CAPITOLO 9- Il banchetto a Mercia

65 17 25
                                    

Era già pomeriggio inoltrato, si vedeva dal sole che spuntava dalla finestra che illuminava con luce fioca la stanza.
Essendo di piccola grandezza e coperta da assi di legno poste in orizzontale, piantate con dei chiodi al muro.
Lei si svegliò, piano aprì gli occhi, ancora mezza assonnata si ricordò che doveva prepararsi.
Si guardò e si accorse di essersi addormentata con il vestito addosso.
Infatti il giorno prima si era sdraiata sul tavolino, non aveva dormito così tanto bene con la testa sul duro, proprio per questo le faceva un po' male.
Di lì a poche ore doveva andare al banchetto, che si sarebbe tenuto a Mercia in onore del principe.
Ma non era quello che la preoccupava: non era pronta del tutto per parlare con dei re, aveva paura di fallire la sua parte e perdere la sua occasione.
Poi si ricordò che tutto questo lo stava facendo per il suo Asger e non doveva demoralizzarsi.
"Ce la posso fare, devo farcela!" si convinse nella sua testa.

Non si accorse neanche che la ragazzina della banda aveva bussato, da quanto era frastornata.
Lei accorgendosi che non rispondeva aveva spalancato la porta, ancora aveva la mano sulla maniglia ramata.
《Black Hunter, andiamo che facciamo tardi, il capo mi ha mandato a chiamarti.》
Si voltò verso la ragazza e vide un pezzo di vetro in un angolino nella stanza.
Non era molto grande ma rifletteva bene la luce e anche il suo riflesso.
Notò che era un disastro, i suoi capelli biondi erano tutti scompigliati e non ce n'era uno al suo posto.
《Arrivo subito... tanto sono già vestita, prendo solo la mia spada e mi sistemo meglio i capelli. Te intanto avviati pure, ti raggiungo.》
La ragazzina uscì dalla sua stanza e scese le scale, due per volta come faceva sempre e quando arrivò all'ultimo scalino fece un salto in avanti per scendere.
Si sentì un piccolo rumore sul pavimento, come un tonfo. Lei sembrava tranquilla all'idea di entrare a Mercia, non era in ansia come lei.
Si avvicinò allo specchio, si toccò una ciocca di capelli e se la rigirò sul dito.
"È arrivato il momento di tentare la sorte, comunque vada troverò una soluzione al problema che mi si parerà davanti.
Non posso stare a preoccuparmi tutto il tempo, devo fare come quella ragazza e vivere ogni momento come se fosse l'ultimo.
Sono una scienziata dopotutto, trovo sempre la risoluzione a nuovi problemi, lo farò anche stavolta.
Anche se non sarà una cosa semplice da fare, non mi tirerò indietro, sono arrivata fin qui ormai.
Ho pure fatto una rapina come ricercata, cosa che non mi sarei mai aspettata di fare in tutta la mia vita."
Si sistemò i capelli, lisciandoli con le dita, poi notò che sul tavolino c'era anche una specie di pettine in rame, così continuò con quello.
Appena ebbe finito, vide la sua spada appoggiata sul "letto", o forse era meglio dire giaciglio perché c'erano solo una coperta piena di buchi e della paglia.
Lei però aveva dormito sul tavolo e non l'aveva nemmeno toccato, quindi non sapeva se era comodo o meno.
Prese la spada e la mise sotto il vestito, le poteva sempre essere utile in situazioni di pericolo, meglio averla sempre con sé.
Prese anche la sua borsa, che era dietro di lei, quella che si era portata dal futuro.
Era semplice, come quelle che vendono nel futuro, dove ci puoi mettere di tutto tanto è senza fondo, ma poteva esserle d'ingombro in un combattimento perché era abbastanza grossa... solo in quel momento si ricordò di quando l'aveva presa.

Era una borsa che aveva rubato all'armeria dove lavorava, un giorno infatti era stata presa di mira dai suoi colleghi e lei era corsa via dal laboratorio in lacrime.
Era entrata per sbaglio in quella stanza particolare, era piena di invenzioni, oltre ai fucili modificati e aveva visto questa semplice borsa su uno scaffale, era piena di polvere e sembrava inutilizzata a primo occhio.
Sul cartellino che c'era davanti si ricordò di aver letto "borsa che si riduce", non aveva mai capito cosa significasse, perché come fa una borsa a ridursi si era detta... ma ora forse dopo tanto tempo c'era arrivata!
Era probabile che da qualche parte c'era un meccanismo che la faceva rimpicciolire e lei non l'aveva mai visto.
Tanto valeva provare, non le costava nulla cercarlo per qualche minuto.
Infatti lo trovò quasi subito, aveva toccato qualcosa all'interno e la borsa si stava restringendo in mano.
Ormai era diventata più piccola della mano, di grandezza sembrava una noce, come avrebbe fatto a farla tornare alle sue normali dimensioni adesso?
Provò a toccarla da tutte le parti e non funzionò nulla poi si accorse, solo dopo un momento di ricerca, che sul lato della borsa c'era un piccolo puntino nero un po' rialzato rispetto al resto, lo toccò e quella tornò alle dimensioni normali, con anche le cose che erano dentro intatte.
Aveva scoperto solo ora il meccanismo della sua borsa, in così tanto tempo che l'aveva in casa.
Non ci aveva mai fatto caso perché non l'aveva studiata a fondo, le sarebbe stato utile ora quel pulsante! Mise quindi la sua spada e il suo scudo nella borsa.
Erano regali del suo Asger e non li avrebbe mai persi o lasciati da qualche parte in Inghilterra, soprattutto non in una casa di criminali.

L'ULTIMA GUERRIERA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora