«Non riesco a starti lontano.»
«E io non voglio che tu lo faccia.»
Misun è al suo ultimo anno di liceo, ha un fratello maggiore e degli amici conosciuti grazie a sua madre, che aveva voluto che i suoi figli facessero amicizia con quelli delle sue du...
Il giorno in cui Yunho fu dimesso, avevo deciso che avrei passato l'intera notte a casa sua, con lui e per la prima volta dopo settimane avrei avuto l'opportunità di dormire di nuovo con lui, stretta al suo corpo e beandomi del suo calore corporeo.
Volevo che quella notte fosse speciale per entrambi, per questo avevo deciso che gli avrei confessato i miei sentimenti e mi sarei completamente messa a nudo, come mai prima d'ora avevo fatto in vita mia.
L'averlo quasi perso mi aveva fatto capire quanto importante fosse il renderlo consapevole dei miei veri sentimenti, non volevo aver alcun rimpianto e per fare in modo che ciò accadesse dovevo essere sincera con lui ma, in primis, con me stessa.
L'avrei fatto, gliel'avrei detto, speravo soltanto che quando il momento sarebbe arrivato non avrei perso tutto il coraggio che mi stava animando proprio in questo momento.
Ora mi trovavo nella sua stanza, in attesa del suo arrivo. Da quel che sapevo a breve avrebbe fatto la sua comparsa insieme alla sua famiglia, Wooyoung mi avrebbe avvertito quando sarebbero giunti al portone della loro abitazione: ovviamente Yunho non sapeva che io fossi lí in quello stesso istante.
Poi, proprio quando mi sedetti sul letto, sentii il mio cellulare squillare e capii sin da subito che si trattasse dell'allarme da parte del fratello minore tra i due.
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Mi alzai quindi dal materasso e poggiai il telefono sul comodino, prima di sistemarmi la gonna e di controllarmi velocemente allo specchio della stanza, poi misi su un sorriso e mi misi letteralmente davanti la porta della stanza, in attesa che si aprisse.
Non dovetti aspettare a lungo che ciò accadde, rivelando il ragazzo di cui ero innamorata e che da diverse ore stavo aspettando, il quale non appena si accorse della mia presenza si bloccò non sapendo esattamente cosa dire o fare.
«Ma che...»ma non lo lasciai finire che con una spinta mi precipitai contro di lui, stringendolo in un abbraccio spacca ossa che ci tolse il fiato. Averlo di nuovo con me, senza i fili attaccati alla sua pelle o il camice dell'ospedale era cosí strano che ora che ce l'avevo di nuovo davanti agli occhi mi sentivo sull'orlo del piangere a causa dell'emozione. Le mie braccia si agganciarono attorno al suo collo e lui, che rispose subito alla stretta, mi prese per la vita, facendo in modo che i nostri corpi aderissero in ogni punto e rendendomi capace di udire il suo battito cardiaco.
Mi sembrava strano averlo di nuovo in quel modo, unito a me sia fisicamente che sentimentalmente, mi faceva sentire cose che mai con nessun altro avevo sentito e mai avrei provato in vita mia. Era tutto cosí bello e strano allo stesso tempo e non sarei mai stata pronta a lasciarlo andare, non di nuovo.
Dopo attimi che parvero brevi infiniti ci separammo ma soltanto per far attaccare le nostre bocche, mi misi in punta di piedi per facilitargli l'accesso alle mie labbra e lui mi strinse ancora di più se possibile, facendo quasi in modo che i miei piedi non toccassero per terra. Subito le mie mani salirono verso l'alto e andarono a sfiorargli ormai il piccolissimo ma esistente mullet sul retro della nuca, mentre continuavamo a far sfiorare più e più volte le nostre labbra. In quei baci c'era di tutto: amore, affetto, arrabbiature, tristezze, malinconie ma più di tutto c'era la mancanza che avevamo provato l'uno nei confronti dell'altra in quei giorni in cui i nostri incontri erano stati limitati dal fastidiosissimo orario di visita dell'ospedale e dal fatto che la maggior parte delle volte solo la famiglia potesse entrare a trovarlo.