Non posso credere che un ragazzo del genere mi stia offrendo qualcosa. Non che mi dispiaccia risparmiare due spiccioli, è solo che non mi è mai successa una cosa del genere. Proprio accanto alla scuola di musica c'è un bar, e decidiamo di entrare.
"Cosa prendi?" Chiede Aspen, facendo cenno di avvicinarmi. Solitamente faccio fatica a scegliere, ma non voglio fargli perdere troppo tempo, e così dico la prima cosa che mi viene in mente.
"Cappuccino."
"Due cappuccini, per favore. Ci sediamo lì." dice al barista, poi andiamo insieme e sederci al tavolo. Per il nervosismo mi sto torturando le dita e ho un caldo terribile. Perché questo ragazzo mi fa questo effetto?
Aspen mi sta guardando il braccio.
"Caspita, hai un sacco di bracciali."
"Lo so, ognuno di loro ha un significato diverso" Dico facendoli roteare attorno al polso.
"Immaginavo. Non ti facevo il tipo di ragazza che mette gli accessori a casaccio." sorride.
Il barista ci porta i cappuccini al tavolo ed entrambi iniziamo a zuccherarli.
"No... se non hanno un significato, non li indosso. Ad esempio, questo con la coroncina lo condivido con il mio migliore amico, che possiede la spada. Oppure, questo con i delfini è stato un regalo di Frederick per la fine del secondo anno di studio."
Gli mostri bracciali, e lui li tocca per capire di che materiale sono fatti. Ogni volta che mi tocca sento una specie di scossa elettrica dietro la schiena.
"Acciaio, vero?"
Annuisco per confermare.
"Ti intendi di metalli?"
"Sì. Non volevo dirlo davanti al gruppo perché un po' mi imbarazza..." sussegue una risata nervosa.
"Fare delle cose artigianali con i vari materiali e metalli mi piace molto. Lo faccio a tempo perso. Ad esempio..."
Aspen tira fuori dal colletto della maglietta una collana. Non mi ero accorta che la indossasse. La stacca e me la mostra. Ci sono il simbolo di una piuma, una spada e una targhetta militare con la scritta McFly.
"Anche io indosso qualcosa se ha un significato. La targhetta apparteneva a mio padre quando combatteva in esercito, e ha deciso di regalarla a me sperando che anche io prendessi questa strada, ma..."
Il volto di Aspen si incupisce.
"Tu non vuoi farlo, vero?" chiedo, guardandolo preoccupata. Spero vivamente non lo faccia davvero, è una strada piuttosto pericolosa.
"Già. I rischi sono troppi... e soprattutto non è quello che voglio fare nella vita. Mio padre purtroppo è un tipo ostinato, pensa che con la musica e lo scherma non andrò mai da nessuna parte. Ma gli dimostrerò che si sbaglia."
Mentre parla, riesco a guardarlo finalmente negli occhi. C'è tanto dolore in lui. Non c'è cosa peggiore di un genitore che non crede nelle capacità del proprio figlio. Purtroppo, ne so qualcosa. "La piuma d'argento è un regalo di mia madre, me lo ha dato quando ho compiuto diciotto anni. Dice che è un simbolo importante, ma devo ancora capire perché. Invece, questa spada l'ho fatta io. È di acciaio"
Mi avvicino per guardarla meglio. La guardia è ricca di dettagli minuziosamente perfetti, decorate con fantasie medievali. La lama perfettamente lucida. Caspita. Aspen ci sa davvero fare con queste cose.
"Wow, è bellissima" dico accarezzandola lentamente per paura di fare danni. Aspen sorride e si rimette la collana al collo.
"La spada ha più significati. il primo è per la scherma, perché duellare mi fa sentire così vivo. L'altro motivo... beh, ho una sorella più piccola, cagionevole di salute. Ho sempre promesso di difenderla da qualunque cosa. Mi dice sempre che sono la sua spada, e così..."
Aspen abbassa lo sguardo e acccena un sorriso, ma un sorriso triste, ed inizia a roteare il cucchiaino all'interno della tazza. Mi ha confidato cose davvero personali nonostante ci conosciamo da tre ore a stento. Perché? Si fida così tanto di me? Il cuore inizia a battere più velocemente, ho le pulsazioni alle stelle. Il suo coraggio e la sua determinazione per la difesa di sua sorella mi hanno davvero colpito.
"È davvero ammirevole ciò che fai per lei. Sei più dolce di quanto mi aspettassi." Dico, sorseggiando il cappuccino ancora caldo.
"Pensavi fossi uno superficiale, non è vero?" chiede con un sorrisetto.
"Molti pensano questo di me a primo impatto." Continua. Oh, mi sento in colpa.
"No... cioè, si. Scusami, è che sei così..." tremendamente bello, troppo per una come me. Non so cos'altro dire. Mi fermo. So solo che mi sento in imbarazzo. "Quando ero piccolo venivo preso in giro perché ero troppo magro, e il viso sembrava più grande del resto. Mi sono allenato per anni... eppure, continuo ad avere problemi tuttora. Non so più di chi fidarmi. Tutti ora credono che io sono lo stronzo di turno che tiene alla larga chiunque. E lo hai pensato persino tu, prima di parlare con me."
Mi sento in colpa. Il problema è che quando cresci complessato a causa del tuo fisico massiccio, pensare ai problemi degli altri risulta difficile. Per me lo è sempre stato. Ho sempre pensato che gli altri non avessero problemi perché tutti avevano un fisico migliore del mio. Dopo che Huriosa mi ha mollata, i miei complessi sono aumentati. È difficile uscire da questo girone dell'inferno, anche se fai tante diete, provi tutti gli sport, e nonostante questo non ottieni risultati. Sono prigioniera del mio stesso corpo. Questo mi uccide giorno dopo giorno.
"Mi dispiace se ho pensato questo di te. Non volevo insultarti."
La mia voce inizia a spezzarsi, poso una mano sul petto, grattandomi nervosamente.
"Lo so. E adesso invece?" chiede, facendo un sorriso. È così luminoso e sincero. Scuoto la testa.
"Mi sei quasi simpatico." dico ridacchiando, facendogli l'occhiolino per sfotterlo.
"Oh, è già un passo in avanti." ridacchia, poi il suo sguardo si sposta su di me.
"Sai, è bello che abbiamo avuto l'occasione di conoscerci un po' sin da subito." Aspen sorride e finisce di bere il cappuccino.
Ricambio il sorriso e sento il calore che sale sempre di più. Questo ragazzo ha un sorriso così bello.
"Anche per me è stato bello. Mi fa piacere farmi nuovi amici." dico. Aspen chiude il pugno e con lo sguardo mi chiede di batterlo. Lo faccio senza esitare.
"Lo faccio sempre quando faccio amicizia. È un simbolo per dirti che sono contento di conoscerti."
Aspen si alza e va a pagare il conto, mentre io sistemo le cose nel mio zainetto di jeans. Mi alzo e lo raggiungo verso l'uscita.
"Di' un po', hai detto che ti piacciono i videogiochi?" chiede lui.
"Sì! Io e il mio migliore amico facciamo lunghe sessioni di gioco quando ci annoiamo."
"Buono a sapersi. Possiamo fare delle partite, qualche volta. Che ne pensi?"
"Non me lo devi nemmeno chiedere. Non dico certo di no" sorrido.
Ho un problema molto serio. Quando si tratta di videogiochi, dire di no è impossibile per me. E poi, me l'ha offerto Aspen. Cosa ho da perdere?
"Scusa, principessa."
"Ancora?!"
Aspen scoppia a ridere. Cosa ci trova di tanto divertente, non so. Ma lo trovo quasi carino. Forse.
"Adoro vedere la tua reazione!!"
Guardo altrove e sbuffo. Inizio a sentirmi osservata. Ma mi sta guardando? Mi volto un attimo, e il suo sguardo è rivolto al mio viso. Sta sorridendo.
"Mi dispiace lasciarti ora, ma devo andare a lezione di scherma. Sei libera domani?"
Oltre al college, non ho programmi. Pensandoci, dovrei passare da Link, magari passo nel pomeriggio così sono libera la sera.
"No, non ho nulla da fare domani."
"Ti va di fare una passeggiata?"
"Certamente."
"Ti passo a prendere domani alle 19. Magari scrivimi il tuo indirizzo o..."
"La maggior parte delle volte non mi troverai a casa mia, ma a casa del mio migliore amico. Ti mando la posizione e ti scrivo anche l'indirizzo. Puoi passarmi a prendere da lì, domani." Sorrido, prendendo il telefono per scrivergli indirizzo.
"Oh, va bene. Ci vediamo domani allora!"
Ci salutiamo e ci separiamo. Mentre vado a casa, ho la testa piena di pensieri. Mi sento felice. Devo ricordarmi che non è un appuntamento, ci stiamo vedendo da amici. E poi, ci siamo appena conosciuti, dovrei smetterla di farmi così tanti film mentali. Mi ha offerto un caffè. Mi ha chiesto di vederci anche domani. No, Leaf. Stiamo solo cercando di fare amicizia.
Purtroppo ho sempre avuto il vizio di crearmi troppe aspettative sulle persone . Devo cercare almeno stavolta di non esagerare. Potrei essere schiacciata dalle mie stesse aspettative, e questo non deve succedere. Ammetto che all'inizio ho trovato Aspen abbastanza irritante, però... sa essere dolce. Quando si è aperto così tanto con me, mi ha stupita.
Ecco che mi ritrovo già alla porta di casa mia. Ogni volta che mi immergo nei miei pensieri, il tempo vola. Apro la porta di casa ed entro, lasciando le chiavi sulla mensola. Nel salotto c'è papà, stranamente sveglio, e addirittura ben vestito. Indossa una giacca elegante con sotto una camicia bianca e una cravatta rossa, dei Jeans ed i mocassini neri. È persino ben pettinato. Ma è davvero mio padre questo? Non posso fare a meno di sorridere a vederlo. Sembra normale. Sembra il mio vecchio papà.
"Papà...?"
"Hey, tesoro. Come ti sembro?"
Lo guardo ancora. Faccio fatica a riconoscerlo.
"Sei davvero splendido. Dove devi andare?"
"Ho un colloquio di lavoro per un'azienda che produce vernici. Se venissi assunto verrei pagato di più, e dato che fai arte, sarebbe sicuramente stato utile per te"
Ma che è oggi, sto sognando o cosa?
"So anche che stai risparmiando per il college, perciò..."
Era troppo bello per essere vero. I soldi che sto risparmiando non sono per quello. Sto risparmiando per fargli fare una terapia adeguata per ciò che sta passando a causa della depressione. Il fegato è distrutto a causa del troppo alcool o che sta ingerendo ogni sera. Ma lui questo ancora non lo sa. Se dovesse saperlo, non so ancora come potrebbe prenderla. Non ho ancora abbastanza denaro per aiutarlo, nonostante cerchi di arrotondare con le commissioni. Non me la sento di spezzargli il cuore. Lo sto facendo per una giusta causa dopotutto. Voglio aiutare mio padre a riprendersi. Vorrei di tutto ritornasse come quando la mamma era ancora con noi ed eravamo una famiglia felice. Mi manca ciò che era sei anni fa. Dopo che la mamma se n'è andata, quando avevo dieci anni, era già entrato in crisi, ma cercava di tenere duro. Ma dopo aver fallito nell'ambito musicale, è andato a sempre a peggiorare. Passavo il tempo a casa di Link perché papà era assente per lavoro e inizialmente e nessuno poteva badare a me. Ma poi iniziai ad andarci più spesso perché non sopportavo che tornasse a casa ubriaco, che si accasciasse sul pavimento blaterando cose che non avevano senso. O passava i giorni in cui non lavorava a piangere.
Il problema reale che papà rinnega la sua depressione. Dice di stare bene, che il suo è solo un momento difficile. Ma questo suo momento difficile dura da sei anni, e sono stanca di sopportare questa cosa. Voglio aiutarlo.
Il percorso sarà lungo. Spero in meglio e che riesca a trovargli un terapista adeguato al suo problema.
Mi auguro che il suo colloquio vada bene e che non faccia figuracce.
"Grazie papà. Cerca di non bere niente, devi fare bella figura al colloquio."
"Lo so..." Dice, abbassandolo sguardo. Non sopporta sentirselo dire, soprattutto da me.
Lo dico per il suo bene. In un certo senso, a volte mi sento la madre di mio padre, soprattutto in questi momenti. Papà si alza, prende la valigetta di pelle e mi dà un bacio sulla fronte.
"A dopo." dice.
"A dopo." replico, e se ne va.
Non mi ha chiesto nulla riguardo alla band. Se ne sarà completamente dimenticato, come al solito. Vado in camera mia, mi metto una maglietta e un pantalone confortevoli per stare dentro casa e mi butto sul mio amato letto da una piazza e mezzo. Prendo il telefono e trovo un sacco di messaggi non letti e quattro chiamate perse da Link. Sarà successo qualcosa? Apro WhatsApp e trovo ben 30 messaggi solo da Link, uno da Jason, 3 di Trevor e uno da Huriosa. Oh mio dio.
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Ancora Una Canzone
Teen FictionLeaf Maple ha 19 anni, frequenta l'accademia di belle arti, contemporaneamente studia canto in America. Il suo più grande sogno è quello di avere una band. Vorrebbe seguire le orme del padre, ex musicista. Purtroppo, però, è caduto in depressione a...