27-DOVE SEI?

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Pov'Sangiovanni
Corro più veloce che posso stando attento alle macchine che passano e cercando di ricordare bene la sua via, la sua casa. L'ho accompagnata una sola volta tutte le altre non me lo ha mai permesso diceva di non voler essere come quelle ragazze che si fanno desiderare, che non aveva bisogno di qualcuno che la accompagnasse. Forse è anche questo quello che mi piace di lei, lei non scappa. Le piace il buio della notte anche se non fa le ore piccole e a me piace rincontrare i suoi occhi sotto la luce di qualche lampione che non funziona del tutto bene, a lei piace il freddo e a me piace vedere le sue mani piccole stringere il bordo delle maniche della felpa. Sono molte le cose che mi piacciono di lei ed ora ripensandoci non riesco a capire come abbia potuto lasciarla andare. C'era una voce nella mia testa che ripeteva quanto io non la meritassi dopo che ho toccato altre labbra, sfiorato un'altra pelle e incontrato altri occhi. Mi fermo indeciso se continuare perché in fondo quella voce ha ragione, io non la merito. Il vento mi sfiora la pelle, chiudo gli occhi e sorrido pensando che a lei piacerebbe. A lei piacerebbe il cielo di questa sera anche se la luna non è alta come quella volta in cui le ho detto che non l'avrei mai tradita.

Io:"cazzo"

Sento il telefono vibrare, è Deddy.

Deddy:"bro dove stai ?"
Io:"sto andando da Giulia, sono quasi arrivato a casa sua"
Deddy:"no bro, aspettami. Rosa mi ha chiamato, ha detto che Giulia è in aereoporto"

Mi guardo intorno e poi porto una mano sulla fronte.

Io:"in aereoporto ?"
Deddy:"si, poi ti spiego. Aspettami"
Io:"si, ma sbrigati"

Spengo il cellulare e inzio a camminare avanti e indietro. Non può partire senza che io le abbia parlato. I fari di una macchina mi accecano e capisco subito che sia Deddy. Salgo e subito accellera.

Io:"bro ma sei sicuro ?"
Deddy:"si. Ha chiamato le ragazze poco fa, era in lacrime ed era già lì. Parte per Barcellona, và dalla madre"
Io:"allora sbrigati cazzo"

Mi volto verso il finestrino. Sono proprio un coglione. Arriviamo in aeroporto e scendo subito senza dargli nemmeno il tempo di parcheggiare. Cerco di capire quale sia il volo per la Spagna, per Barcellona. Corro cercando di riconoscere i suoi lunghi capelli. Mi giro verso le grandi vetrate per chiedere aiuto a Deddy e la vedo, sta per salire sull'aereo. Spingo tutti e mi precipito fuori non con poche difficoltà.

Io:"Giulia"

Urlo. È davanti gli scalini.

Io:"Giulia"

Grido più forte. Lei si ferma e alza la testa ma non si gira. La raggiungo. Ha gli occhi gonfi e la sua mano stringe forte la valigia come se potesse scappare da un momento all'altro.

Io:"non partire, ti prego"

Rimane nella stessa posizione senza nemmeno guardarmi.

Io:"ero frustrato quando ti ho detto quelle cose. C'era come una voce nella mia testa che mi ripeteva di non meritarti dopo che ho baciato un'altra e allora ti ho lasciata andare"
Giulia:"non voglio più spiegazioni. Credo che ci siamo detti tutto ciò che dovevamo dirci"
Io:"non è così"

Alza il suo sguardo verso il mio.

Giulia:"a me è sembrato così. Tu non mi ami e forse non mi hai mai amata e ora non mi importa niente della tua frustrazione, del tuo ego o di te. Penso di aver passato troppo tempo ad ascoltare le tue parole e i tuoi discorsi così perfettamente costruiti e a cercare di spiegarti come sono, ho perso tempo se hai già tirato le somme di tutto e anche di come sono. Ora lasciami partire, avevi ragione quando dicevi che siamo caratterialmente incompatibili: tu prepari i discorsi a casa da recitare mentre io affronto le situazioni di petto"

Indietreggio come se mi avesse spinto e lei sale le scale senza guardarsi indietro. Ho perso tutto.

...


NON SENTO PIÙ FREDDODove le storie prendono vita. Scoprilo ora