(LOUIS)
Elise tornò in albergo piena di pensieri; attaccato alla porta c’era ancora il cartello “Ne pas déranger” che avevano appeso la sera prima, per cui nessuno era entrato a rifare la camera. Mise le sue poche cose nella borsa e guardò per un’ultima volta quel letto che portava ancora le tracce della sua prima notte d’amore con Louis, perché di quello si era trattato, non di uno squallido rapporto sessuale, si erano amati davvero, dandosi l’uno all’altra finalmente anche da un punto di vista fisico.
Alla reception le avevano prenotato un posto sul primo Eurostar per Londra, arrivò con il taxi alla Gare du Nord e si mise seduta sul treno a leggere il suo libro, cercando di non pensare che stava per attraversare l’Eurotunnel affinché non le venisse un attacco di panico. Ma quella paura era niente, rispetto a quella che aveva di perdere Louis. Teneva davvero a lei? Perché non l’aveva difesa, allora?
Arrivò alla stazione di St Pancras in un orario in cui la metro era ancora in funzione, prese la linea nera, poi la grigia e si fece a piedi il tratto che separava North Greenwich dal Pilot pensando a cosa avrebbe raccontato a suo padre. Lo trovò in cortile, che fumava la pipa, vedendolo così, seduto sui gradini, con la schiena curva e illuminato dalle luci fioche del parcheggio, le sembrò invecchiato di mille anni. Pensò di entrare dalla porta sul retro, ma prima o poi avrebbe dovuto affrontarlo e così si fece coraggio, gli si fece davanti e lo salutò.
-Sono tornata.
Suo padre si alzò, lo sguardo era ancora più severo del solito, sollevò un braccio come se volesse schiaffeggiarla, ma lo riabbassò subito.
-Luc è già a letto e tua cugina sta dormendo con lui in camera vostra. Mi hai deluso, Elise, per l’ennesima volta, non fai che combinarne una dietro l’altra.
-Dove ho sbagliato? Perché mi sono concessa due giorni di libertà? A volte dimentichi che ho solo ventidue anni.
-E tu dimentichi che hai un figlio, lo hai abbandonato per andarti a divertire con quel ragazzo.
-Louis, si chiama Louis.
-Sei solo un’irresponsabile, come tua madre.
A quelle parole le furono chiare molte cose.
-È questo il vero motivo della tua ostilità? Hai paura che me ne vada come ha fatto la mamma? Beh, non hai capito nulla di me, per quanto profondamente possa amare Louis, Luc verrà sempre al primo posto, non lo lascerei per nulla al mondo, però ricorda che lui si merita una madre felice ed io lo sono solo col mio Tommo.
Era vero. Quando Elise era bambina immaginava il futuro come un immenso foglio bianco su cui disegnare la sua vita. Poi si era improvvisamente trasformato in un modulo prestampato cui rispondere sì o no, anche se avrebbe barrato più volentieri il “non so” poiché non aveva idea di cosa fare di se stessa, al di là di suo figlio non aveva certezze. Grazie al suo Tommo, però, il foglio era nuovamente bianco e non doveva più rispondere “non so” perché sapeva esattamente cosa voleva dalla vita: desiderava solo stare con Louis perché lo amava tantissimo nonostante tutto e tutti.
Suo padre si mise di nuovo seduto.
-Scusami Elise, so che sei un’ottima madre, ma quel ra… Louis, non mi piace. Non sono sicuro che ti ami, non nel modo in cui ti aspetti tu, almeno.
Elise abbracciò il padre, poi entrò al Pilot: Jean la liquidò con un’occhiataccia, prima di rientrare al pub, senza neanche salutarla; Benoit, invece, le rivolse uno sguardo indagatore, poi le chiese semplicemente:
-Ne è valsa la pena?
-Sì- rispose la sorella con le guance in fiamme.
-Meglio così- commentò lui, rimettendosi a giocare al computer.
Elise salì in camera sua, si accostò al lettino di Luc e gli diede un bacio, poi svegliò delicatamente la cugina che si alzò di scatto, spaventata.
-Oh sei già qui! È successo qualcosa? Saresti dovuta tornare domattina.
-C’è stato un imprevisto di nome Eleanor.
-Oh mi dispiace, quindi tu e Louis…
Elise la guardò con aria maliziosa, poi le raccontò per filo e per segno quello che era successo a Parigi.
-Il tuo sogno è finalmente diventato realtà!- esclamò Léonie alla fine della storia.
-Oscar Wilde diceva che anche gli incubi alla fine sono sogni. Non sono sicura a quale delle due categorie appartiene quello che sto vivendo con Louis.
-Un bellissimo sogno, ti si legge nel tuo sorriso- affermò sicura la cugina.
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A Letter to Elise (Ita)
Fanfiction-Da bambina immaginavo il futuro come un immenso foglio bianco su cui disegnare la vita. Poi, a diciassette anni, mi sono ritrovata in mano un test di gravidanza positivo e quel foglio si è improvvisamente trasformato in un modulo prestampato cui ri...