«Non riesco a starti lontano.»
«E io non voglio che tu lo faccia.»
Misun è al suo ultimo anno di liceo, ha un fratello maggiore e degli amici conosciuti grazie a sua madre, che aveva voluto che i suoi figli facessero amicizia con quelli delle sue du...
Arrivò finalmente anche aprile, l'aria cambiò e iniziò a scaldarsi, i primi insetti iniziarono a volare intorno alle case e le persone presero ad indossare sempre meno vestiti, eliminando completamente i cappotti dai loro armadi. Si poteva tranquillamente dire che quell'anno fosse volato dopotutto, mi sembrava ieri che ero uscito dal campo d'addestramento quando invece era successo diversi mesi fa.
Il mio compleanno era passato e così anche quello di Seonghwa ormai, il prossimo infatti era quello di Yeosang a giugno ma ancora ci sarebbe voluto diverso tempo.
Alla fine Hongjoong, Seonghwa e Yeosang avevano deciso di rimanere definitivamente in quella cittadina, il più piccolo mi aveva detto che avrebbe voluto tanto iniziare a cercare casa ma quando i miei genitori l'avevano sentito parlare in quel modo lo avevano subito fermato e tranquillizzato, dicendogli che non ci sarebbe stato alcun problema a farlo rimanere a casa nostra anche per il resto della sua vita o almeno finche non avrebbe avuto l'opportunità di sistemarsi al meglio.
I miei erano felici del fatto che il mio gruppo di amici si fosse allargato e così lo erano anche gli altri: avevano detto più volte che quei tre fossero molto simpatici e infatti non c'era stato alcun problema per formare un gruppo tutti e nove insieme; si, anche Misun.
A proposito di Misun, erano passate settimane dal nostro bacio e da quella chiacchierata nel bagno di casa sua e nessuno dei due aveva più avuto il coraggio di guardare l'altro negli occhi. Fortunatamente non capitava mai di trovarci completamente da soli e perciò non rimanevamo in situazioni imbarazzanti, però era più che evidentemente che qualcosa tra noi fosse successa. I miei amici del campo anche lo avevano notato e mi avevano fatto diverse domande ma io non ero riuscito a parlarne nemmeno con loro.
Avevo confessato ogni cosa, del fatto che l'avevo sempre amata e del fatto che non volevo avere nulla a che fare con lei oltre all'essere migliori amici. Avevo capito ormai che anche la ragazza provasse qualcosa per me, non sapevo se semplice affetto o anche dell'attrazione fisica ma avrei cercato in tutti i modi di evitare che qualcosa accadesse tra noi: non mi sarei mai potuto perdonare distruggere la nostra amicizia per uno stupido sentimento che non sarebbe nemmeno dovuto esserci.
Che cosa avrebbe pensato Mingi? Che probabilmente ero soltanto uno schifoso che si faceva la sorella minore, ecco che cosa. E pensare che per me lei era come davvero una sorella, ora invece era tutt'altro e non potevo proprio permettermelo.
In quel momento ero sdraiato sul mio letto mentre ascoltavo un po' di musica e rimanevo incastrato tra i miei pensieri, ma quella tranquillità non durò molto visto che il mio cellulare squillò l'attimo dopo.
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