Capitolo 11 "Aspetto con ansia che l'ansia mi passi"

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Narrator's Pov

Il mattino del giorno successivo passò molto velocemente e per Beth fu molto strano. Dopo tutti gli anni trascorsi in orfanotrofio le giornate sembravano non passare mai lì dentro, tranne quel giorno. Spesso interrompeva i discorsi di Chris ripetendo più e più volte che stava per succedere qualcosa. Non specificava se qualcosa di brutto o bello, diceva che era solo il suo intuito a suggerirglielo e Chris le rispondeva sempre allo stesso modo:
"Prova a non pensarci, forse sono solo le tue ombre."
E lei provava a crederci non sapendo, oramai, a cosa dare ragione e a cosa dare torto. Beth stava imparando per la prima volta a fidarsi di qualcuno anni dopo averlo fatto con Finnick e Maries, aveva capito di potersi fidare di Christopher e di non poterlo fare della Signorina Roy e di Miss Perez. Ma soprattutto, di tutti i ragazzi che lì dentro, continuavano a scherzare tra di loro mentre sedevano nella sala comune. Poco prima che iniziassero le lezioni i due amici si erano scusati privatamente con Miss Perez, come gli era stato imposto dalla Signorina Roy il giorno prima, così da potersi levare un peso non grande; ma quello stesso pomeriggio un altro compito più faticoso li avrebbe occupati per tutto il resto della giornata, in cui ci sarebbero stati incomprensioni, mezze verità e molti fraintendimenti.

Christopher's Pov

"Che cos'hai?" chiesi a Beth
"Nulla"
"Allora perchè la tua gamba non smette di tremolare?" la indicai.
Lei rimase in silenzio.
Probabilmente non si era accorta della sua gamba che si muoveva velocemente in preda ad una strana agitazione, così la fermò.
Dopo Beth sospirò, si voltò a guardare fuori dalla finestra come la pioggia cadeva leggera dal cielo accompagnata dal fresco vento mattutino della stagione primaverile.
Era preoccupata, questo si vedeva da metri di lontananza, solo che non ero ancora riuscito a capirne il motivo. Per tutto il tempo avevo tenuto su una conversazione per farla distrarre da quella sensazione ma, a quanto parve, le mie battute e le mie teorie su complotti d'ogni tipo non erano state in grado di farlo.
Ed eccola lì, assolta nei suoi pensieri ed avvolta dalla riccia chioma rossa resa più splendente da quei quasi invisibili raggi di sole coperti dalle nuvole grigie come il suo umore.
Grigie come la sua anima.
La nostra.
Perché era così, le nostre anime erano colorate da un grigio monotono che non ci permetteva di vivere come avremmo voluto.
Avremmo dovuto fare in modo che quel grigio mutasse in uno dei colori più allegri che può trovarsi sulla tavolozza di un pittore.
Avremmo dovuto disegnarci l'anima e dipingerne i contorni, darle un volto e magari una voce, colorarci all'interno con mille sfumature diverse e ricalcarne i dettagli per renderla più magnifica che mai.
L'opera d'arte che avrebbe abbagliato gli occhi di chiunque, apparendo ad essi come la reliquia più preziosa che sia mai esistita.

Elizabeth's Pov

Il tempo scorreva ed io avrei dovuto trovare al più presto le parole esatte per dire a Chris ciò che avevo in mente.
Ancora non sapevo se si fidasse di me a tal punto da volermi seguire.
Ero sicura però, che sarebbe rimasto sorpreso nel sentire cosa avessi intenzione di fare.
Come lui sapeva, ero sempre stata la sempliciotta di turno che stava per le sue senza mai cercare di attirare l'attenzione.
Colei che nessuno si sarebbe mai aspettato di vedere su dei fogli di carta bagnati dalla pioggia e appesi per le strade della città con la scritta "Ricercata" a fare da base al mio volto in bianco e nero.
Da quando avevo deciso di voler scappare c'era una cosa che avevo capito.
Pur non conoscendoli ero arrivata a credere che gli Holmes, la famiglia di cui avrei dovuto far parte se non fossi stata abbandonata, non erano persone da quattro soldi.
Non erano persone che si arrendevano facilmente.
E quella forza prese a crescere in me, quella sensazione di dominio che solo il cavaliere più potente dell'intero esercito può provare.
Così balzai in piedi, tenendo gli occhi fissi in quelli cioccolato di Chris, che continuava a guardarmi con sguardo sempre più confuso e interrogatorio.
"Stai bene?"
"Dobbiamo tornare in soffitta, c'è ancora molto da sistemare." dissi
"Beh in realtà è ancora abbastanza presto, ma se vuoi andare ora... per me non è un problema." rispose guardando l'orologio da polso in pelle e alzandosi dal divano.
"Preferirei cominciare il prima possibile così da finire altrettanto prima."
"Certo, andiamo." s'incamminò verso le scale ed io lo seguii non prestando attenzione a ciò che avevo intorno. Lo seguivo guardandomi le scarpe e pensando a cosa avrei dovuto dirgli da lì a breve. Tutte le voci, le risate, le parole di chi mi passava accanto arrivavano al mio udito come ovattate. Incapaci di raggiungere il mio cervello e quindi, incapace di capirle.
L'ansia cresceva in me sempre più velocemente, ormai le pellicine sulle dita della mia mano erano numerose e grondanti di sangue.
Dovevo calmarmi, altrimenti avrei detto tutta la verità a Chris con parole non programmate così da fargli capire tutt'altro di ciò che volessi intendere io. E fu una fortuna che notai di aver superato di poco il bagno così da poter trovare una scusa per potermi calmare.
"Chris"
"Si?" si fermò e si girò a guardarmi
"Io...i-io devo andare un secondo in bagno"
"Beth ti senti bene? Non hai una bella faccia sai..."
"Sto bene, devo solo..." conclusi indicando con l'indice la porta del bagno delle ragazze
"Oh va bene, va' pure. Io ti aspetto qui" disse sorridendomi
"No tu...vai. Ti raggiungo."
"Ne sei sicura?"
"Si, sono sicura. Non so quanto potrei metterci."
"D'accordo. Allora ti aspetto in soffitta." se ne andò voltandosi e portando le mani nelle tasche dei suoi jeans neri.
Chris aveva un modo di vestire molto particolare.
Avevo capito che il nero e il marrone molto scuro fossero i suoi colori preferiti per quanto riguardasse l'abbigliamento.
Ma non era qualcosa che servisse per giudicarlo negativamente, anzi, credevo che quei colori si addicessero perfettamente all'immagine che mi ero fatta di lui.
Combaciavano alla perfezione.
Mi ritrovai seduta sul pavimento umido del bagno delle ragazze, con la schiena schiacciata alla porta e le gambe portate al mio petto, strette poi dalle mie braccia.
Il respiro accellerato e la fronte madida a causa del sudore.
Esagerato. Penserete voi.
Ma quando si tratta di rischiare di perdere l'unico ragazzo che dopo diciassette anni sei riuscita a farti amico, allora, nulla può essere esagerato.
Nulla è esagerato quando si tratta dei propri amici.
Passai circa dieci minuti comoda sul pavimento.
Che non entrò nessuno fu una fortuna ma ciò non significava che potessi rimanere lì.
Anzi, dovevo sbrigarmi.
Chris mi stava aspettando.
Mi alzai e mi diressi verso il lavabo più vicino alla finestra per far si che quella poca luce che filtrava dalle nuvole mi illuminasse il viso. Odiavo la luce delle lampadine.
Avevo sempre preferito una stanza con numerose finestre e, nonostante nella mia camera ce ne fosse solo una, non accendevo quasi mai l'abat-jour sulla scrivania.
Consideravo la luce prodotta dalle lampadine una sorta di sgamo. Mi sentivo a disagio e al centro dell'attenzione quando il pulsante d'accensione veniva spostato su "on", anche quando in mezzo a tutta quella luminosità, ero sola. Conservavo la luce elettrica per lo studio o la lettura durante i tardi orari della giornata.
Il mio tentativo di lasciare le luci spente fu invano, qualcuno era entrato e i led sul soffitto mi accecavano la vista facendomi coprire gli occhi con le dita della mano.
"Ciao Beth." disse la voce femminile a pochi metri da me
"Rosaly." salutai con la mano libera mentre tentavo di coprirmi gli occhi
"Oh vuoi che spenga le luci?" mi chiese
"Se per te non è un problema..."
"Certo che no" si diresse verso l'interruttore che poi abbassò.
"Che facevi?"
"Oh nulla di che, sto aspettando con ansia che l'ansia mi passi."
"Ansia per cosa?"
"Per una cosa che devo dire a..." mi bloccai
"A?"
"A nessuno, ho dimenticato quello che dovevo dire" feci spallucce
e lei, invece, rise divertita ma allo stesso tempo confusa.
Io invece, riportai il viso nel lavabo passandomi le mani bagnate d'acqua fresca sul volto. Strofinai gli occhi e, successivamente, mi avvicinai al contenitore di fogli di carta asciugandomi le mani e il viso.
Sentivo lo sguardo di Rosaly sulla mia schiena e ciò mi faceva sentire non solo a disagio, ma anche molto molto osservata.
Lì mi sorse un dubbio, avrei dovuto salutarla e parlarle oppure ignorarla e far finta che non fosse mai entrata in bagno?
Normalmente, con qualunque altra ragazza, non avrei mai pensato di far nascere una discussione ma già delle volte mi ero trovata a dover parlare con lei. Sarei sembrata scortese se non l'avessi neanche salutata, pensai.
Per fortuna venni preceduta da lei che avvicinandosi a me mi porse il suo asciugamano.
"Tieni, usa questo. Quei fogli di carta così sottili non asciugheranno un bel niente." mi sorrise ed io afferrai il morbido asciugamano verde.
"Già, andrebbe detto alla Roy." sussurrai mentre lei ridacchiò
"Non credo che dirlo alla Roy potrebbe cambiare le cose, non è mai stato così." mi guardò
"Sai, io credo che tu sia la preferita della Signorina Roy." mi indicò
"Io? Forse è il contrario. Sono la sua nemica." feci spallucce
"Mhh...da come ti guarda, però, non sembra."
"Perché? Come mi guarda?" domandai curiosa
"Ti guarda...interessata." rispose riflettendo sull'ultima parola.
"Interessata..." ripetei a bassa voce e, ormai curiosa, domandai
"E tu cosa pensi di questa...cosa?"
"Che tu sia la preferita della Signorina Roy oppure ti riferisci al modo in cui ti guarda?
"Beh...mi riferivo al modo in cui mi guarda ma se hai una tua opinione da esprimere anche sul fatto che secondo te io sia la preferita della Roy allora...ti ascolto."
"Wow" rispose sorpresa
"Cosa?" domandai io, confusa
"Questa...questa è la frase più lunga che ti abbia mai sentito dire in diciassette anni." rispose ridacchiando
"Oh io..." arrossii
"Comunque, credo che la Signorina Roy ti abbia sempre osservata in quel modo. Come se ti tenesse d'occhio o avesse paura che tu faccia qualcosa di sbagliato."
"Cosa intendi quando dici, sbagliato?" la guardai sempre più attenta alle sue parole
"Beh, non sbagliato per te. Ma per lei." concluse, girando la manopola del rubinetto per far cadere l'acqua.
"E di Miss Perez? Cosa pensi di lei?"
Il forte rumore di un tuono fece sobbalzare entrambe a causa dello spavento e, dopo pochi secondi, qualcuno bussò alla porta del bagno delle ragazze.
"Beth! Sono Chris. Ehm..tu...ci stavi mettendo molto e ho pensato di venire a controllare se fosse tutto apposto." disse dall'esterno.
"Sto bene! Uscirò tra pochissimo." alzai leggermenta la voce per farmi sentire
"Chi c'è fuori?" domandò Rosaly
"È Christopher" affermai
"Christopher? Quel ragazzo...senza cognome?" sussurrò mentre io annuii
"Scusa Rosaly, ora devo proprio andare. Grazie per l'asciugamano e per la...chiacchierata." dissi avviandomi verso l'uscita
"Si...non c'è di che." rispose con un tono di voce diverso da quello che aveva usato poco prima per parlarmi della Signorina Roy. Non ci diedi molta attenzione, proprio in quel momento mi accorsi di quanto tempo avessi passato in quel bagno. Velocemente aprii la porta e proprio quando lo feci sentii provenire dal mio lato sinistro, precisamente dal retro della porta aperta, un gemito. Così mi affacciai per dare un'occhiata.
"Ma che cosa...Chris perché sei lì per terra?"
"Beth, dovresti essere più delicata quando apri le porte." rispose massaggiandosi il naso
"Perché cosa c'entra con...oh; ti ho...sbattuto la porta sul naso non è vero?" dissi aiutandolo ad alzarsi
"È molto rosso?" mi chiese mostrandomi il naso
"È..."  misi una mano sul mento studiando il naso arrossato e leggermente sanguinante del mio amico
"Si?"
"Dico che dovresti fare un saltino in infermeria. Non si sa mai."
"Cosa?!"
"Hey, hey. Sta' tranquillo non è grave...solo...leggermente gonfio e arrossato. Tutto qui." scrollai le spalle mentre lui si toccò la parte dolorante facendo una smorfia di dolore.
Sbuffò
"Vado a prendere del ghiaccio in infermeria tu va' in soffitta, farò presto." disse alzandosi mentre io annuii e, portandomi una ciocca rossa di capelli dietro l'orecchio, mi avviai verso le scale che portavano alla polverosa soffitta.
"Ah, che male." Sentii dire da Chris che, dal fondo del corridoio, continuava a tenere una mano stretta sul naso arrossato e pulsante.
Saltellai sugli scalini raggiungendo la porta in legno vecchia ed inquietante. Mi fermai a guardarla e fu lì, ai suoi piedi, che l'ansia che poco prima ero riuscita a far placare tornò ad offuscarmi la mente e a bloccarmi il corpo.
Deglutii e lentamente aprii ed oltrepassai quella porta richiudendomela poi alle spalle.
Sperai con tutta me stessa che Chris potesse perdonarmi.

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