CAPITOLO 2- Salto nel passato

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Decise di esplorare la zona prima di trarre conclusioni affrettate o di andare nel panico.
L'unica soluzione era che doveva lasciare la macchina del tempo e andare a cercare qualcuno, anche solo per sapere in che anno era.
Cosa non affatto scontata al contrario di quello che si penserebbe.
Infatti ogni secolo aveva le sue regole e il suo modo di comportarsi, inoltre gli uomini avevano diverse conoscenze, soprattutto in ambito scientifico.
Aveva il terrore di incontrare dei malintenzionati per la strada, ma non poteva rimanere lì in mezzo al nulla da sola.
Le possibilità di tornare a casa erano ormai quasi nulle, come la sua speranza.
Anche se fosse tornata a casa non sarebbe cambiato molto: in ogni caso non aveva nessuno che avrebbe notato la sua scomparsa.
Quindi l'unica soluzione era vivere questa nuova avventura in questo nuovo mondo.
"Cosa ho da perdere?"
Decise di non tenere in bella mostra la sua macchina del tempo.
Anche perché non era una scelta saggia lasciarla incustodita, quindi si mise a fabbricare un nascondiglio per la sua invenzione.
Prese un localizzatore dalla sua borsa, che aveva portato dal futuro, questo al contrario della bussola non sembrava aver ricevuto danni dal fulmine, visto che possedeva un generatore d'energia al proprio interno.
Lo posizionò nel punto in cui l'aveva nascosta per ritrovarla, poi per sicurezza attivò il dispositivo di invisibilità con un pulsante all'interno, che aveva installato per non farla vedere a occhi indiscreti.
Infine decise di partire per la sua nuova avventura, in un posto a lei sconosciuto e nuovo.

Erano di sicuro ore che camminava, le facevano male i piedi, ma non aveva ancora trovato niente e nessuno... solo alberi e cespugli.
Il paesaggio era sempre uguale e di fiori neanche l'ombra.
Non aveva mai avuto il senso dell'orientamento e a questo punto pensava di essersi persa in qualche modo tra i sentieri.
Chissà dove si trovava adesso, poteva essere in qualsiasi posto.
Però aveva dedotto di essere in un paese nordico, visto che faceva molto freddo e aveva riconosciuto la vegetazione tipica di lì.
Un soffio di vento le fece venire i brividi lungo la schiena.
In tutto ciò si accorse che aveva ancora il camice, anche per questo forse stava tremando.
Non si era ricordata di cambiarsi e sapeva benissimo che non lo poteva tenere per non alterare il continuo spazio-temporale.
Così lo tolse, lo mise nella borsa e si mise un giacchetto al suo posto, che andava bene per qualsiasi epoca, per coprirsi dal vento.
Un brontolio risuonò in tutta la foresta, solo allora si accorse che era il suo stomaco.
Aveva fame dopotutto era dalla sera prima che non toccava cibo, così prese un panino che aveva portato in caso di emergenza e lo divorò a grandi morsi.
Appena ebbe finito, bevve un po' d'acqua che aveva portato.
Putroppo la finì subito e dovette continuare il suo cammino.
Non aveva portato armi con sé, solo un coltellino per il cibo e con quello non poteva certo cacciare animali di grandi dimensioni.
Quindi finite le provviste sarebbe morta di fame e di sete, perché quella foresta non trovava fine.
Stava per perdere le speranze, la disperazione era imminente, quando a un tratto vide tra gli alberi un gabbiano.
"Se lo seguo mi potrebbe portare verso il mare e quindi farmi avere qualche informazione in più sul luogo."
Così lo seguì per qualche chilometro, poi l'animale si fermò su un masso bello grosso in mezzo alla foresta.
Lei si avvicinò, facendo attenzione a non fare troppo rumore.
Ma questo spiccò di nuovo il volo e lei cadde a faccia in giù sul terreno per colpa di un ramo cascato.
Appena rialzò la testa, osservò quello che aveva intorno.
Si fermò subito su un puntino in lontananza che aveva colpito la sua attenzione: davanti a sé scrutò delle case, anzi erano più delle capanne, non molto lontane da lì.
Quel volatile le era stato utile a trovare la strada per la popolazione locale.
Magari era un segno divino e da qualche parte qualcuno credeva in lei.
"Adesso posso comunicare con persone vere e non più maledire gli alberi!"
Aveva trovato il primo villaggio dopo moltissime ore nel bosco, fece un sorriso.
Era esausta, ma con le ultime forze che aveva in corpo, nonostante le gambe molli e gli occhi che le si chiudevano dal sonno decise di proseguire.

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