XX.

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Tu che ne sai (Rooftop Vers.) by Federico Di Napoli

Avevo paura di scoprire di essere fragile.
Avevo paura di scoprire di essere debole, sensibile.
Avevo paura di scoprire di essere rotta, distrutta.

Avevo paura di scoprire il dolore, di lasciarlo uscire fuori e dargli modo di personificarsi nelle mie lacrime.
Avevo paura di scoprire la sofferenza, di sentire lo stomaco stringersi in una morsa e non riuscire a tollerarla.

Avevo paura di dare un nome alle sensazioni che mi attanagliavano il petto, paura di conoscere quella parte di me che fondamentalmente mi aveva reso ciò che ero, ciò che sono.
Avevo paura di conoscermi, di farmi conoscere.

Ero un po' come la luna, che nasconde all'umanità una faccia di se stessa, così io tenevo rinchiusa al buio una parte di me, che non facevo vedere agli altri e che tenevo nascosta persino a me stessa.

Poi ti ho incontrato e mi sono sentita scoperta, in tutti i sensi. Hai illuminato tutto ciò che avevo preferito tenere al buio per la paura di non riuscire ad affrontarlo e per certi versi mi hai dato modo di brillare, lasciando scivolare via le mie insicurezze e i miei timori.

Ho conosciuto tutte le cose belle che potessi conoscere, ho dipinto sorrisi su di me che mai avevano visto una luce simile prima, ho provato emozioni che solo a ricordarle sento i brividi percorrermi la pelle.
A te che sei stato l'unico a baciarmi l'anima e il solo a cui ho permesso di farlo.
E per quante cose belle io abbia potuto sperimentare, le paure che avevo non hanno tardato a manifestarsi.

Ho sentito le lacrime rigarmi il viso, i crampi torturarmi la coscienza, il dolore fuoriuscire in singhiozzi trattenuti a stento e il cuore spezzarsi.

Perché per quanto io mi sentissi eterna al tuo fianco era allo stesso tempo la tua presenza a ridurmi in cenere.
Perché io dipendevo da te e non potevo più permetterlo.

E non perché avessi cercato la felicità nel posto sbagliato, io non l'avevo cercata, eri stato tu con lei a trovare me.
Ma sapevo che non avresti potuto darmi tutto quello che io volessi, sapevo di non poter combattere per due e che volerti con tutte le mie forze non bastava.

E sapevo che avrebbe fatto male, sapevo che non sarebbe stato facile, sapevo che non sarebbero mai bastati i pianti di notte, ma ero io l'unica persona da cui dovesse dipendere la mia felicità e dovevo lasciarti andare.

Il sole non sarebbe stato più caldo come lo era quando c'eri tu, avrei sentito più freddo senza più il calore delle tue mani a stringermi le spalle e senza più il tuo corpo a contatto col mio.

Ma ti porto sempre nei miei ricordi, in quel vuoto che puoi colmare solo tu e nessun altro, mentre guardo la luna nascondersi e spero che presto una stella la illumini come tu hai fatto con me.
Ti porto nei testi delle canzoni che canto in macchina da sola, mentre guido senza una meta, nelle foto del tuo album in galleria e nei messaggi salvati tra i preferiti.
Ti porto nella pioggia che amo sempre, nelle sigarette finite troppo in fretta e nei girasoli di Van Gogh che ho sempre adorato.

Ti porto nel mio piccolo mondo, nonostante tutto, perché una parte di te vivrà per sempre in me.
Perché sarai sempre il mio giorno più bello nel mondo, l'uragano da cui non sono scappata, l'attimo in cui ho spento la mente e ho lasciato parlare il cuore.

Ciò che mi resta di te.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora