XXI.

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Another Love - Tom Odell

Poi è arrivato il giorno in cui il vento ha spazzato via il ricordo di noi, il cielo cupo ha smesso di illuminare il nostro cammino e siamo così finiti in due isolate e separate strade solitarie, limitate da un vicolo cieco che segnava la fine di ciò che siamo stati, di quello che saremmo potuti essere e di ciò che non saremo mai.

Non so chi dei due abbia gettato per prima la spugna, forse l'abbiamo fatto entrambi o forse mi sono semplicemente svegliata da quel sogno che stavo vivendo da sola; zuppa di sudore, mentre mi destreggiavo tra una lacrima e l'altra, per evitare che l'amaro mi arrivasse dritto in bocca, perché ormai ne avevo già pieno il cuore.

E magari le nostre anime si rincontreranno ancora, forse in un'altra vita o in un universo parallelo, probabilmente si ameranno più di quanto siamo riusciti a fare noi e avranno più coraggio di guardarsi negli occhi e dirsi le parole che ci siamo sempre tenuti dentro.
Forse non era questo il nostro destino, che poi vallo a capire chi ci crede.

Io non sono brava negli addii, tantomeno negli arrivederci, e ora che nemmeno so come classificare la nostra fine, mi tremano le mani il doppio, probabilmente perché una parte di me ancora fatica ad accettarlo, o forse non vuole affatto.
È che mi fa strano, lasciare andare la parte di me che tiene a te, quella che sperava di vedere te negli occhi della gente e ti pensava in piena notte, quella che ti sognava e sperava di vederti il giorno seguente per assicurarsi che non fosse tutto frutto di un'immaginazione fugace, quella che ha toccato con mano ogni singola sfumatura del tuo essere e ne ha amata ognuna a suo modo.

E vorrei dirti che non sto chiudendo una porta, che lascerò sempre uno spiraglio aperto, così che tu possa entrarci in punta di piedi, ma significherebbe continuare a vivere nella speranza di un tuo ritorno e non posso permettermelo.
Ed è per questo motivo che decido di mettere un punto a tutto questo, io che per i punti ho sempre avuto un'assurda fissa, che tu hai sempre apprezzato a modo tuo, e paradossalmente adesso mi risulta difficile farne uso. Io che riempivo la nostra storia di virgole, parentesi e immensi punti interrogativi, pur di non arrivare ad una fine.

Vorrei dirti che mi risulta semplice assumere questa posizione, che non ne soffrirò e che non ti penserò, ma sento già un magone riempirmi lo stomaco, un nodo stringermi la gola e il vuoto colmarmi l'anima.

Il fatto è che io ho sbagliato a permetterti di entrarmi dentro e di colorarmi le giornate, di lasciarmi travolgere e fidarmi di quelle iridi che mi sorridevano come poche, eppure non me ne pento.

Se dovessi riscrivere la nostra storia, la vorrei esattamente come l'abbiamo vissuta.
Vorrei i momenti no e gli abbracci stretti nell'angolo di un'aula, vorrei le litigate quotidiane e te che mi asciughi le lacrime mentre mi stringi al petto, vorrei i momenti passati ad ignorarci e le sorprese inaspettate, vorrei le notti passate a raccontarci e quelle a bere in uno squallido bar per il tuo compleanno.
Vorrei queste e mille altre cose, perché sarei una sciocca a dire che mi è bastato, quando in realtà di te non mi sono mai stancata.

Mi sono rifugiata per tanto tempo nell'immagine di ciò che avrei voluto fossimo, forse per questo ora che realizzo il tutto, mi sento spezzata. Come se vagassi a vuoto in una direzione sconosciuta, in un posto dove tutti conoscono la strada giusta, io mi perdo tra gli schiamazzi, mentre disorientata provo a cercarti in posti sperduti.

Scrivo con la consapevolezza che queste parole non ti arriveranno, ma con la leggerezza nel petto per essere finalmente riuscita a tirarle fuori, mentre una malinconica canzone risuona nelle cuffiette e ripenso un'ultima volta a cosa mi hai lasciato e stringo forte al petto tutto ciò che mi resta di te.

FINE.

Ciò che mi resta di te.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora