Scuola

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Zulema's pov

"Basta, adesso non riesco a capirci un cazzo, continuiamo domani"
affermo seccata continuando a maneggiare i fogli disordinati sparsi sulla mia scrivania,
È quasi mezzanotte e io e la mia amica Saray stiamo studiando praticamente di continuo, dovremmo prenderci qualche pausa ogni tanto o potrei impazzire.

"Vale, ci vediamo domani e studiamo come si deve" appunta Saray ricordandomi che dobbiamo metterci davvero d'impegno.
Abbiamo appena iniziato un nuovo anno di università, che è anche l'ultimo.
La scuola che frequento è prestigiosa, ma non come quello che potrei permettermi io...
Ma ho imparato che è bene mantenere sempre un profilo basso e non strafare, sopratutto quando si hanno segreti da mantenere, no?

Lascio andare via la mia amica e mi accendo nervosamente una sigaretta, esco sul terrazzino della mia camera ed inizio ad ammirare da questa posizione la Madrid notturna che tanto amo, il panorama che si vede da qui è indecifrabile, ogni volta lo osservo come se fosse la prima...
Sento vibrare il telefono dalla mia tasca interrompendo il mio ritaglio di "meditazione serale" e rispondo sbuffando:
"Papá?"
"Zule tutto bene?" chiede la voce profonda dell'uomo dall'altro lato.
"Diciamo" rispondo a monosillabi,
fa ridere il fatto che nonostante viviamo nello stesso luogo mi chiami per telefono, sicuramente per non disturbare la mia privacy visto che
sa quanto ci tengo, o più semplicemente perché la villa è troppo grande per la sua pigrizia nel  salire tutte quelle scale.
"Ascolta, hai portato tutto?"
"Chiamo Martín, fai fare a me" rispondo sicura
"Bene, nei prossimi giorni si lavorerà molto tesoro"
"lo sé" sorrido impercettibilmente felice di come io e l'imprenditore Zahir padroneggiamo con cura il nostro linguaggio "in codice"
Devo ammettere che stimo molto mio padre, è sempre stato un punto di riferimento la sua sicurezza, la capacità di incutere timore negli altri... saper agire con le persone.

Poso una mano nell'enorme tascone della felpa e chiamo Martín
che dopo pochi squilli mi risponde:
"Devi farmi una consegna" vado direttamente al punto, con un tono di voce molto stanco.
"Buonasera anche a te, mandami l'indirizzo allora" ridacchia rilassato il ragazzo dall'altra parte del telefono.
"Si e chiamami quando hai fatto, non metterti nei guai"
"Non vieni con me?"
Sbuffo al telefono, adesso ho solamente bisogno di riposare, di dimenticare lo stress delle giornate pesanti che mi aspettano.
"No vai da solo, ci sentiamo" chiudo di fretta la chiamata e rientro in stanza, buttandomi sull'enorme letto morbido quasi sfinita. Tra impegni di ogni tipo e stress giornaliero, non trovo un ritaglio per me e, a dirla tutta, non scopo da mesi, non flirto da mesi, non sopporto nessuno... Avrei proprio bisogno di uscire un po' e svagarmi.

È proprio in serate come queste che mi perdo nei miei pensieri, mi chiedo "Perché sto continuando i miei studi?" Potrei stare così bene così, seguire semplicemente le orme di mio padre come sto già facendo, del resto.
Eppure c'è qualcosa che mi tiene ancorata a proseguire, quella continua fame di dimostrarmi migliore degli altri, nello studio, negli impegni... In tutto.
Qualcosa che mi dice che io posso...
Beh, ecco perché lo faccio mi ripeto crollando dal sonno e chiudendo lentamente gli occhi. 

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Non amo svolgere le mie cose davanti scuola, ci sono troppi mocciosi universitari che mi camminano davanti e ciò mi rende più facilmente sgamabile.
Arrivata come al solito davanti scuola, mi guardo intorno e ricevo cenni di saluto da conoscenti e compagni di corso... non voglio sembrare una donna che se la tira, ma a dir la verità molte volte non ricordo nemmeno i nomi di gente che conversa con me.

A volte sbuffo aspettando la mia salvezza, Saray, o semplicemente
la gitana... attualmente una delle poche persone che sopporto davvero e che tratto con dignità.
"Dormito bene?" mi sorprende la donna toccandomi le spalle, squillante come sempre.
"Si, tu?"
"Ti vedo troppo giù, devi riprenderti" mi fa notare la donna.
"Estoy bien" sussurro sorridente alla mia amica.
Camminiamo con passo sicuro vicino Il cancello della scuola, davanti il quale ho un appuntamento di affari con un ragazzo che conosco da un bel po' ormai. Essendo il nuovo anno vedo molti volti nuovi...
Mmh, c'è una bella compagnia quest'anno, lo ammetto...
carne fresca tutta per me.

Mi distrae la vista di una ragazza che sta venendo ad alta velocità verso di noi, una ragazza bionda molto spaesata e disorientata, ho già capito che è sicuramente del primo anno...
Così sbadata che non si accorge di me davanti a lei e ci scontriamo,
mentre le cadono per terra un paio di libri che stringeva con timore tra le mani.
"S-scusami" mi chiede riprendendo velocemente i suoi libri, con modi di fare poco sicuri.
Mi tocco la spalla dolorante che la biondina ha urtato:
"Stai attenta cazzo" la rimprovero e mi giro senza darle tempo di replicare.

Saray si mette a braccetto con me e commenta con un ghigno:
"Zulema rilassati, sembri una settantenne stanca della vita"
"Uff, che palle Saray" commento guardando dritto, mentre vedo il ragazzo arrivare verso di noi, che ci saluta sorridente e ci fa segno di seguirlo... Che la giornata abbia inizio.

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