Yunho
Presi un lungo sospiro e spalancai gli occhi, non vedendo nulla per i primi secondi e non riuscendo a sentire niente se non della totale confusione nella mia testa. C'erano troppe persone attorno a me e io non ne riconoscevo nessuna almeno in quel momento, e ciò mi fece piano piano entrare nel panico più totale.
Guardai per qualche secondo gli occhi dei tre individui che mi stavano fissando e poi li vidi avvicinarsi a me, io d'istinto mi scansai e alzai le mani in difesa.
«Che sta succedendo?»chiesi allora sinceramente volenteroso di sapere cosa stesse accadendo intorno a me. Alzai la testa e riuscii ad udire l'inconfondibile suono della macchina dell'ospedale che teneva il conto dei battiti cardiaci e di altri valori. Questo significava che fossi in ospedale in quel momento.
«Che volete da me?»domandai ancora una volta, alzando il tono di voce e uno di loro mi poggiò le mani sulle spalle e mi spinse a sdraiarmi sul letto, cosa che io feci mentre sentivo il suono dei miei battiti accelerare.
«Stai calmo, ti stiamo solo aiutando e non possiamo farlo se ti fai prendere dal panico, okay?»affermò un altro ignorando completamente le mie domande e fissandomi per un attimo in viso come a voler scorgere un minimo cenno di risposta, cosa che però non ottenne. L'attimo dopo lo stesso medico tirò fuori dalla sua tasca quello che a me sembró una penna e lo accese, facendo illuminare uno degli estremi per poi puntarmelo contro.
Ebbi l'istinto di chiudere gli occhi ma fu talmente veloce che io nemmeno me ne accorsi, poi si tolse qualcosa dal collo ma io non riuscii a capire di che cosa si trattasse perchè vedevo sfocato a causa del veloce battito di ciglia che stavo avendo in quel momento.
Capii che si trattasse di uno stetoscopio nel momento in cui sentii un improvviso freddo sul petto, allora abbassai lo sguardo e vidi ciò che non mi sarei mai aspettato di vedere: due macchie arrossate più o meno quadrate, come se avessi subito da poco delle bruciature.
«Che...che diavolo sono queste?»chiesi alzando in braccio per indicarle ma mi resi conto che non potevo muovermi più di tanto a cauda dei tubi che erano stati inseriti nelle mie vene per controllare i miei valori.
«Ragazzo, ieri sei caduto e hai battuto la testa, sei stato portato qui e hai dormito per più di ventiquattro ore. Qualche minuto fa hai avuto una crisi respiratoria e l'unica alternativa era quella di attuare una rianimazione cardiopolmonare attraverso l'utilizzo di un defibrillatore. Adesso smettila di muoverti e lasciaci finire le tue visite.»mi disse uno dei tre ed io ascoltai attentamente quello che mi disse, rimanendo completamente sconvolto e rendendomi conto di non ricordarmi nulla di quello che fosse successo quando avevo avuto questa accidentale caduta, l'unica cosa che sapevo era che la mattina mi ero svegliato e avevo sentito un gran baccano fuori dalla tenda dove mi trovavo ad alloggiare, poi nient'altro. E ora mi ritrovavo lí, in una stanza d'ospedale, completamente incapace di capire i miei sentimenti e le mie emozioni.
«Yunho...»sentii una voce a me familiare chiamarmi e, quando riuscii ad alzare la testa riuscii ad inquadrare delle persone che fino a quel momento erano state sfocate e che proprio non avevo visto.
Le riconobbi subito: i miei genitori, mio fratello, San, Mingi e Misun erano lí, insieme e tutti mi stavano guardando chi con le lacrime agli occhi e chi con le mani tra i capelli. Era stata la ragazza a chiamarmi per nome e forse fu proprio grazie a lei che riuscii a tornare su due piedi.
«Fateci entrare, per favore, sta bene ora!»cercò di convincerli mio padre facendo qualche passo avanti per entrare ma immediatamente vennero fermati da uno dei medici.
«No, lasciali entrare, ho finito, il ragazzo sta bene ora.»affermò quello che mi aveva controllato fino a quel momento e io sorrisi, cosa che fecero anche loro dietro la porta. Due dottori uscirono dalla stanza e uno rimase dentro, per accertarsi che i miei valori non si alterassero, poi la mia famiglia e i miei amici entrarono dentro.
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Good Lil Boy[J.Y.]
Fanfiction«Non riesco a starti lontano.» «E io non voglio che tu lo faccia.» Misun è al suo ultimo anno di liceo, ha un fratello maggiore e degli amici conosciuti grazie a sua madre, che aveva voluto che i suoi figli facessero amicizia con quelli delle sue du...