Non dissi niente a Louis di quanto era successo a Manchester e aspettai che mi chiamasse lui per incontrarci nella pausa tra un concerto e l’altro, solo che quando lo fece, mi mandò in crisi poiché si trattava di un invito a casa sua per mostrare a Luc la stanza dei giochi e fargli provare la piscina coperta. Il pensiero di mettermi in costume di fronte a lui mi atterriva: ogni volta che mi guardavo svestita, mi tornavano in mente le gambe snelle di Eleanor ed ero tentata dall’idea di prendere il telefono e disdire l’invito.
-Gli dirò che ho il ciclo, così non sarò obbligata a spogliarmi- confidai a Léonie che si arrabbiò con me perché avevo intenzione di rinunciare a divertirmi a causa delle mie sciocche fissazioni.
Mi prestò il suo tankini che risolse il problema pancetta, a suo dire, immaginaria e mi fece giurare che non avrei pensato al mio aspetto nemmeno per un istante.
Quella mattina non ci fu bisogno di insistere per far svegliare Luc, che saltò su, vispo come un grillo, non appena lo chiamai.
-Niente scuola! Andiamo a giocare dallo zio Tommo!- fu la prima cosa che disse non appena aprì gli occhi.
Si vestì senza fare storie e stette tranquillo per tutto il lungo tragitto in metro, senza angosciarmi col suo solito: “quante fermate mancano?”.
In piscina c’erano anche Harry, un paio di ragazzi che non conoscevo e un altro che disse di essere il bassista degli One Direction e di chiamarsi Sandy, in compagnia della fidanzata. Mi fecero sentire talmente a mio agio che dimenticai all’istante la vergogna di indossare un costume da bagno di fronte a Louis e mantenni fede alla promessa che avevo fatto a mia cugina, divertendomi almeno quanto mio figlio.
Harry prese sulle spalle Luc e ci sfidò a giocare alle torri. Mio figlio fece finire in acqua prima un amico di Louis e poi la ragazza di Sandy.
-Ora tocca a te mamma!- strillò tenendosi saldamente con una mano a quel che restava dei ricci di Harry e battendo i talloni sulle rondini del suo petto.
Prima che potessi obiettare, Louis si immerse e mi prese sulle spalle, poi si mise di fronte a Harry e Luc, aggiustando continuamente la mia posizione in modo che le mie parti intime sfregassero contro il suo collo: cosa diamine stava facendo?
Mio figlio mi diede una spinta, finsi che fosse stata davvero potente e mi inarcai all’indietro, Louis con tutta probabilità non se l’aspettava e perse l’equilibrio, per cui rovinammo in acqua. Non rimanemmo sotto più di un minuto, ma sebbene stordita dall’acqua e dalla caduta improvvisa, ebbi come l’impressione di avere la faccia di Louis tra le gambe e mi agitai per liberarmene.
Quando finalmente riemergemmo, gli andai vicino e gli chiesi sottovoce se mi avesse dato un bacio australiano, lui ridacchiò confermando la mia ipotesi.
-Lo avresti preferito della tua nazionalità?
-Non sono francese, sono inglese anch’io- risposi stizzita: detestavo quando il discorso si spostava sulla sfera sessuale, poiché la mia forza di volontà si riduceva ai minimi termini quando eravamo vicini.
-Scusami, non l’ho fatto apposta- disse assumendo un’aria colpevole, ma niente affatto pentita, avevo un bambino, conoscevo benissimo quell’espressione.
Ci asciugammo in silenzio mentre Harry faceva fare a Luc il giro d’onore della piscina, sempre tenendoselo sulle spalle.
-Vanno d’accordo quei due: si vede che hanno la stessa età- fece notare Sandy suscitando l’ilarità dei presenti.
Io non lo ritenevo un ragazzo infantile: era il suo modo di tenersi ancorato alla vita che aveva prima che la fama lo travolgesse, aveva un animo semplice e amava le cose senza troppi fronzoli. Chi lo descriveva diversamente non lo conosceva affatto.
-Chi di voi ha fame?-disse Louis.
Tutte le mani si alzarono e lui mi chiese di accompagnarlo in cucina per aiutarlo, esitai perché non volevo lasciare da solo Luc; Harry sembrò capire le mie preoccupazioni e mi promise che lo avrebbe tenuto d’occhio, ma non ero certa di potermi fidare di una persona totalmente priva del senso dell’equilibrio, che inciampava in continuazione.
-Baderò io a lui- mi disse con gentilezza la ragazza di Sandy, spingendomi insistentemente nella direzione della cucina quasi fosse ansiosa che noi due rimanessimo da soli.
Louis si limitò a passarmi gli ingredienti e guardarmi mentre preparavo i panini.
-Siete venuti con la metro?
-Sì.
-Non hai la patente?
Gli confessai una verità che conosceva solo la mia famiglia.
-Ce l’ho, ma soffro di attacchi di panico, se dovesse venirmene uno in auto sarebbe pericoloso per me e per gli altri.
-Capisco- disse, facendosi sempre più vicino.
Ero intenta ad affettare un cetriolo, quando mi sfiorò una spalla rischiando di farmi tagliare un dito.
-Che bello questo tatuaggio a forma di L, sta per “Louis”, vero?
-Scemo- risposi, cercando di mantenere la voce più ferma possibile- è l’iniziale di Luc.
-Anch’io mi farò tatuare i nomi dei miei figli- disse, guardandosi il corpo come se fosse alla ricerca di un lembo di pelle libera per una nuova scritta- mi auguro di avere presto un maschio, perché ho intenzione di fare bambini finché non ne avrò uno.
-Lo spero per la tua futura moglie- risposi, ricordando bene quanto fosse stato doloroso il travaglio.
-Beh, tu un maschio l’hai già, quindi ci potremmo anche fermare.
-Stai scherzando? Sono cresciuta con mio padre, mio nonno e due fratelli, come minimo voglio due bambine!
Mi morsi il labbro inferiore pensando alla stupidaggine che avevo appena detto.
-Non dovremmo ragionare di queste cose tra di noi: tu dovresti parlarne con Eleanor e io con un fidanzato che al momento non ho.
-Perdonami Elise, hai ragione, non volevo.
Era già la seconda volta in un giorno che si scusava senza, però, sembrare pentito davvero, lo guardai con insistenza cercando di capire le sue intenzioni, ma riuscii solo ad arrossire, giacché non ero in grado di guardare nei suoi occhi senza innamorarmene perdutamente e contemporaneamente spaventarmi per la portata di quel sentimento che cercavo di negare e soffocare, ma che tornava sempre a galla con prepotenza.
-Scuse accettate.
La vocetta di Luc interruppe la discussione:
-Mi scappa tantissimo la pipì- disse saltellando alternativamente sui piedini- Harry dice che se la faccio in piscina l’acqua diventa rossa e tutti sapranno che sono stato io.
-Oh, Styles!- esclamai, alzando gli occhi al cielo.
Louis si offrì di accompagnarlo in bagno, mentre io finivo di preparare i panini; poco dopo, all’improvviso, una voce femminile mi sorprese alle spalle.
-Ciao, sei un’amica di Louis?
Mi voltai, trovandomi faccia a faccia con sua madre: sapevo che si trovava a Londra, ma Tommo aveva detto che era fuori a fare compere.
-Sì- balbettai, porgendole la mano- mi chiamo Elise.
-Sai chi sono, vero?
Annuii.
-Ho appena incrociato mio figlio che portava in bagno il tuo fratellino.
-Non è mio fratello, è il mio bambino.
-Lo immaginavo- disse rivolgendomi un finto sorriso di cortesia- e cos’è che vuoi esattamente da Louis?
-Niente- risposi, sorpresa dal fatto che mi stesse attaccando senza motivo.
-Non darmela a bere. Si vede lontano un miglio che stai cercando un padre per tuo figlio e il mio è abbastanza ingenuo per cadere nel tuo tranello.
-Si sta sbagliando.
-Davvero?- indicò il vassoio che stavo preparando- quei panini sono perfetti, si vede anche da un piatto semplice come quello che cucini bene e, guarda, non hai sporcato in giro come in genere fanno le ragazze della vostra età. Stai cercando di far colpo su di lui mettendo in mostra le tue doti di brava massaia?
-Siamo solo amici.
-Ricorda che ha già una ragazza- mi disse in maniera dura, poi mi prese per le spalle e mi condusse fino alla porta che dava alla stanza della piscina dove Louis aveva riportato Luc una volta usciti dal bagno. Gli stava insegnando a tuffarsi saltando dalle sue spalle, dandogli istruzioni con pazienza, senza mai perdere il sorriso e stando bene attento che non si facesse male.
- Osserva bene come si comporta con tuo figlio- mi disse Johannah.
-Non fa così anche con le sorelle? So che è molto affettuoso con loro.
-Affettuoso, protettivo, ma come un fratello maggiore. Trascorrono del tempo assieme e gioca con le più piccole, ma sa che poi saremo il mio compagno ed io a prenderci cura di loro. Con tuo figlio lo vedo diverso, sta cercando di trasmettergli fiducia, di dargli amore, di insegnargli qualcosa: ha l’atteggiamento di un padre.
Mi soffermai per la prima volta ad osservare come si comportasse Luc e riscontrai un’enorme differenza tra quando era con Louis e quando stava con i miei fratelli che, assieme a mio padre, erano state le figure maschili della sua vita. Guardava Louis impegnandosi ad imitarne i gesti, ad assimilare il più possibile da lui, lo cercava in continuazione con lo sguardo e diventava raggiante quando aveva la sua approvazione.
-L’hai notato anche tu, Elise? Tutti in quella stanza stanno facendo giocare il tuo bambino. Ma lui si affida ciecamente solo a Louis, come se fosse suo padre. Mio figlio ha già una fidanzata, ha il suo lavoro e il suo mondo di cui tu non puoi far parte. E questo lo sai bene.
-Non vedo niente di male nella nostra amicizia.
-Amicizia! In questi anni ne ho conosciute a decine di ragazze come te che si fingevano amiche, ma che in realtà volevano solo conquistare Louis. E tu, poi, sei talmente meschina che cerchi di usare il tuo bambino per raggiungere il tuo scopo.
Ero paralizzata dalle sue accuse: come poteva essere tanto cattiva nei miei confronti? Non mi conosceva neanche! Provai a protestare, ma non ci riuscii poiché mi zittì con fare aggressivo.
-Ascoltami piccola intrigante: se davvero ami tuo figlio, smetti di frequentare Louis, oppure vuoi che soffra affezionandosi e considerando come un padre una persona che non potrà mai far parte della sua vita?
Riuscii a trattenere le lacrime per il breve tempo che impiegò a sparire al piano superiore, poi tornai in cucina a prendere i panini e per poter piangere liberamente senza che nessuno mi vedesse. All’improvviso qualcuno entrò nella stanza, mi asciugai il viso in fretta e furia, tirando su con il naso; temevo fosse Louis, ma fortunatamente si trattava di Harry. Si avvicinò per prendere da mangiare, mi sorrise e si accorse immediatamente che avevo pianto, rimise nel piatto quello che aveva preso e mi abbracciò forte come gli avevo spesso visto fare con Louis. Il suo petto, ossuto e liscio, non era certo il posto più comodo su cui appoggiare la testa, ma la sua stretta era sicura e riuscì a calmarmi in fretta; con una mano mi strofinava delicatamente la schiena per rassicurarmi ulteriormente mentre mi sussurrava di stare tranquilla. Era un ragazzo straordinario, con una sensibilità fuori dal comune, dovunque andasse riusciva a creare intorno a sé un clima di serenità e conforto: Tommo era davvero fortunato ad averlo come amico.
Quando si accorse che non singhiozzavo più mi chiese cosa fosse successo e gli raccontai di Johannah, lui sospirò.
-Puoi darle torto Elise? Prova a metterti nei suoi panni. Anche mia madre è sempre sospettosa nei confronti delle persone che si avvicinano a me, soprattutto se si tratta di ragazze. La gente vuole sempre qualcosa da noi.
-Harry, ma tu da che parte stai?
-Da quella di Louis che però ha le idee molto confuse. Vedi, lui ha dei punti fermi nella sua vita che lo rassicurano: sua madre, il suo lavoro, Eleanor e me; conoscerti lo ha destabilizzato, non è più sicuro di niente perché sa che sei inconciliabile con almeno la metà delle cose che contano per lui.
-Sei convinto anche tu che dovremmo smettere di frequentarci?
Storse la bocca e alzò le spalle.
-Non lo so, non sono nella testa di Louis, ma posso garantirti che tu ed io non siamo incompatibili- mi fece l’occhiolino, poi sorrise- Adesso andiamo di là che hanno tutti fame.
Tornammo in piscina dove tutti ci accolsero con grida di giubilo e si precipitarono a mangiare i panini; sapere che almeno Harry era dalla mia parte mi aveva fatto stare meglio, ma le parole di Johannah non la smettevano di risuonarmi nella testa. Guardai Louis che aiutava Luc ad avvolgere un tovagliolo attorno al panino e mi chiesi se avrei davvero dovuto tornare nel mio angolino e rinunciare a tutto quello. Tommo alzò gli occhi, mi guardò corrucciato e mi si avvicinò subito.
-Che succede Chérie? Hai gli occhi rossi. Ti ha fatto qualche dispetto Harry?
-È il cloro- mentii, non avevo intenzione di dirgli dello scontro avuto con sua madre e cercai di comportarmi normalmente per il resto della giornata.
Quella sera, però, andai a letto con un macigno sul cuore. Nel buio della mia stanza tutte le emozioni represse vennero fuori e piansi a lungo, in silenzio, per non farmi sentire da Luc. Quando finalmente riuscii a calmarmi, cominciai a pensare a Louis e qualcosa cominciò a battermi forte nel petto. Il mio cuore. Mi stupii che fosse ancora vivo nonostante tutto quello che era successo in quella giornata! Avrei dovuto essere come morta e sepolta, invece avevo ancora un cuore ed era colmo d’amore per il mio Tommo.
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A Letter to Elise (Ita)
Fanfiction-Da bambina immaginavo il futuro come un immenso foglio bianco su cui disegnare la vita. Poi, a diciassette anni, mi sono ritrovata in mano un test di gravidanza positivo e quel foglio si è improvvisamente trasformato in un modulo prestampato cui ri...