28. 𝑹𝒊𝒔𝒑𝒐𝒔𝒕𝒆

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Parole: 3614

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*𝚀𝚄𝙰𝙻𝙲𝙷𝙴 𝚂𝙴𝚃𝚃𝙸𝙼𝙰𝙽𝙰 𝙿𝚁𝙸𝙼𝙰*

30 𝚂𝚎𝚝𝚝𝚎𝚖𝚋𝚛𝚎 | 13:27 | 𝚈𝚘𝚔𝚘𝚑𝚊𝚖𝚊, 𝙶𝚒𝚊𝚙𝚙𝚘𝚗𝚎
(𝚃/𝚗)'𝚜 𝙷𝚘𝚖𝚎

"𝙷𝚎𝚊𝚍𝚎𝚍 𝚝𝚘 𝚝𝚑𝚎 𝚐𝚞𝚒𝚕𝚕𝚘𝚝𝚒𝚗𝚎.
𝚂𝚔𝚒𝚗 𝚊𝚜 𝚌𝚘𝚘𝚕 𝚊𝚜 𝚂𝚝𝚎𝚟𝚎 𝙼𝚌𝚀𝚞𝚎𝚎𝚗.
𝙻𝚎𝚝 𝚖𝚎 𝚋𝚎 𝚢𝚘𝚞𝚛 𝚔𝚒𝚕𝚕𝚒𝚗𝚐 𝚔𝚒𝚗𝚐"

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𝑁𝑎𝑟𝑟𝑎𝑡𝑜𝑟'𝑠 𝑃𝑂𝑉

Non aveva la minima idea del perché si trovasse proprio lì. Non era stata una decisione ragionata o premeditata, in realtà la sua mente lo aveva abbandonato tre chilometri prima e aveva solo dato libero arbitrio alle sue gambe lasciando che fossero loro stesse a decidere la sua meta. Probabilmente quelle conoscevano i suoi sentimenti, e voleri, meglio di se stesso dandogli  modo di compiere quel grande passo di cui aveva avuto estremo timore fino a poco prima.
Ed eccolo lì, maestoso e gonfio di orgoglio come ogni dì, farsi piccolo dinanzi alla stazza di quell'edificio e dai tediosi ricordi che faceva riaffiorare in lui. La sua mente era un continuo turbinio di insicurezze e domande senza fine: come sempre, il volere andava in contrasto con i suoi timori.

-"Volere è potere. Volere è potere" ripeteva come un mantra cercando di recuperare la poca fiducia in se stesso che fortunatamente non era ancora stata rimossa dal suo corpo. Muoveva i piedi lentamente, trascinandoli un po'. Un passo dopo l'altro. E la sua ansia che aumentava.
Spalle ricurve, testa bassa, occhi semi chiusi, labbra piegate a formare una linea retta, gambe affaticate, nessuno viste le sue condizioni lo avrebbe spacciato per un villain. Osservò la sua immagine riflessa nello specchio del piccolo ascensore e si tastò piano le ustioni presenti sulla mandibola, quasi con la paura di accrescerle. Si chiese se la sua lei sarebbe mai stata in grado di amarlo nonostante quell'aspetto, si ripugnava, schifava il soggetto raffigurato dall'altra parte di quella superfice appena sporca e opaca. Osservò l'immagine dirimpetto a sé per un altro minuto prima di uscire da quella cabina non voltandosi mai indietro. Oramai non si riconosceva nemmeno più e, più di ogni altra cosa, non aveva la minima idea di chi fosse quella figura che si spacciava per il suo riflesso.
Lesse i numeri posti sulle sommità dei tanti appartamenti presenti su quel piano; i suoi occhi vagavano distrattamente su qualsiasi cosa senza prestarci davvero attenzione.

123... 124... 125... 126... 127...
Arrestò la sua camminata appena scorse quel numero tra tutti gli altri. 
Cosa dirle? Cosa inventarsi per quell'improvvisata? Essere sinceri avrebbe aiutato?
Esitante avvicinò il pugno serrato alla porta in legno rimanendo ad osservare le sue particolari scanalature. No, forse non era il caso di disturbarla. Durante tutte le chiamate fatte la voglia di rivederla diveniva sempre più complicata da gestire, tuttavia quando fu in grado farlo il mancato coraggio -ed i continui tormenti interiori- lo bloccarono sul posto. 
D'improvviso si sentì tirare la maglietta ed una dolce e acuta voce femminile quasi perforargli i timpani, rimase voltato verso la porta senza degnare la donna di uno sguardo.

-"Scusami, cerchi qualcosa?" fece con tono suadente tentando di spostarsi al suo lato per guardarlo negli occhi, lui rimase con lo sguardo fisso sulla porta non rispondendo nemmeno alla figura e nascondendosi nel cappuccio della sua felpa.
-"Oii! Mi stai ascoltando?" rimase assorto nel suo silenzio, la donna iniziò a scaldarsi e lo scosse pur di fargli uscire qualche parola. Una volta compresa l'inefficacia delle sue azioni si lasciò solamente andare in un primo sospiro, poi in uno sbuffo innervosito.
-"Potresti farmi la cortesia di spostarti almeno? Vorrei entrare in casa mia" quella singola frase riuscì a catturare la sua attenzione.

𝐴𝑟𝑐𝑎𝑑𝑒~ Dabi X Reader Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora