«Non riesco a starti lontano.»
«E io non voglio che tu lo faccia.»
Misun è al suo ultimo anno di liceo, ha un fratello maggiore e degli amici conosciuti grazie a sua madre, che aveva voluto che i suoi figli facessero amicizia con quelli delle sue du...
Stavo correndo. Non avevo corso mai cosí tanto in tutta la mia vita. Ero soltanto andata via per un paio di ore, per pranzare e farmi una doccia, e in quell'arco di tempo tutto ciò doveva succedere.
Il tweet di Yunho in pochi minuti aveva fatto il giro della Corea e in poche ore quello del mondo. Tutti erano venuti a sapere dell'attacco da un accampamento poco distante dal loro, a quanto pare mandato sotto un istituzione sconosciuta la quale, senza nemmeno le autorizzazioni necessarie, aveva fatto di testa sua e aveva fatto cadere delle bombe proprio sul posto dove stava alloggiando Yunho.
E ovviamente lui era rimasto ferito. Non era chiaro cosa fosse successo, sapevo soltanto che era caduto per terra e sbattuto la testa ad una roccia, il quale l'aveva fatto svenire sul momento. Non appena poi l'attacco si era concluso lo avevano portato subito su un aereo in un ospedale e poi la famiglia era stata avvertita. Wooyoung ci aveva scritto e ci aveva detto in quale ospedale si trovasse e tutti noi eravamo immediatamente andati lí, per poi essere informati sul fatto che stava subendo un intervento a causa della troppa perdita di sangue dalla nuca.
Ieri poi dopo l'operazione soltanto la famiglia aveva potuto vederlo, perciò nessuno di noi potè entrare neanche per guardarlo dormire. Era cosí stressante il fatto di essere soltanto ad un paio di metri di distanza da lui e non poter fare niente. Anche Mingi era venuto con noi, dopotutto era il suo migliore amico, e sarebbe stato da vero stronzo non presentarsi.
Oggi mi ero presentata di primo mattino in ospedale e ci avevo trovato soltanto Yeosang e Jongho che chiacchieravano su delle sedie proprio di fronte alla porta del nostro amico. Probabilmente erano rimasti tutta la notte ma come fargliene una colpa? Ci eravamo dati il cambio e ora io dovevo solo aspettare che mio fratello e San che arrivassero, ma nel frattempo anche Wooyoung si era presentato, portando gli ultimi documenti.
«Dovresti andare a mangiare qualcosa.»mi disse ad un certo punto lui, quando anche gli altri due erano arrivati. Probabilmente si era reso conto del mio aspetto e di come tremassi, e proprio per questo me lo stava dicendo.
«Non ho fame.»risposi sinceramente portandomi un dito alle labbra e mordicchiandomi una pellicina, continuando a fissare il vuoto intensamente senza distogliere lo sguardo o sbattere le palpebre. Non avevo dormito molto quella notte e ora stavo andando avanti grazie al caffè e all'ansia che scorrevano nelle mie vene.
«Almeno vai a casa a farti una doccia, puzzi.»aggiunse San cercando di convincermi e a quel punto alzai gli occhi al cielo, sentendomi improvvisamente una barbona.
«Va bene vado, vado, oh mio Dio come siete pesanti.»gli risposi alzandomi dalla sedia e sbuffando, iniziando a camminare per il corridoio dell'ospedale verso l'uscita, con l'intenzione di tornare a casa, cucinarmi qualcosa e farmi una doccia, almeno per riprendere un minimo le forze che avevo perso tra le lacrime e il nervosismo.
Ma ovviamente, per la prima volta in ventiquattr'ore che cercavo un attimo di pace, qualcosa doveva andare storto.
Infatti mentre mangiavo una forchettata di pasta avevo sentito il telefono vibrare ed ero stata quasi tentata dall'ignorarlo e godermi quel piatto, ma poi l'ansia e la paura avevano sovrastato tutto; e per fortuna l'avevano fatto.
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