«Non riesco a starti lontano.»
«E io non voglio che tu lo faccia.»
Misun è al suo ultimo anno di liceo, ha un fratello maggiore e degli amici conosciuti grazie a sua madre, che aveva voluto che i suoi figli facessero amicizia con quelli delle sue du...
Arrivati a giugno il nervosismo nel corpo di Misun era avvertibile a fior di pelle. I professori avevano dato tregua ai ragazzi in modo tale che questi si potessero iniziare ad organizzare con gli esami ma la mia ragazza era evidente che non riuscisse a stare tranquilla.
Aveva preso a mangiare una sola volta al giorno in modo tale da risparmiare tempo, cosa che non faceva affatto bene alla sua salute, e la notte non riusciva ad andare a dormire prima delle tre per poi svegliarsi sempre alle sei la mattina; cosí da almeno una settimana. Erano state tante le sere che ero andato a casa sua per poi fingere di addormentarmi in camera sua per passare la notte con lei e controllare che dormisse e, nonostante fosse difficile evitare le sue provocazioni notturne, mi trattenevo per lasciarle un meritato riposo. Dentro di me sapevo che si comportava cosí per avere una scusa per rimanere sveglia e non prendersi una sgridata da parte mia.
Ero piuttosto preoccupato di come si sarebbero potute evolvere le cose col passare dei giorni, avevo paura che la situazione peggiorasse con l'avvicinarsi del giorno degli esami e non sapevo come comportarmi per fare in modo che ció non accadesse davvero.
Quel giorno ero a casa sua, stavo aspettando che tornasse in camera visto che era andata a prendere qualche merendina da mangiare durante il suo studio e io stavo sfogliando tra le sue pagine di inglese. Quel pomeriggio aveva deciso di voler ripassare la grammatica visto che era da un po' che non si esercitava e avevo deciso di ascoltarla mentre elencava le regole e alcune frasi per correggerla. Fortunatamente me la cavavo con la lingua o altrimenti sarebbe stato un bel problema.
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Mentre leggevo alcune cose su quel libro per rifare mente locale sulle cose da apprendere, notai dei riquadri agli angoli delle pagine dove c'erano delle scritte di Misun che rispondevano ad alcune domande, ovviamente erano risposte di anni fa visto che aveva smesso di studiare la grammatica già tre anni fa, infatti il libro era anche vecchio.
Grazie a quelle domande mi venne in mente un'idea che sarebbe riuscita anche a liberarle un po' la mente e a farla rilassare, perciò presi alcuni foglietti ed una penna trascrivendoci sopra tutto quello che leggevo e facendo in più fretta possibile, prima che Misun tornasse in camera sua. Ciò però accadde l'attimo dopo e mi resi conto che insieme a lei anche sua madre l'aveva accompagnata, perciò smisi di scrivere e mi sedetti in maniera composta sul letto della figlia mentre quest'ultima si avvicinava a me con un piccolo vassoio.
«Volevo solo farmi sapere che sto uscendo, perciò voi studiate tranquillamente.»ci informò e noi annuimmo per poi salutarla. Questo significava una cosa sola: eravamo soli, e proprio grazie a questo sarebbe stato più facile mettere in atto il mio piano.
«Ho avuto un'idea che probabilmente ti piacerà.»affermai sdraiandomi sul materasso su un fianco, lei mi raggiunse e e si mise a pancia in su mentre apriva il pacchetto di una merendina al cioccolato, addentandola.
«Sarebbe?»mi chiese con la bocca impastata e io sorrisi prima di mordermi il labbro inferiore, sentendomi anche leggermente a disagio per ciò che avrei detto a breve con la paura di essere rifiutato.