"Come l'aria mi respirerai
Il giorno che
Ti nasconderò dentro frasi che
Non sentirai"<<Meg! Hai capito quello che ti ho detto?>>, la voce di Rebecca, il mio supervisore, mi risuonò nei timpani facendomi trasalire.
Aveva detto qualcosa prima, ma non ero riuscita a seguirla.
<<Ehmm, scusa ero concentrata...>>, risposi sollevando appena il capo dal mio lavoro, non volevo perdere il filo.
<<Veronica ti vuole nella sala riunioni sù, all'ultimo piano>>, ripeté seccata.
<<All'ultimo piano?>>, chiesi sorpresa.
<<Sì>>, rispose.
Alzai lo sguardo e la trovai ad osservarmi attentamente, i palmi poggiati ai due angoli della scrivania opposti a me.
<<Veronica?>>, chiesi preoccupata, rendondomi conto che stava davvero parlando del capo di tutta quella baracca.
<<Già. Che fai? Ti muovi? O devo dirle che sei troppo occupata persino per lei?>>, disse in tono perentorio.
Scattai in piedi in un attimo, mollando tutto ciò che stavo facendo.
Vedevo spesso passare Veronica Etro, ma non le avevo mai davvero rivolto la parola, se non per qualche convenevole saluto.
Mi guardai per un attimo intorno chiedendomi se fosse il caso di portare con me qualcosa, ma lo sguardo incriminatorio del mio supervisore mi fece desistere dall'esitare ulteriormente.
<<Allora vado>>, dissi.
<<Era ora>>, rispose Rebecca.
Mi avviai verso l'ascensore un po' perplessa e piuttosto preoccupata.
Che avevo combinato stavolta per riuscire a scomodare persino il capo?!
Mentre i piani scorrevano sotto di me cercai di ripercorrere velocemente le ultime settimane nella mia testa, ma non mi sembrava di aver commesso chissà quale infrazione.
A distrarmi, però, c'era ancora Coraline che mi risuonava in testa continuamente e senza sosta.
Avevo provato a concentrarmi sul lavoro, ma era come un perenne sottofondo a qualsiasi cosa facessi.
Raggiunto l'ultimo piano, Elisabetta, la pallida segreteria, mi accompagnò fino alla porta della sala riunioni, bussò, pochi secondi dopo aprì la porta e infine indietreggiò per farmi passare.
Attraversai la soglia titubante.
La scena che mi si parò davanti era al limite del surreale.
Ci misi qualche istante per mettere a fuoco tutto.
Ma fu quando i miei occhi incrociarono i suoi che qualcosa mi colpì all'altezza dello stomaco così forte da impedire ai polmoni di continuare a svolgere il loro lavoro.
Non poteva essere reale, non poteva!
Cercai di guardarmi intorno mentre la mia mente andava nel panico.
<<Meg!>>, esclamò Marika alzandosi dalla sedia per potermi abbracciare, io restai lì immobile, cercando di continuare a respirare, concentrandomi solo su quello.
Chiusi gli occhi forte, sperando che tutto sparisse, invece Marika sciolse l'abbraccio e mi sorrise, poi si scostò aprendomi di nuovo la visuale.
Lui era proprio di fronte a me, ero così confusa che non riuscivo a guardare altro, come se la mia vista periferica fosse appannata, come se guardassi tutto dall'interno di un tubo nero.
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L'altra dimensione
FanfictionMargherita, giovane e confusa, cresciuta in un piccolo paese della Sardegna, incontra un gruppo di musicisti in tour per l'Europa. La sua vita tranquilla e insoddisfatta verrà capovolta, si renderà conto che ha sempre vissuto a metà rinnegando il su...