Capitolo 17 - Il ballo della vita

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"Cerca il modo di volare alto, perchè è lì che viaggiano i sogni"

Luigi Augusto Belli

Avevo passato l'ultima settimana tra i libri universitari e i miei disegni, quasi come non riuscissi a fare a meno né degli uni né degli altri, anche se per motivi diversi, infatti se non studiavo mi sentivo in colpa, ma disegnare era diventato quasi un bisogno, perciò cercavo di destreggiarmi tra le due cose.

Le parole di Damiano non facevano altro che frullarmi in testa a intervalli costanti e, ogni volta che capitava, il mio cervello si rifiutava di andare avanti con lo studio, perciò era inutile insistere, preferivo prendere il mio quaderno e disegnare.

La sera, quando tutti loro tornavano a casa, cercavo sempre di fargli trovare la cena pronta, nonostante mi dicessero che non ce ne fosse bisogno, io sentivo di dovermi sdebitare in qualche modo per la loro ospitalità e, anche se non ero mai stata una cuoca provetta, di solito riuscivo ad impiattare qualcosa di commestibile.

Mi faceva stare bene poter fare qualcosa per loro, e poi mi sentivo incredibilmente viva da quando stavo in quella casa, in quella città, il minimo che potessi fare era aiutarli con le faccende e la cucina.

Dopo cena solitamente andavamo in un posto diverso ogni sera, così che riuscissero a mostrarmi proprio tutto di Roma. Tornati a casa Vic, Ethan e Thomas solitamente filavano a letto, mentre io e Damiano restavamo sul balcone ancora un po'.

Ormai era diventata un'abitudine per me accompagnarlo fuori mentre lui fumava la sua solita sigaretta notturna. Di tanto in tanto io gli mostravo qualche nuovo disegno, lui sorrideva, ma non disse più nulla riguardo alla discussione che avevamo avuto qualche sera prima.

Mi sentivo come se stessi vivendo un'altra vita, una vita completamente diversa, come se io stessa non fossi più quella di prima. Eppure, ogni qual volta chiamassi al telefono mia madre, o qualcuno della mia città, ricadevo dal cielo nella mia realtà.

Era come se, in quei giorni a Roma, avessi dimenticato il mio passato, la mia vita, persino me stessa e poi, d'improvviso, riaffiorasse tutto in un solo attimo, facendomi soffocare.

Mia madre non faceva altro che dirmi che mi vedeva stare bene e che se io ero felice, lei sarebbe stata felice per me, ma allo stesso modo mi chiedeva quando sarei tornata e io non sapevo proprio come risponderle.

La verità era che io non sarei mai voluta tornare.

Mi sentivo morire solo al pensiero di ripiombare in quella vita.

Ma di certo non potevo continuare a vivere a scrocco di quei ragazzi, dovevo fare qualcosa.

<<Voglio cercare un lavoro qui a Roma, così potrò prendere una stanza in affitto ed essere indipendente>>, dissi d'un fiato venerdì mattina a colazione, mentre il silenzio dominava il tavolo.

Mi sentii quattro paia di occhi addosso in un attimo.

<<Perché?>>, mi chiese Thomas con la voce ancora impastata dal sonno.

<<L'ho appena detto, per essere indipendente>>, risposi facendo spallucce.

<<Ma puoi restare qui tutto il tempo che vuoi>>, disse Victoria.

<<Certo>>, annuì Ethan.

<<Infatti>>, confermò Thomas.

<<E con l'università come fai?>>, chiese Damiano, lo vidi trattenere un sorriso.

<<Andrò in Sardegna solo per fare gli esami>>

<<Meg, ci piace averti intorno, puoi restare qui, non serve che te cerchi un lavoro>>, disse Victoria.

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