Capitolo 21 - Fiume in piena

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"E ho detto a Coraline che può crescere, prendere le sue cose e poi partire, ma Coraline non vuole mangiare no, sì Coraline vorrebbe sparire. E Coraline piange, Coraline ha l'ansia, Coraline vuole il mare ma ha paura dell'acqua, e forse il mare è dentro di lei. E ogni parola è un'ascia, un taglio sulla schiena, come una zattera che naviga in un fiume in piena e forse il fiume è dentro di lei, di lei"


Quella notte non dormii, e come avrei mai potuto?

La testa scoppiava di dolore, mi sentivo senza forze, eppure avevo così tante cose da fare che non riuscivo a pensare lucidamente, i miei muscoli si muovevano quasi automaticamente, come se sapessero già dove andare, cosa fare.

Non avevo altre scelte e per una volta mi dispiaceva che fosse così, perché un'altra scelta l'avrei tanto voluta.

Mi sembrava di scappare come una ladra, nel bel mezzo della notte, ma se avessi tergiversato forse non avrei mai avuto la forza di fare ciò che andava fatto.

Camminavo ormai da dieci minuti in direzione del porto e ogni passo sembrava più pesante del precedente.

Era come se sapessi ciò che dovevo fare, come se la strada che avevo davanti fosse l'unica percorribile, eppure cercassi disperatamente un'alternativa.

Di tanto in tanto mi voltavo, un po' per paura che in piena notte qualcuno mi seguisse, un po' nella speranza che qualcuno si fosse accorto che ero andata via.

Raggiunta la nave, mi sedetti sulla poltrona assegnatami con la valigia al mio fianco e, finalmente, chiusi gli occhi, ma la testa dolorante non ebbe alcuna pace.

Rivivevo di continuo la serata precedente, come la scena di un film scolpita nella memoria.

<<Ci hanno presi, Dam. Andiamo a Sanremo>>, urlò Victoria.

Prima che riuscissi davvero a comprendere quelle parole il mio cellulare squillò, Damiano si staccò da me e andò ad abbracciare i suoi tre amici. Con una mano recuperai il telefono, ma con lo sguardo ammiravo la splendida scena davanti a me con un sorriso sincero, pronta a unirmi alla loro gioia. 

Immersa nella felicità che i miei occhi stavano guardando, senza pensare risposi al telefono.

<<Margherita>>, la voce seria di mio padre mi sorprese.

<<Papà>>

<<La mamma...>>, si bloccò, poi continuò a parlare, a spiegare ogni cosa, ma io avevo già capito.

Chiusi la chiamata parecchi minuti dopo, consapevole di ciò che dovevo fare.

Non potevo dire niente agli altri, avrei rovinato la festa a tutti e, pensai, forse lui non mi avrebbe lasciata andare, non da sola almeno. 

Ma era da sola che dovevo andare, non avrei coinvolto nessun altro.

Scossi il capo uscendo da quel trans, sentivo le persone camminarmi affianco e il rumore dell'acqua raggiungermi, qualcuno aveva aperto la porta che dava sul ponte posteriore.

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