CAPITOLO 14- Tradimenti e arrivi inaspettati

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Erano arrivati solo da qualche giorno nella cittadina di Ripon, Asger aveva già ripreso il comando del posto. Proprio adesso era con Egil, che lo stava aiutando a pianificare l'attacco a York.
Egil aveva mandato alcuni esploratori vicino alla cittadina, ma questi non erano tornati.
In quel momento lei si trovava nelle sue stanze, guardava il soffitto.
Non ci aveva fatto molto caso, essendo stata impiegata con Asger per tutto il tempo, ma la camera era davvero molto spaziosa.
Aveva grosse finestre di legno con delle tende di velluto bianche, un po' bruciate sul fondo, probabilmente a causa di qualche candela cascata o a un attacco passato.
Il letto si trovava al centro ed era a due piazze, le coperte rosa e nere, con qualche sfumatura bianca erano pesanti e tenevano al caldo, nonostante l'arrivo dell'estate.
Accanto ad esso c'era una sedia di legno, sopra di essa un cuscino ricamato.
Dall'altro lato c'era un tavolino traballante con sopra una candela spenta.
Sul pavimento un grande tappeto decorato con fiori non lasciava intravedere sotto.
Non ebbe il tempo di osservare oltre, perché qualcuno bussò alla porta.
Si alzò dal letto e andò ad aprire, davanti a lei c'era Asger.
"Probabilmente ha finito prima ed è venuto da me per parlare... magari è una cosa importante."
Aveva una spada legata alla vita e una lettera in mano.
Notò quest'ultima e si soffermò sul sigillo ancora intatto, una rosa laccata di rosso che circondava una spada argentata.
《Mi è arrivata questa dal re di York, volevo leggerla con te, se sei d'accordo》ruppe il sigillo e le mostrò il foglio, così lesse velocemente e si soffermò sulla parte centrale con la bocca spalancata.
"I miei uomini hanno trovato i vostri armati nel mio territorio che bruciavano le nostre risorse. Non so le vostre intenzioni iniziali, ma ci avete dichiarato guerra quando avete attaccato per primi. Hanno ucciso dei civili e questo è inaccettabile.
Sono un uomo d'onore e quindi come avvertimento ho esposto le loro teste su delle picche davanti alle porte della mia città. La vostra fine sarà la stessa o peggiore, state certi di questo."
《Non eravamo pronti ad attaccarli, perché hai ordinato questo?》chiese lei ancora sorpresa.
《Non sono stato io, qualcun'altro ha modificato l'ordine impartito. Dobbiamo scoprire chi è stato, non posso permettere una cosa simile.
In ogni caso dobbiamo preparare le armi, non accetteranno una resa questi inglesi. Vado da Egil, lo informerò della situazione delicata e partiremo presto per York.》
《Voglio venire con te stavolta, ti potrei aiutare in qualche modo》lui annuì, così dicendo uscì dalla porta e si avviò verso la sala del trono, seguito da lei.

Percorsero il corridoio fino ad una grande porta in legno con decorazioni in ferro, Asger la spinse verso l'interno ed entrò.
Lei fece lo stesso e notò i molti uomini riuniti nella sala tra cui Egil, tutti avevano le armi puntate verso di loro.
Asger sguainò la spada e lei indietreggiò terrorizzata, stava per chiamare aiuto ma un uomo le mise una mano sulla bocca per non farla gridare.
Egil fece cenno con la testa ad Asger di arrendersi, ma lui voleva sapere il perché di questa ribellione.
《Siete stati voi ad ordire tutto questo? Perché l'avete fatto?》chiese lui deluso dal loro comportamento, mentre abbassava la spada in segno di resa.
《Esatto, sono mesi che lo stavamo programmando. Poi siete arrivati voi e avete rimandato il tutto... non l'abbiamo accettato e il consiglio privato, che abbiamo proclamato in vostra assenza seguendo l'esempio dei nemici, ha inviato quegli uomini per dare agli inglesi un messaggio di guerra》esclamò un uomo sulla destra, aveva capelli lunghi castani che gli ricadevano sugli occhi aggressivi, neri di rabbia.
Il suo naso era allungato e aveva una gobba, la bocca era piccola e la fronte corrucciata.
《I nostri soldati non sono pronti ad affrontare una battaglia. Dovevamo riposarci prima. Avete scatenato una forza più grande di noi e adesso come pensate di combatterli? Siete dei traditori oltretutto e dovrei farvi rinchiudere per avermi disobbedito, dovevate chiedermelo prima di decidere. Sono ancora io il re dei vichinghi, fino a prova contraria》Asger li guardò con aria sconsolata.
《Non puoi attaccare senza il nostro aiuto, gli uomini di Ripon sono a noi fedeli e non si schiareranno al vostro fianco. Pagheremo per le nostre colpe se necessario, ma prima ascoltami.
Abbiamo pensato a tutto, infatti li affronteremo in campo aperto.
Un mio fidato esploratore ha trovato il posto perfetto: è una pianura circondata da enormi boschi, li porteremo là e piazzeremo delle trappole》Egil prese la parola spiegando il piano che avevano ideato, ma Asger lo disapprovava in pieno così provò a prendere parola senza successo, ricevendo un pugno in faccia, proprio sul naso.
Del sangue gli rigò il mento fino ad arrivare sul pavimento bianco, creando una piccola goccia.
Dentro di sé stava morendo di rabbia e le mani gli tremavano, voleva tanto ricambiarlo con la stessa medicina.
Lei aveva sentito e visto abbastanza, si riuscì a liberare dalla presa del soldato che la teneva bloccata con un morso e con un calcio ben assestato riuscì ad uscire, interrompendo anche il monologo di Egil.
Quest'ultimo ordinò ai due guerrieri più vicini alla porta di riportarla nella stanza, ma ormai lei stava già correndo per i lunghi corridoi in cerca d'aiuto.
Sentì urlare dietro di lei, ma continuò senza fermarsi fino al portone del palazzo che la separava dall'esterno.
Lì c'erano il padre di Liv e Jonathan, con altri guerrieri a loro fedeli, così cercò di attirare la loro attenzione.
Ci riuscì, infatti vedendola in pericolo, accorsero in sua difesa puntando le loro asce contro i soldati ribelli.
Subito dopo Jonathan assestò un colpo a quello più vicino e in poco tempo gli altri uomini lo seguirono instaurando un duello.
Ben presto i due uomini furono disarmati, così lei potè parlare del pericolo incombente.
《Egil ha disobbedito agli ordini del nostro capo e ha mandato un messaggio di guerra al nemico senza il suo consenso. Dovete aiutarmi, tiene Asger in ostaggio nella sala del trono.》
《Uomini, con me! Estraete le spade e seguitemi. Vieni anche te Jonathan, ci sarai utile. Tenete Egil in vita mi raccomando, ci serve vivo》ordinò il padre di Liv senza aspettare un altro minuto.

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