Capitolo 16 "In mezzo a tutto quel caos"

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"Solo chi rischia di andare troppo lontano avrà la possibilità di scoprire quanto lontano si può andare."
(Thomas Stearns Eliot)

Narrator's Pov

Mentre i tre amici continuavano a conoscersi a vicenda, e allo stesso tempo cominciavano a conoscere sé stessi, tra le mura dell'orfanotrofio sembrava essere scoppiato un improvviso caos.
Quel fastidioso ma calmo silenzio che ogni giorno regnava lì dentro era stato spazzato via in pochi minuti. Sembrava essere sparito.
Sembrava che la confusione fatta persona e ormai stufa l'avesse preso per un braccio e cacciato fuori, chiudendo poi la porta con violenza e rabbia.

Ed in mezzo a tutto quel caos c'era chi correva al punto preciso da cui provenivano tutte le voci e le urla e chi invece preferiva starsene in disparte, ad assistere da lontano standosene in silenzio a braccia conserte. Furono attratti da quel trambusto proprio loro che il chiasso ce l'avevano dentro, ma che si comportavano come se le loro anime non urlassero dal mattino a quello successivo; e così via.
Camminavano l'uno dietro l'altro facendosi spazio tra la piccola massa di ragazzi e bambini che si era creata.
Finirono per ritrovarsi nell'aula di matematica in cui quel giorno non ci sarebbe stata alcuna lezione per nessuna classe e che, per qualche motivo, non era stata chiusa a chiave come si era solito fare con le classi di cui in un intero giorno non c'era necessità di utilizzo.

Loro però a quello non ci pensavano essendo totalmente distratti da ciò che stava accadendo in mezzo all'aula.

Due ragazze accasciate a terra l'una sopra l'altra si urlavano a vicenda parole d'odio incomprensibili. Si alzavano le mani cercando però di non fare del male a loro stesse.
Nessuno sembrava voler intervenire e di Finnick, di Miss Perez, della Signorina Roy o di qualsiasi altro responsabile, in quel momento non c'era traccia. 
Fu soltanto alcuni minuti dopo, quando le urla delle ragazze si fecero più intense, che Miss Perez giunse velocemente e con fare smanioso dentro l'aula.
Le sue di urla ovviamente non mancarono, anzi il suo tono di voce superò di gran lunga quello delle altre due voci che fino a quel momento avevano fatto da sottofondo musicale all'intera situazione.
Ai primi tentativi cercò, anche se con scarsi risultati, di separare le due che continuavano a schiaffeggiarsi a vicenda con non estrema violenza e ad urlarsi contro parole di poca bontà.
Ci riuscì soltanto qualche minuto dopo quando, oramai infuriatasi, aveva obbligato uno dei tanti ragazzi che erano lì fermi a godersi lo spettacolo a darle una mano.  Le avevano tirate entrambe su e Beth, proprio in quel momento, guardando le facce delle due ragazze, si rese conto che qualcosa non quadrava e che probabilmente stavano essendo pubblico di un momentaneo ed improvviso teatrino, sceneggiato abbastanza bene da far credere a quasi tutti i presenti che ogni cosa fosse vera.

Si guardavano a vicenda con il fiatone. Non avevano occhi arrabbiati, né tanto meno si lanciavano sguardi di disprezzo.

"Amber! Julie! Per quale motivo vi stavate alzando le mani a vicenda?" chiese infuriata Miss Perez con il polso di una nella mano sinistra e il braccio dell'altra nella mano destra, in più con tutti i capelli spettinati.

Durante la rissa, rotolandosi da una parte all'altra, erano riuscite a spostare i banchi e le sedie presenti nell'aula. Questi ultimi ora giacevano sparsi senza un preciso ordine per la stanza.

"Allora? Sto aspettando una vostra risposta! Perché stavate litigando?"
Le due litiganti rimasero in silenzio e proprio in esso i tre paia di occhi interessati a quella scena attendevano più di chiunque altro l'arrivo di una risposta.
Anche Rosaly e Chris sembravano aver capito ogni cosa, proprio quando entrambi si erano voltati, prima per guardarsi a vicenda e successivamente per guardare la rossa in mezzo a loro.
Sapevano benissimo che tutto quel disastro, tutto quel litigio, tutta quella messa in scena avesse un motivo.
Conoscevano abbastanza Amber e Julie da saperle furbe e manipolatrici.
Conoscevano Amber, ragazza dai mille volti e tutti negativi.
Lei, come l'amaro per chi non riesce a sopportarlo.
Pericolosa.
L'unico ostacolo in mezzo ad un percorso senza curve.
Un intralcio.
E lei, così bieca e turbolenta, sapeva di essere tale ma col tempo aveva imparato a fregarsene, aveva imparato che chiunque non avesse voluto legare con lei avrebbe potuto andarsene altrove e a lei, comunque, non sarebbe importato.

Che talento aveva Beth, nel capire le persone. Le capiva come fossero parole in frasi, in pagine e infine, in libri.
Eppure, nonostante i mille caratteri diversi, le infinite persone di un mondo che non aveva avuto ancora la possibilità di conoscere sebbene ci vivesse, lei continuava ad amare.
Amava amare ed odiava l'odio.
E fu così proprio in quel momento, in cui lei guardando una scena caotica circondata dal caos pensò a quanto amasse ogni cosa la circondasse.
A quanto amasse tutto ciò che si trovasse intorno a lei. Inclusa l'antipatica Miss Perez, che rossa in viso e soprattutto sulle gote, fissava insistentemente Amber e Julie che vi erano lì ferme, davanti a lei con lo sguardo rivolto verso il basso.
Miss Perez sospirò stanca, lasciando andare le braccia lungo i fianchi.
Le due colpevoli non sembravano voler aprire bocca e, probabilmente, fu proprio questo a smuovere la Perez.
“Se non volete parlare con me allora di sicuro lo farete con la Direttrice Roy.” Disse lei quasi sussurrando.
“Venite con me.” Concluse con tono severo e s’incamminò verso la porta della classe, seguita da Amber e Julie, che nell’avere udito le sue parole si erano scambiate quello che sembrava essere uno sguardo d’intesa.
L’aula oltre a svuotarsi lentamente di ragazzi curiosi, si lasciò scappare dalla porta anche i tanti sussurri di questi ultimi che, ahimè, non sapevano e non potevano sapere ciò che sarebbe successo.
Ovviamente, nel mezzo della stanza rimasero soltanto Chris, Rosaly e Beth, che in silenzio guardavano la porta chiudersi a causa del vento che entrava dalle finestre semi-aperte.
Si guardarono l’uno con l’altro, negli occhi e nelle iridi, con sguardi preoccupati e indecisi.
Tranne uno.
Tranne il suo.
E all’improvviso, dopo pochi attimi di un’insicurezza manifestatasi all’improvviso, si avviò decisa.
“Preparate le vostre cose. Lo stretto necessario.” Disse andando verso la porta.
“Cosa?” Chiese Chris
“Che vuoi dire?” Lo seguì Rosaly
Beth girò il capo di lato, con la mano ferma sul pomello della porta.
“Scappiamo. Stanotte.”
Ed infine uscì dall’aula e con passo svelto salì le scale, lasciando i suoi amici da soli insieme alle loro paure che via via stavano andando accumulandosi sempre di più.
Perché loro avevano paura ma non volevano ammetterlo a Beth, avevano paura e non volevano ammetterlo a se’ stessi.
Avevano paura di qualcosa che avevano sperato accadesse il più tardi possibile, nonostante sapessero, in cuor loro, che quel qualcosa fosse la scelta più giusta da fare e che Beth aveva ragione.
Dovevano scappare, o altrimenti, qualcuno lo avrebbe fatto al posto loro.

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