Look after you

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Aveva rovinato tutto. Davvero non sapeva il motivo per cui aveva reagito in quel modo, tra tutte le cose che avrebbe potuto fare, quella era la peggiore. Stava male al solo pensiero che Elise avesse potuto pensare che lui volesse solo fare sesso con lei. L’aveva umiliata, trattandola come se fosse una ragazza facile e invece… ancora una volta gli mancarono le parole per definire cosa provasse per lei. Non c’era mai riuscito, aveva provato mille volte a far capire agli amici cosa si agitasse dentro il suo cuore, ma non aveva mai trovato parole in grado di descrivere quel sentimento vago ma prepotente, che lo invadeva ogni volta in cui pensava ad Elise. Con Harry per fortuna, non c’era stato bisogno di troppe spiegazioni: era bastato prendergli la mano e avvicinarsela al petto per fargli sentire il tuffo al cuore che provava dopo aver pronunciato il nome “Elise”.
-Ma non è amore, è chimica- si era affrettato a precisare Louis, Harry però aveva riso leggendo la menzogna nelle sue parole e gli aveva dato una pacca sulla spalla.
-Certo, e io sono un asino volante.
Louis trascorse la notte a rigirarsi nel letto pensando a come avrebbe potuto farsi perdonare da Elise e alla fine decise che l’avrebbe fatto nell’unico modo che gli veniva spontaneo: attraverso la musica.
L’indomani si alzò presto, prese l’auto e si diresse verso Greenwich spingendo il più possibile il piede sull’acceleratore; entrando troppo velocemente nel cortile del Pilot, rischiò di lasciare lo specchietto nel cancello. Frenò a secco, mandando la ghiaia dappertutto e scese di macchina trafelato, sotto lo sguardo attonito di due ospiti dell’Inn che stavano facendo colazione all’aperto approfittando di un tiepido sole primaverile.
Gli batteva forte il cuore come mai  in vita sua, alzò il volume dello stereo al massimo, fece partire il cd e salì in piedi sul cofano della Porsche. La base di “Look after you” di The Fray si diffuse nell’aria e Louis iniziò a sentirsi nervoso: forse aveva sbagliato canzone, a lei piacevano i Guns and Roses, magari avrebbe dovuto scegliere “Patience”, ma quel testo esprimeva esattamente tutte quelle cose che avrebbe voluto dire a Elise, che, però, gli rimanevano sempre bloccate in gola.
Iniziò a cantare; Elise stava rifacendo le camere assieme a Léonie e corse alla finestra per vedere cosa stesse accadendo là fuori. Anche il signor Blanchard si affacciò e non fu affatto contento di quello che vide, afferrò per un braccio la figlia che stava scendendo velocemente al piano di sotto.
-Elise, non andare, è tutta una messa in scena, quel ragazzo vuole solo commuoverti per poi divertirsi.
-Non è vero!
-Quante frottole ti ha messo in testa? Non sarete mai una coppia, né tanto meno una famiglia.
-Non mi interessa dare un nome a quello che siamo o che saremo: stare con Louis è l’unica cosa che voglio e non importa se durerà cinque minuti o tutta la vita, io sarò immensamente felice per tutto quel lasso di tempo.
La determinazione negli occhi della figlia era tale che persino il burbero signor Blanchard si arrese, la lasciò andare e tornò a guardare fuori, poi si sentì mettere una mano su una spalla: era suo padre in uno dei suoi rarissimi momenti di lucidità.
-Se una cosa deve essere, trova sempre la via, a volte è tortuosa, buia o affollata, ma ce la fa sempre.
-Speriamo- mormorò il signor Blanchard continuando a fissare quel ragazzo che in piedi sul cofano della propria auto sportiva, stava dichiarando i propri sentimenti alla ragazza che amava nell’unico modo che gli era congeniale: cantando.
-“Buona fortuna Elise! Ti meriti tutta la felicità di questo mondo.”- pensò, invece, Léonie che stava osservando la scena da un’altra finestra. Guardò la cugina correre nel cortile e non appena fu di fronte a Louis, notò che aveva lo stesso sorriso smagliante di quando si rivolgeva a Luc.
Elise si fermò davanti al cofano dell’auto, respirava velocemente a causa della corsa e dell’emozione, con lei di fronte, Louis sembrava il ragazzo più felice del mondo: la guardò dritta negli occhi lucidi e quando cantò  “Be my baby and I look after you” sperò che lei capisse che non erano le semplici parole di una canzone, ma che era la sua preghiera, la sua speranza, il suo desiderio di stare con lei e prendersene cura. Voleva dedicarsi completamente a lei.
Scese dall’auto, mentre sfumavano le ultime note della melodia e abbracciò Elise con tutta la forza che aveva, rischiando quasi di farle male, mentre i due turisti li guardavano stupefatti e accennarono persino un timido battimani prima di alzarsi e rientrare nel pub per lasciare a quei due ragazzi un po’ di intimità.
Prigioniera tra le braccia di Louis, Elise si sentì protetta, in quella stretta forte ma gentile, c’erano tutte le parole che non si erano mai detti. Non era un abbraccio affettuoso tra amici o uno pieno di desiderio: era una promessa, quella che lui le aveva appena fatto, di stare insieme lasciandosi alle spalle tutto ciò che li aveva ostacolati fino a quel momento.
Per Louis si trattava di una sensazione nuova, ma Elise aveva già vissuto quell’emozione totalitaria il giorno in cui, dopo un lungo e faticoso travaglio, le avevano messo tra le braccia un fagottino sporco, piangente, stanco e spaventato quanto lei. E nel momento in cui gli aveva sussurrato che sarebbe andato tutto bene, che insieme ce l’avrebbero fatta, Luc si era calmato, aveva socchiuso i suoi grandi occhi blu, le aveva stretto il pollice con la sua minuscola manina e il cuore di Elise si era colmato di un amore mai provato prima, un sentimento incrollabile e incondizionato. Sentì lo stesso anche in quel momento: mentre Louis la abbracciava si rese conto di amarlo senza riserve come faceva con suo figlio e questo la spaventò moltissimo.
-Perché mi fai questo? Perché cerchi di illudermi con promesse che non sei in grado di mantenere?- chiese Elise con la voce strozzata dal pianto.
-Non sono promesse: è tutto vero, voglio prendermi cura di te e di Luc, devo solo liberarmi delle zavorre che me lo impediscono.
-Non ce la farai mai e soffrirò, soffriremo tutti e due.
Elise sapeva benissimo che lui non avrebbe mai avuto il coraggio di lasciare Eleanor, che il discorso gli sarebbe morto in bocca non appena se la fosse trovata davanti. Aveva la certezza che Johannah lo avrebbe convinto a lasciarla perdere, che persino il management avrebbe avuto la meglio. Era sicura che al primo commento negativo delle fans sul suo aspetto, Louis ci avrebbe ripensato o che gli sarebbero venuti dei dubbi ad ogni cattiveria di Liam nei suoi confronti. Perché ormai lei aveva capito com’era fatto: un ragazzo meraviglioso, che si lasciava trascinare dall’entusiasmo del momento, ma che cambiava idea con altrettanta facilità, poiché era decisamente influenzabile.
Elise sapeva di avere solo Harry dalla loro parte e non sarebbe bastato, poiché per quanto quel ragazzo fosse speciale, non era ancora in grado di compiere  miracoli; Louis sembrò leggerle negli occhi i dubbi e le incertezze, così le prese il viso bagnato di lacrime tra le mani e avvicinò le sue labbra a quelle di lei. Elise girò la testa.
-Non farlo, se mi baci non potremo tornare più indietro.
-E chi ti ha detto che voglio tornare indietro?
-La regola, era non innamorarsi.
-Troppo tardi- disse Louis guardandola fissa, poi avvicinò la propria bocca a quella di Elise per saldare un debito che avevano da tempo: darsi un tenero ma appassionato bacio sulle labbra che soffocasse ogni dubbio di entrambi.
La abbracciò stretta, le loro figure erano come incollate, si scambiarono un altro bacio, questa volta più lungo e profondo, con le bocche semi aperte e cercando le loro lingue con passione. Louis era pazzo di lei e la desiderava tantissimo: aveva voglia di saperla sua, di entrare in lei, di fare l’amore con lei guardandola negli occhi mentre affondava nel suo corpo, vedendola diventare parte di sé. Le fece scivolare i capelli tra le dita, senza fretta, Elise chiuse gli occhi mentre le sue guance si imporporavano: i loro corpi erano preda del mutuo desiderio, entrambi cominciavano a sentirsi pervasi dal calore della passione che ardeva dentro di loro.
Louis le baciò un orecchio, lei ascoltò il suo respiro farsi sempre più corto e godeva della pressione delicata delle sue mani lungo la propria schiena, un tocco che sembrò cancellare in un attimo tutte le preoccupazioni accumulate in quei giorni. Elise sentiva che ogni parte del corpo di Louis reclamava attenzione, si strinse forte a lui e gli sussurrò senza pensare:
-Tranquillo amore mio, abbiamo tutto il tempo del mondo.

A Letter to Elise (Ita)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora