17 This morning

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Il portiere di notte ci lanciò un’occhiata complice, la stessa che lanciavo io alle coppiette clandestine che capitavano al Pilot in tarda serata quando ero di turno alla reception. Ormai ero in grado di riconoscerle al volo, spesso uno dei due portava la fede e l’altro aveva le mani nude, ma negli occhi di entrambi c’era la scintilla del desiderio, la voglia di chiudere il mondo fuori e realizzare il proprio, all’interno delle quattro mura di un piccolo Inn  vicino al Tamigi.
Salimmo al nostro piano: la camera era matrimoniale con un lettino aggiunto: il finale della serata sarebbe stato a sorpresa, ma Louis non mi spinse sul letto come temevo, né mi propose di fare la doccia assieme e questo mi rassicurò sulle sue intenzioni, poiché significava che lo scopo di quel viaggio non era fare sesso con me. Nonostante le mie riserve, però, sapevo che era una cosa che desideravamo entrambi e che avevamo rimandato per troppo tempo, per cui quando andai in bagno, non chiusi volutamente la porta a chiave e mentre mi lavavo, speravo sempre che Louis entrasse in cabina con me, ma lui mise piede nella stanza solo quando ne fui uscita io.
Avevo bisogno di un po’ d’aria, così andai sul grande terrazzo in accappatoio e con i piedi scalzi, notai con disappunto che faceva caldo: speravo di trovare un po’ di refrigerio, qualcosa che calmasse i miei bollenti spiriti. Lui era nella stanza accanto, completamente nudo, sarei potuta entrare e vedere per intero quel corpo che fino a quel momento avevo potuto solo immaginare.
La voce di Louis mi richiamò alla realtà:
-Ce l’hai tu l’accappatoio?
Mi mancò il coraggio di entrare nel bagno e di sfilarmelo di fronte a lui, gli risposi affermativamente e dopo poco, il rumore del phon coprì la canzone che lui stava canticchiando, infine Louis uscì dalla stanza con addosso maglietta e boxer e s’infilò nel lettino.
Tornai in bagno per asciugarmi i capelli e mettermi il pigiama, poi scivolai nel lettone matrimoniale che mi sembrò troppo grande, troppo freddo e troppo vuoto.
-Notte Chérie- mi disse lui, spengendo la luce.
-Notte Tommo.
Mi rigiravo tra le lenzuola senza riuscire a prendere sonno e per Louis, lo sentivo dal cigolare delle molle, era lo stesso: ci ritrovammo a metà strada tra i due letti, i nostri corpi tremanti si scontrarono al buio e il vento traditore della passione ci scaraventò sul letto grande.
Nessuno mi aveva mai spogliato tanto in fretta come fece lui: le sue dita abili sganciarono bottoni, sfilarono indumenti, ebbero la meglio sui gancetti del reggiseno finché non fu solo la mia pelle nuda contro la sua.
Ogni carezza, ogni bacio, ogni brivido ci rendevano sempre più complici e audaci. Sentii la sua bocca sui miei capezzoli che leccava, mordicchiava e succhiava delicatamente e poi la sua mano che scivolava sempre più in basso, percorrendomi i fianchi per poi fermarsi ad accarezzare il mio interno coscia. Le sue dita si persero nel mio sesso umido e mi strapparono un gemito, Louis continuava a baciarmi, mentre la sua mano non smetteva di giocare con un ritmo talmente lento da risultare quasi doloroso, il piacere che provavo in quel momento mi fece perdere quel poco controllo che ancora mi rimaneva del mio corpo.
-Più veloce- gli mugolai nell’orecchio, prima di soffermarmi a succhiargli il lobo.
-Cambiamo gioco- mi propose con una voce più profonda di quella che aveva di solito e accendendo la luce.
Sentii la punta del suo membro farsi strada dentro di me, mi penetrò con una lentezza quasi esasperante, un poco alla volta, come se avesse paura di farmi male.
-Tutto bene?- mi chiese, ma i miei gemiti risposero al posto mio, allora i suoi occhi si chiusero e le mani fecero lo stesso, poi cominciò a muoversi più  velocemente; gli misi una mano sul sedere per sentirlo ancora più in profondità, desiderando che quegli attimi non finissero mai.
Le mie pareti vaginali iniziarono a contrarsi senza controllo in una serie di spasmi piacevoli, mentre le mie gambe tremavano e il mio corpo si agitava tra le braccia di Louis. Serrò la mandibola e dall’intensità delle sue spinte, capii che anche lui era vicino all’orgasmo, così mi adeguai al suo ritmo finché non lo sentii esplodere dentro di me con una forza meravigliosa che invase il mio corpo con un calore intenso e che mi portò nuovamente a raggiungere livelli tali di godimento difficili da descrivere.
Ci baciammo ancora, in modo tenero e intimo, ormai eravamo una cosa sola, assaporai le sue labbra e respirai avidamente il suo odore, poi ci abbracciammo e ci addormentammo nudi, incollati l’uno all’altra.
Dormii d’incanto e, come era prevedibile, sognai Louis: all’improvviso il mio sogno venne interrotto da qualcosa che cercava di farsi strada tra le mie gambe, introducendosi in quella parte di me già umida a forza di sognare i suoi baci e le sue carezze. Che bel modo di svegliarmi!
-Buongiorno Chérie!- disse, mentre io giravo la testa per avvicinare le mie labbra alle sue, senza preoccuparmi del mio alito.
Era sdraiato sulla mia schiena, mi scostò i capelli dal collo e cominciò a darmi dei baci sulla nuca. Non potevo vedere il suo viso, ma dal suo respiro e dai suoi movimenti potevo capire che era molto eccitato. Mi strinse le natiche, poi mi portò una delle sue mani sul davanti per stimolarmi il clitoride affinché potessi avere un orgasmo molto intenso, infine aumentò la velocità di quelle spinte mattutine finché non raggiunse il climax.
 Crollò su di me, rimanemmo un po’ in quella posizione, incapaci di parlare, poi Louis si tirò su e guardò l’orologio.
-Mi piacerebbe giocare ancora con te: il tuo sedere visto da qui è delizioso, ma stamattina mi hai già distrutto e se non mi sbrigo farò tardi alle prove.
Prove, concerto, One Direction. Ecco che ci pioveva nuovamente addosso la sua vita.
Si vestì in fretta,  scarabocchiò su un foglio l’indirizzo del palazzetto in cui si sarebbero esibiti e mi lasciò sul tavolo il pass all access e un centinaio di euro per il taxi e per il pranzo.
-Ci vediamo prima del concerto. Je t’aime Chérie- mi disse, dandomi un bacio frettoloso e lanciandomi uno sguardo che mi fece capire che sarebbe rimasto molto volentieri su quel letto assieme a me.
Restai ancora un po’ tra le lenzuola crogiolandomi nel tepore lasciato dal corpo di Louis e ricercando il suo odore su di me, poi mi alzai, mi vestii e presi un taxi per il POPB.
Mi fecero entrare senza problemi, ma, una volta dentro, due membri della security mi bloccarono dicendo che all’area artisti potevano accedere solo i parenti stretti e le fidanzate.
-Tu chi sei?
Non sapevo cosa rispondere: chi ero io, in fondo?  Louis si era raccomandato che non facessi il suo nome e non avevo idea di come sarei uscita da quella situazione. Per fortuna in quel momento passò Sandy con gli altri ragazzi della band, gli lanciai uno sguardo disperato e lui fu abbastanza sveglio da lanciarmi un salvagente.
Mi venne incontro sorridendo e disse:
-Elise! Ti abbiamo cercata dappertutto. Josh era preoccupatissimo!
Poi si rivolse ai membri della sicurezza.
-È tutto a posto. È la fidanzata del nostro batterista- disse spingendomi contro il ragazzo che lo accompagnava e che fortunatamente stette al gioco. Poi aggiunse:
-Vado a cercare Louis, voi due andate sul palco. Ci vediamo lì per il sound check- disse Sandy sparendo nei meandri del palazzetto.
Josh ed io imboccammo le scale che portavano alla sala principale e ci imbattemmo in Liam che mi lanciò uno sguardo carico di odio.
-Brava! Non c’è due senza tre. Ti vuoi fare anche i membri della band, adesso?
Ma non ebbe il tempo di dirmi altro perché Niall lo prese per un braccio, trascinandolo via. Mi sedetti vicino alla batteria, mentre Josh prendeva posto sul suo sgabello.
-Cosa hai combinato per far infuriare Fatty pig in quella maniera?
-Chi?
-Liam, Fatty pig, io lo chiamo così-
-Ma non è grasso.
-Lui mi chiama Fatty whale.
-Siete strani. Comunque se proprio vuoi saperlo, ce l’ha con me perché sono andata a letto con Zayn.
-E stai con Louis.
Diventai tutta rossa.
-Avanti, a me puoi dirlo: la sera viene spesso in camera mia a guardare i film dell’orrore, talvolta è così stanco che si addormenta e poi parla del sonno. Ultimamente non fa che borbottare qualcosa. Fino ad oggi credevo che dicesse “Eleanor”, ma adesso ne sono certo, parla di te, Elise. Il tuo nomignolo è “Chérie”, vero?
In quel momento sentimmo la voce di Louis. Mi voltai di scatto, chiamandolo per nome, ma mi bloccai all’istante non appena mi accorsi che era in compagnia di Eleanor.
-Chi è questa?- chiese lei con ostilità.
“Avanti Tommo, diglielo! Dille che sono la tua Chérie, che ci amiamo, che con lei è finita”- pensai fissandolo quasi implorante.
Ma lui stette zitto, imbarazzato, finché Josh non spiegò che ero la sua ragazza.
Eleanor si sporse verso Louis per dirgli qualcosa, si mise una mano davanti alla bocca per non farsi sentire, ma io capii lo stesso.
-Si attacca veramente a qualunque cosa, quello! Hai visto che brutte gambe che ha?
Avevo le lacrime agli occhi, continuavo a guardare con insistenza Louis e ad urlare dentro di me:
-“Cosa aspetti? Diglielo cosa hai fatto stanotte tra quelle gambe che lei tanto disprezza!”
Lui si ostinava a tacere e io sfogai il mio disappunto torcendo il fondo della maglia. Si allontanarono; prima di sparire, Louis si voltò a guardarmi e mi sussurrò qualcosa che non capii, ma che probabilmente erano le sue scuse.
Mi fu tutto ben chiaro: quella Elise e quel Louis che lui voleva trovare e capire, erano rimasti chiusi al sesto piano in una stanza d’albergo di Parigi. Se ci fosse stato mio padre, avrebbe detto che aveva ragione lui, ma io sapevo che Louis non aveva organizzato quel viaggio solo per scoparmi, che in quel momento era costretto ad ignorarmi perché Eleanor era arrivata all’improvviso.
Mentre lasciavo il palazzetto, determinata a tornare a Londra senza neanche assistere al concerto, in cuor mio sapevo che non appena Louis si fosse rifatto vivo, lo avrei accolto a braccia aperte, anche così: mio per metà. Perché mi aveva spogliato della mia freddezza e infelicità, mettendomi addosso un abito fatto di amore e sorrisi.


A Letter to Elise (Ita)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora