23: La verità

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Decido di baciarlo, ma appena lui mi vede avventarsi sulle sue labbra, mi ferma.

Come? Mi ha respinta? Dopo tutto quello che mi ha detto e fatto?

"Quindi mi hai solo preso in giro? Volevi soltanto che io cadessi ai tuoi piedi per avere la tua vincita personale?" Gli chiedo io arrabbiandomi.

Lui non si smuove e si siede a terra, sembra triste ma non ne capisco il motivo.

Mi siedo a terra davanti a lui. "Mi vuoi dire che ti prende?" Gli chiedo io cercando di calmare i miei nervi.

Lui solleva la testa e mi guarda con dispiacere, per poi posarmi una mano sulla guancia. Un gesto così delicato non me lo sarei mai aspettato da lui.

"Misaki, io non ti ho preso in giro, non lo farei mai, voglio baciarti e voglio..." Smette di parlare per poi alzarsi e infuriarsi. "Io non sono così cazzo! Non dovrebbe fregarmene nulla di te, invece tu mi rendi vulnerabile e cazzo io non voglio più essere così, questo non sono io!" Inizia a sbraitare e tira un calcio così forte alla porta che riesce persino ad aprirla.

Io rimango seduta, sono spaventata e non so se scappare o rimanere. Decido di restare.

"Niragi siediti." Gli dico io con molta calma.

Lui ha il cuore che batte a mille e posso vedere il suo petto gonfiarsi e sgonfiarsi con rapidità, ma alla fine sceglie di sedersi anche lui.

"Possiamo uscire lo sai?" Mi chiede lui facendo finta che non gli importi di ascoltarmi.

"Che cosa intendevi quando hai detto che 'non vuoi più essere così'?" Gli chiedo io.

Lui sbuffa. "Dai dimmelo!" Insisto io.

"Nel mondo reale non-non ero come mi vedi ora..." Mi risponde a stento, si vede che questo argomento lo rende triste.

"E come eri?" Gli chiedo io.

Lui fa un'espressione di disgusto e non mi guarda neanche negli occhi.

"Venivo bullizzato a scuola e mi prendevano in giro, contenta?" Mi dice lui con molto sforzo.

Adesso sono io che gli poso una mano sulla sua guancia.

"Mi dispiace... Ti capisco." Gli rispondo io.

Lui finalmente mi guarda negli occhi e inizia ad avvicinarsi a me come se volesse baciarmi.

Mi avvicino anche io, ma prima di poterci baciare, di nuovo qualcosa ci interrompe.

"Niragi? E tu invece sei la ragazzina che doveva essere morta!" Esclama un tizio armato, quindi probabilmente è uno dei lottatori anche se non l'ho mai visto.

Niragi si alza di scatto e lo afferra per la gola per poi spingerlo contro il muro.

"Se dici una parola ad Aguni sei morto." Lo minaccia ma questo non ferma quel tizio.

"Sei tu che sarai morto quando Aguni scoprirà che l'hai lasciata viva per scopartela." Gli risponde il lottatore, così Niragi non si fa problemi, prende il suo mitra e gli spara al petto.

Io inizio ad urlare e scappo via. Ma come gli è venuto in mente?

Il primo posto a cui penso è camera mia, anche se non penso mi appartenga ancora dopo la mia presunta morte.

Entro dentro e mi ci chiudo a chiave. Ma che cosa è appena successo?

Non riuscirò mai ad abituarmi alla facilità con cui vengono uccise le persone in questo nuovo mondo e soprattutto nella Spiaggia, ma ancora di più da Niragi.

Mi stendo sul letto, quando inizio a sentire dei pugni contro la mia porta.

"Fammi entrare Misaki." Mi ordina Niragi.

"No!" Grido io.

"FAMMI ENTRARE!" Urla lui, colpendo ancora la mia porta.

Mi rannicchio sul letto come se fossi una bambina, vorrei solo che tutto questo finisse e oltretutto mi viene in mente mio padre e questo non mi fa stare bene.

"Lasciami stare per favore." Inizio a piangere e non mi sembra più di star parlando con Niragi ma con lui, con quell'uomo che non merita di essere nominato papà.

Mi sta per venire un attacco di panico, comincio a respirare velocemente e tremo. Piango come una fontana, ho paura di non riuscire a prendere più fiato.

Finché non riesce ad aprire la porta e vedo che è Niragi, non lui e che viene incontro ad abbracciarmi e non a picchiarmi.

Mi stringe a sé e mi dice piano di calmarmi. Cattura la mia testa tra le sue braccia e mi fa posare sul suo petto.

"Va tutto bene, non avere paura." Mi rassicura e io mi faccio cullare da lui e dalle sue parole.

"Ci sono qui io, nessuno ti farà più del male."

Siamo sdraiati a letto, è notte fonda, lui mi accarezza il viso ed io ora sono completamente al sicuro e calma.

"Perché prima urlavi e chiamavi tuo padre?" Mi chiede Niragi.

"Non me ne sono neanche accorta..." Ed è vero, che figuraccia.

"Quindi? Io mi sono aperto e ora tocca a te."

Faccio un sospiro. "Avevo un papà violento, era alcolizzato ed eravamo solo noi due, mia madre ci ha abbandonati e non ricordo molto di lei..." Commento io.

"Mi dispiace... Non posso immaginare cosa tu abbia passato, non ne avevo idea." Mi intima lui, continuando ad accarezzarmi il viso.

Io gli mostro un sorriso, ora mi sento davvero protetta e so che abbiamo legato di più in quest'ultima oretta piuttosto che in tutto il tempo passato alla Spiaggia insieme.

Restiamo ancora un po' a parlare finché non mi addormento e anche lui vicino a me.


La mattina dopo ci svegliamo e al posto di una bella colazione a letto e di qualche coccola, i lottatori ci puntano le pistole addosso...

Niragi // Alice in BorderlandDove le storie prendono vita. Scoprilo ora