Capitolo 18 "Vivi"

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«Non possiamo dire in quale preciso momento nasca l'amicizia. Come ne riempire una caraffa goccia a goccia, c'è finalmente una stilla che la fa traboccare, così in una sequela di atti gentili ce n'è infine uno che fa traboccare il cuore.»
Ray Bradbury, Fahrenheit 451

Narrator's Pov

Che rimanga tra noi, ma quello fu lo sbaglio più sensato che abbiano fatto.
Mentre tutto l'orfanotrofio era avvolto dalle coperte e dalle lenzuola, Elizabeth, Christopher e Rosaly erano avvolti dal buio dei suoi corridoi.
Con gli zaini in spalla si muovevano pacatamente cercando di non fare rumore anche se, nelle loro orecchie, quel maledetto silenzio ne stava facendo abbastanza, per quanto sembrasse assordante.

Camminavano verso la biblioteca l'uno aggrappato allo zaino dell'altro e quando ci arrivarono li posarono con cautela sul davanzale della finestra.
Rosaly e Chris non avevano idea del motivo per il quale si trovassero lì, così lo chiesero a Beth che fece cenno loro di seguirla.
Voleva mostrare ad entrambi La Tana prima di andar via, ma soprattutto, doveva controllare una cosa ben precisa.

"Fate attenzione" disse Beth "Dovete passare in questo spazio, cercate di non muovere troppo le librerie altrimenti potrebbero cadere dei libri."
Quindi tutti e tre trattennero il respiro appiattendosi tra quello spazio esageratamente stretto e soffocante e quando arrivarono, increduli, si guardarono intorno.
Anche Beth, che aveva chiuso la fila, rimase senza parole.
Doveva essere stato Finnick. Sicuramente era merito suo.
Sul muro sinistro e bianco centinaia di foto erano state appese con del nastro adesivo, foto di Elizabeth.
Elizabeth da bambina.
Elizabeth immersa tra le librerie.
Elizabeth con Maries e con Finnick.
Semplicemente Elizabeth.

"Wow" disse Chris sottovoce osservando il muro "E'...splendido."
"Beth, adesso puoi piangere." Disse Rosaly che non riusciva a smettere di versare lacrime.
Infatti Elizabeth piangeva, cadevano lacrime sulla sua guancia ogni qual volta si girasse a guardare una foto e, per un attimo, tutte le voci nella sua testa tacquero e le sue ombre d'improvviso scomparirono.

Le guardò tutte una per una e ad ogni foto, per lei, sembrò di tornare indietro nel passato.
In una delle tante fotografie Maries avvolgeva Beth in un abbraccio, e nel momento in cui la guardò, le sembrò di sentire il suo profumo sui vestiti.
Le sembrò di poterla abbracciare.
Staccò le immagini una ad una lentamente per evitare di romperle, e dopo averle riguardate e averne bagnata una con le sue lacrime, se le mise in tasca.

"Aspetta" disse Rosaly chinandosi a prenderne una che era caduta sul pavimento "Ma...siamo noi."
Incollata su un sottile cartoncino bianco, la foto ritraeva loro tre stesi sul letto di piume quel pomeriggio stesso.
"Io...non credo di aver sentito nessuno scatto di macchina fotografica" disse Chris "E voi?"
Entrambe negarono con la testa.
"Finnick sa essere molto silenzioso" sussurrò Beth sorridendo e ripensando poi a quel giorno in cui Finnick le aveva fatto uno scherzo in libreria e l'aveva spaventata.
Lo stesso giorno in cui lei gli aveva confessato di voler fuggire dall'orfanotrofio.
Con la stessa violenza con la quale un'onda si schianta su uno scoglio, i ricordi racchiusi in quell'orfanotrofio travolsero la mente di Elizabeth, che con ancora quelle tante fotografie appena riprese in mano ripercorreva ogni attimo della sua vita che aveva vissuto fino a quel momento.
E in tale modo i secondi passarono e con essi i minuti. Minuti e minuti ad assaporare il salato delle lacrime cadenti sui volti dei tre amici.
Ma uno dopo l'altro, di minuti ne stavano passando troppi.
Così Chris dopo essersi asciugatosi le lacrime, disse svelto:
"Ragazze, dovremmo andare."
"Si hai ragione, dovremmo."
Rosaly allora, prese lentamente le fotografie dalle mani di Beth e le ripose poi nello zaino, rimettendoselo in spalla.
Beth fece lo stesso.
"Quindi? Qual è il piano?" chiese Christopher
"Ehm...io avevo pensato al giardino per scappare. Credo che sia il posto con più modi possibili e semplici per uscire." rispose Beth
"Confermo, l'ho usato spesso. Dovrebbe esserci anche un piccolo spazietto da cui poter passare." disse Rosaly
"Che significa?" Chris era rimasto visibilmente confuso da ciò che la sua amica aveva appena detto.
"Beh si, ogni tanto passavo anche di lì."
"Ma com-"
"Forse sarebbe meglio pensarci dopo" lo bloccò la mora. "Adesso dobbiamo andare."
"Già, andiamo."

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