che devi essere pronta a tutto perché potrebbe anche non scegliere te.
Lo sapevo benissimo, ci eravamo sentiti così poco in quelle settimane e ogni giorno di silenzio non faceva che aumentare le mie paure.
In quel momento entrò Luc tutto scarmigliato.
-Mamma mi sono innamorato!
-Di Phoebe o di Daisy?
-Di tutte e due. Sono uguali, non so scegliere.
-Possono avere lo stesso aspetto, ma ci sarà qualcosa di una che te la fa preferire all’altra. Non puoi amare due bambine contemporaneamente- gli dissi, provando una stretta al cuore perché mi sembrava di avere davanti il mio Tommo, indeciso tra me e Eleanor.
Luc si mise un dito sul mento e assunse un’aria pensierosa, poi esclamò.
-Phoebe mi fa tante coccole e Daisy mi fa tanto ridere. Mamma io ho te che mi fai le coccole, quindi scelgo Daisy.
Arrivarono anche le sorelline di Louis, presero mio figlio sottobraccio, una per parte.
-Vieni, torniamo a giocare.
Quando si spense l’eco delle loro risate, Johannah disse:
-Vorrei che mio figlio fosse saggio come il tuo.
Fece una pausa, arrossì leggermente e poi continuò:
-Elise, mi permetti un’osservazione inopportuna?
-Certo.
-Tuo figlio è identico a Niall.
-Lo so, me lo dicono tutti.
-Ma ha gli stessi atteggiamenti di Louis- disse e quella fu la sua maniera di farmi capire che non le importava nulla di chi potesse essere il padre di mio figlio.
Finimmo il nostro the chiacchierando come due vecchie amiche, poi, prima di andare via, le lasciai il mio pacchetto di fazzoletti di Spiderman
-Mi auguro che stavolta potrai usarli al posto di quelli di Barbie.
-Lo spero anch’io- rispose, accarezzandosi l’invisibile pancino.
Sprizzavo gioia da tutti i pori, non vedevo l’ora di essere al Pilot per raccontare tutto a Léonie.
Ancora non sapevo che in quel momento Louis stava facendo a pezzi la nostra relazione servendosi di una semplice penna.
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A Letter to Elise (Ita)
Fanfiction-Da bambina immaginavo il futuro come un immenso foglio bianco su cui disegnare la vita. Poi, a diciassette anni, mi sono ritrovata in mano un test di gravidanza positivo e quel foglio si è improvvisamente trasformato in un modulo prestampato cui ri...