Capitolo 20 "Come morti che camminano"

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"Non ti rendi conto della vita che possiedi fino a quando non stai per perderla"
-SB
🍀

Narrator's Pov

Erano passate circa due ore da quando Dafne si era accomodata a quel tavolo. I piatti erano ormai vuoti ed anche le tazze lo erano mentre il sole stava pian piano tornando a sorgere in cielo.
Era ancora mattina presto fuori, ma all'interno della tavola calda di Dafne il tempo sembrava essersi fermato. Da quando Elizabeth aveva chiesto alla stramba proprietaria di accomodarsi con loro avevano cominciato a chiacchierare di qualsiasi cosa passasse loro per la testa, finendo per ridere a crepapelle tanto da piegarsi in due per le risate e a ritrovarsi con gli occhi colmi di lacrime quando si toccava un argomento non molto allegro.
Quel posto li aveva avvolti quasi come fosse una coperta calda, si sentivano al sicuro e lontani da tutti, in un mondo che non sembrava far parte di quello reale.
Dafne era stata di molte parole, senza farsi troppi problemi aveva con calma raccontato della sua vita, spesso però invertendo delle parole e facendo confusione anche in una breve frase.
Era stato quello a far quasi piangere Rosaly, Chris e Beth che l'avevano ascoltata attentamente con la testa appoggiata sul palmo della mano da quando aveva pronunciato la prima parola dopo essersi seduta.
Era un'anima così buona, aveva pensato Beth.
Semplice ma allo stesso tempo piena di particolarità che la rendevano Dafne. Semplicemente Dafne.
La sua vita era stata come quella di un bruco che dallo strisciare in modo quasi agonizzante e lento aveva poi avuto le sue ali per spiccare il volo e poter essere felice, diventando così una elegante farfalla.
Lei aveva già trovato la sua felicità. Tutta quella tavola calda era la sua felicità e seppur fosse rimasta sola, senza nessuno che la aiutasse o che le facesse compagnia, lei era felice.
A lei andava bene così, viveva nel modo che preferiva e faceva ciò che le piaceva fare.
Anche quei momenti però erano destinati a finire. I tre ragazzi dovevano infatti riprendere il loro avventuroso viaggio alla scoperta del mondo e Beth avrebbe volentieri invitato Dafne ad unirsi a loro, se solo però lei non avesse già trovato il suo posto.
Così dopo un breve silenzio e degli sguardi Elizabeth e i suoi amici si alzarono dal tavolo e, mentre Dafne prese a sparecchiare la tavola, diressero alla cassa per pagare ma quest'ultima li anticipò bloccandoli.
"Oh, non preoccupatevi amici. Offre Dafne!"
Non poterono ribattere, scambiarono quindi delle ultime parole con lei d'innanzi alla porta che nuovamente e forse per l'ultima volta aveva fatto sentire quel lieve tintinnio dei campanelli, la strinsero uno alla volta in un forte abbraccio e le augurarono poi buona fortuna.
"Ci vediamo presto Dafne" le disse sottovoce Beth con voce rotta.
"Ciao Carotina." rispose dopo.
Si allontanarono da lei e da quella tavola calda leggendo per l'ultima volta la simpatica insegna e poi non voltandosi più indietro, sapevano che se lo avessero fatto nessuno dei tre sarebbe riuscito a trattenere le lacrime.
Dafne era stata l'ondata di allegria più potente che li avesse mai colpiti fino a quel momento, era entrata nei loro cuori in poche ore e mai ne sarebbe uscita.
"Grazie per essere diventati miei amici." Sussurrò tra se' Dafne guardandoli allontanarsi sempre di più, tornando poi dentro e chiudendosi la porta alle spalle e proprio quando quest'ultima si chiuse, Beth si girò a guardarla quasi come se quelle ultime parole l'avessero raggiunta.

🍀

Christopher's Pov

Le strade erano vuote.
Non so perché, ma mi balenò nella mente l'idea che probabilmente lo fossero per colpa nostra.
Per colpa di tre babbei che girovagavano senza meta e con in spalla zaini semi-vuoti in una città in cui abitavano da tutta la vita, ma di cui non conoscevano un bel niente.
Per colpa di tre adolescenti che impazienti di assaporare la vita trascinavano una gamba dietro l'altra, un passo e un sospiro dopo l'altro.
Eravamo come morti che camminano, senza vita e in cerca di quest'ultima.
Eravamo ancora colorati di grigio ma grazie a Dafne qualche sfumatura eravamo riusciti ad ottenerla, di che colore non so dirlo, ma sicuramente qualcuno di allegro e acceso.
L'aria era fredda ed il cielo colmo di nuvole, le foglie degli alberi si rincorrevano per la via a causa del leggero vento che aveva cominciato a tirare.
I negozi erano in apertura infatti c'era chi alzava le saracinesche e chi già aveva cominciato un cruciverba attendendo clienti con una tazza di caffè caldo sul bancone.
E poi c'erano Beth e Rosaly, sempre loro e ancora loro per fortuna.
Erano infreddolite per questo camminavano lentamente, con le mani nascoste nelle tasche e con il viso coperto dal giubbotto mentre io ero dietro di loro, le seguivo con la speranza che presto avremmo trovato un posto che ci facesse sentire vicini alla felicità.
La desideravamo tutti così tanto.
"Si!" urlò Rosaly d'improvviso facendo girare alcune persone che erano lì vicino
"Che succede?" mi avvicinai
"Ho guardato per terra per tutto il tempo e guardate un po'! Ho trovato un dollaro!" ci sventolò orgogliosamente davanti agli occhi quel pezzo di carta verde stropicciato.
"Non ci credo Rosaly!" misi le mani in faccia fingendo uno sguardo incredulo
"Ora possiamo comprarci una villa!"
"Ah Ah, spiritoso. Spiritoso ed anche invidioso."
"Invidioso? E di cosa dovrei mai essere invidioso?"
"Beh, del fatto che tu non abbia la fortuna di trovare dollari per strada Ricciolino, mi sembra ovvio." Rosaly cominciò a girarmi intorno svelontando quell'ormai suo dollaro.
"Hey, primo non chiamarmi Ricciolino" le puntai il dito
"Bla Bla"
"E secondo, lo sai che quel dollaro potrebbe essere proprio mio? Avrà girato così tanti portafogli che magari è stato anche nel mio."
"Che cosa staresti insinuando? Che lo rivuoi indietro?" mi chiese sospettosa
"Oh no certo che no, però se non ti serve posso sempre prendermelo non è un problema" feci spallucce
"Nah nah Ricciolino mi serve eccome grazie". Concluse, nascondendolo nella tasca dei pantaloni.
"Ti ho detto di non chiamarmi Ricciolino!" mi lamentai
"Ragazzi" Beth interruppe la nostra importante discussione creatasi per colpa di un dollaro e ci raggiunse
"Dietro l'angolo c'è un parco davvero grande, che ne dite se ci fermiamo per capire dove andare?"
Io e Rosaly annuimmo, così ci incamminammo per raggiungere quel parco.
"Sapete, non credo che dovremmo stare fermi nello stesso posto per molto tempo, a breve si accorgeranno che non siamo nei nostri letti e daranno di matto." dissi
"Si hai ragione Chris, dobbiamo spostarci il più possibile. Ci fermiamo solo per poco." rispose Beth
"Non possiamo neanche continuare a girovagare per Londra, prima o poi ci troveranno." continuò Rosaly accomodandosi accanto a Beth sulla panchina libera in cui ci eravamo appena seduti.
"Hai ragione anche tu Rosaly, dobbiamo stare attenti da ora in poi. Come ha detto Chris, a breve si accorgeranno che manchiamo e non ci vorrà molto tempo prima che verranno a cercarci. Da adesso quindi cerchiamo di parlare con poche persone, testa bassa e faccia coperta."
"Wow, cavolo, perché sembra che tu abbia già fatto una cosa del genere Elizabeth?"
Lei ridacchiò "Non lo so Chris, probabilmente è perché leggo troppo."
"Già, probabilmente è per questo." Confermai guardando il suo viso di profilo ricoperto da ciocche rosse spostate del vento.
"Quindi che facciamo? Dove andiamo? Cavolo sono anche sicura che di qui a breve verrà a piovere." chiese Rosaly, agitandosi.
"Hey, sta' tranquilla, andrà bene." la rassicurò Beth
"Stavo pensando di raggiungere una fermata dell'autobus per andare da qualche parte come, non so, Bristol?"
"Uuh si! Bell'idea! Si fa il découpage lì, lo sapete?" dissi euforico
"Davvero?" rispose Beth
"Si certo, è famosa per la carta o roba del genere, mi sembra di averlo letto su Wikipedia un giorno".
"Tu? Su Wikipedia?" chiese Rosaly con fare stranito
"Si, che c'è di strano?" risposi
"Non lo so, non fraintendere, è che non sembri un tipo da Wikipedia"
"In effetti, comunque sia magari potremmo-" continuò Beth ma a bloccarla all'improvviso furono le urla disperate di una donna e un bambino impaurito, io che senza rendermene subito conto e con una velocità che non sapevo di poter raggiungere mi ero alzato di scatto da quella panchina e infine la mia vita, che quasi con piacere ed emozione mi passava davanti agli occhi per dirmi addio.

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