La maggior parte dei guerrieri stavano già combattendo al centro della pianura, lei si trovava nelle retrovie.
Questo perché Asger le aveva sempre detto di rimanere indietro, era più sicuro per lei. Si guardò intorno, l'aria era piena di pulviscolo e il vento trasportava l'eco delle spade che si scontravano tra loro come una danza. A un certo punto lo vide: Asger si trovava a metà strada tra la cittadina e il boschetto, era intento a schivare un attacco.
Il suo avversario era un soldato a cavallo, sembrava troppo sicuro di sé per questo riuscì a disarcionarlo con facilità.
Quest'ultimo cadde sul terreno con un tonfo e nella mossa brusca urlò di dolore.
Si toccò la schiena, poggiò la mano sulla spina dorsale e si accorse che non si poteva più muovere con il bacino.
Terrorizzato provò a chiedere aiuto ma non ebbe il tempo di fare altro, visto che Asger gli mozzò la testa con un solo colpo netto.
Il compagno vicino a lui, notando il soldato ormai morto, sferrò un colpo contro il vichingo.
Quest'ultimo si abbassò e raccolse l'ascia, poi si buttò sull'avversario facendolo cadere a terra.
Si rotolarono e il nemico lo disarmò dandogli un pugno nello stomaco.
Tentò di pugnalarlo ma il tentativo fu vano, visto che lo mancò.
Il coltello gli si conficcò nel terreno e non riusciva ad estrarlo, mentre lo stava togliendo, Asger lo afferrò da dietro e iniziò a tirargli sul volto.
Del sangue colò dal suo naso, poi dalla bocca fino al mento, ma non gli diede tregua.
Questo fino a quando non ne perse così tante da morire dissanguato e sofferente.
Lei intanto stava osservando la scena da lontano, per un attimo era rimasta immobile.
Tornò subito concentrata sulla battaglia, non voleva essere da meno così si buttò nella mischia.
Si scaraventò sul primo inglese davanti a lei, alzò la spada sulla sua testa e gliela mozzò.
Subito dopo si voltò e corse verso il centro della battaglia.
Notò che quel punto era pieno di cadaveri, storse il naso per l'odore del sangue.
Osservò meglio il vestiario per capire di che schieramento erano, dato che molti di loro erano mutilati.
La maggior parte erano inglesi, considerando anche gli stendardi.
Alzò lo sguardo e davanti a lei si pararono dei nemici.
Uno di loro avanzò e mirò al suo fianco, rapida prese uno scudo da terra e parò il colpo.
Non le diedero il tempo di difendersi che un altro l'attaccò con la sua lancia appuntita.
La punta si conficcò nella sua carne, urlò di dolore, le cascò l'arma ma reagì nonostante esso.
Con entrambe le mani allontanò l'arma dal suo ventre, sul suo volto c'era dipinta la sofferenza.
Si piegò a terra la riprese e sferrò un colpo dritto al suo cuore, visto che aveva abbassato le difese.
Si guardò la ferita, si fece forza e si rimise in guardia.
I due uomini l'attaccarono in contemporanea da parti opposte, sperando di sopraffarla.
Si destrò bene con entrambi, visto che si abbassò e si colpirono a vicenda.
Una fitta proveniente dalla lesione la fece accasciare al suolo.
Strappò un lembo della sottoveste e cercò di fermare l'emorragia legandolo stretto.
Non fece in tempo a osservare il suo lavoro che svenne.Un corno risuonò nella pianura tramite i fruscii del vento, lo ascoltò per qualche secondo, proveniva da dentro le mure della cittadina.
"Significa che si stanno ritirando, abbiamo abbassato le loro difese e siamo in vantaggio."
Le passarono accanto molti soldati nemici, non si curarono per nulla di lei, restò ferma.
Squadrò la zona in cerca di Asger, ma di lui nessuna traccia.
"Chissà dov'è finito... devo cercarlo. Spero proprio che non sia già nel Valhalla. Deve essere vivo, ne sono sicura."
Altri uomini l'affiancarono, stavolta erano dei suoi, stavano rincorrendo gli inglesi.
Adocchiò una faccia familiare nella mischia, dietro di lui c'era Giselle.
La ragazzina aveva un grosso taglio sulla fronte, inoltre zoppicava sulla gamba sinistra.
L'uomo era più o meno nelle stesse condizioni, erano entrambi a pezzi.
Però stavano comunque seguendo gli altri ammassati alle porte di York, dato che i nemici si erano rifugiati al loro interno.
Alcuni dei loro erano riusciti a entrare prima della chiusura, quindi combattevano per far passare il resto dei guerrieri.
Dall'alto dei bastioni i nemici scagliavano frecce e pietre per rallentare la loro corsa.
A un certo punto le porte si spalancarono, sentì le urla di gioia di alcuni mentre altri, come lei, restarono sorpresi della cosa.
Spalancò la bocca, poi la richiuse e si mise a correre verso quell'entrata con tutte le forze che le erano rimaste, tenendosi il fianco che le faceva ancora male.
Era come una calamita, l'attirava a sé e lei non poteva che assecondare il movimento.
Più si avvicinava più poteva udire le urla, un brivido le risalì lungo la schiena.
Sollevò gli occhi celesti verso le mura, poi varcò la porta della cittadina.
Notò che era stata una delle ultime ad entrare, gli altri si erano subito fiondati dentro senza pensarci due volte.
La battaglia si stava svolgendo più avanti, ma lei non si mosse.
Restò un attimo lì, le case erano perlopiù distrutte dalle fiamme.
Altre invece erano piene di cadaveri e sulla strada la situazione era uguale.
In terra c'era una distesa di armi, scudi distrutti e corpi, qualcuno di loro era ancora vivo e stava cercando pure di alzarsi ma ricadeva subito per le poche energie.
Distolse la vista, si concentrò sulle strada davanti a lei, notò del grigio più avanti farsi largo nel cielo.
"Devo proseguire, hanno bisogno di me laggiù. Soprattutto Asger e Jonathan."
Ricominciò a correre, si dovette fermare diverse volte per lo sforzo, anche solo per riprendere fiato ma non si diede per vinta.

STAI LEGGENDO
L'ULTIMA GUERRIERA
AbenteuerBrynja è una scienziata che vuole scoprire le sue origini, così decide di indagare partendo dal suo passato. In un giorno di pioggia, dopo tanti tentativi falliti, un fulmine colpisce la sua invenzione che si aziona da sola. La macchina del tempo ch...