"...Leaf?"
La sua voce non è convinta, come se non riuscisse nemmeno a credere che sia io. Non è cambiata di una virgola. Profonda e decisa, come il suo carattere.
"Sì, sono io." dico, cercando di rimanere più calma possibile. Lei non dice niente per qualche secondo, la sua voce poi ritorna al suo posto.
"Non mi aspettavo affatto una tua telefonata. Avevo perso le speranze."
Sento i nervi pulsare, ma devo rimanere calma. Seppure a pugni stretti, fiato corto e il calore che mi assale.
"Non mi aspettavo neanche io di chiamarti, in realtà. E date le circostanze, avrei preferito non farlo."
"Le circostanze? Di che stai parlando? Per favore, muoviti. Oggi ho davvero troppo da fare."
Troppo da fare. Quante volte ho sentito questa assurda frase da lei. La frase che più ha distrutto la nostra famiglia. Non aveva mai tempo per noi. Non riesco a contenermi.
"Avevi perso le speranze? Ti sei mai fatta due domande sul perché non ti abbia mai chiamata in questi sette anni? E poi, tu hai fatto la stessa cosa. Non mi sembra che ci abbia mai chiamati per sapere come stessimo." dico, i pugni sono talmente stretti che mi fanno male le mani, gli occhi stanno iniziando a gonfiarsi per la rabbia.
"Va a quel paese, non ho tempo di stare pure a discutere con te, ho già i miei-"
"Papà è morto."
Il silenzio che ne consegue è peggio di tutte le coltellate che potrei ricevere in un solo istante. Trafigge tutte e due come una spada senza padrone, priva di pietà.
"Che stai dicendo?"
"La verità. È già passato qualche giorno, ma... Insomma, volevo lo sapessi. Tutto qui."
Continuo a torturarmi le mani per la tensione, sento una gran pesantezza dentro di me. Chiamarla era l'ultima cosa che avrei voluto fare. Non ho avuto altra scelta. Doveva saperlo.
"Robert..."
Sentirle dire il suo nome con quel tono, mi fai innervosire. Mi spezza il cuore ancora di più. Dall'altra parte del telefono, sento tirare su col naso. Eh no, dannazione. La mia mente ora vorrebbe solo litigare. Perché piangere la sua scomparsa, se ha vissuto alla grande senza di lui fino ad ora? Perché se ci teneva così tanto, ha preferito buttare tutto all'aria abbandonandolo alla prima occasione? Perché non gli è mai stato vicino?
Quante gliene vorrei dire. E forse dovrei, ma non ora.
"Lo so." dico in tono freddo.
"Com'è potuto accadere?"
"Infarto."
Altri secondi di trafiggente silenzio, che viene interrotto dal suo naso che tira su'.
"E tu... Tu come stai?"
Quella domanda mi sorprende davvero tanto.
"Vorrei che me lo avessi chiesto tempo fa."
Lei non dice niente.
"Comunque non sto bene, ma vado avanti. I miei amici mi sostengono e mi stanno vicino."
"Bene."
Parlare con questa donna tremendamente difficile. Ma è davvero mia madre? Riconosco di avere difficoltà comunicative, ma non così.
"Hai un lavoro?" chiede dal nulla."Non ancora, ma..."
"Possibile che non ce l'hai ancora, alla tua età?" "Sto frequentando l'università, ecco perchè."
"Un lavoro te lo dovrai trovare."
"Questo lo so." dico, scocciata dai suoi modi di porsi. So benissimo che dovrò trovarmi un lavoro per sopravvivere, non sono un'idiota.
"Cos'hai intenzione di fare?"
"Le mie ambizioni sono ben altre, ma andrò a lasciare curricula in giro per la città. Un locale che conosco cerca personale."
"È già un inizio. Comunque, dipende tutto da te. Vuoi tenerti la casa, o te ne vuoi trovare un'altra, magari in affitto?"
Non ci avevo neanche pensato. Questa casa non è grandissima, però è la mia casa da più della metà della mia vita.
"Non lo so..." Dico a voce bassa. Potrei pentirmi di entrambe le scelte, ma qual è la meno peggio?
"Prendi una decisione. Se dovessi decidere di lasciare la casa perchè non ti senti più di restare, mi metterò in contatto con chi di dovere. Riflettici bene, e assicurati il lavoro prima di ogni cosa."
"D'accordo."
La conversazione si conclude così. Ora ho più dubbi che certezze. Lascio o non lascio la casa? Qualcuno mi prenderà lavorare, dato che non ho un briciolo di esperienza, commissioni a parte? Scenderà giù dal cielo l'ispirazione per la canzone da scrivere? E chi lo sa.La mattina seguente ho setacciato ogni singolo negozio e attività di qualunque genere e lasciato innumerevoli curricula. Sono passata anche allo Shell Cafe', la ragazza a cui ho lasciato il curriculum sembrava decisamente esausta. È un locale che va molto in voga tra gli universitari e liceali, chissà in quanti si sono presentati. Il sabato lì deve essere un inferno.
Chissà che sta facendo Aspen. Non ci vediamo da relativamente poco ma sento comunque la sua mancanza.
Mi siedo su una panchina vicino al lungomare, chiamo Aspen. Ho proprio voglia di rompergli le palle stamattina. Risponde dopo due squilli.
"Buongiorno Fogliolina." dice, con quel tono così dolce ed energico da farmi venire i brividi. Come fa ad essere così scattante alle dieci di mattina?
"Oh, stavo per dirti 'hey stronzetto', così mi avresti risposto 'hey stronzetta', ma no, hai rovinato tutto." Mi lamento, usando un tono da finta offesa.
"Tu hai problemi seri, mi sorprendi di più ogni giorno che passa." ridacchia.
"Talento naturale. Che stai facendo?"
"Sto dando da mangiare ai gatti..." si sente un miagolio di sottofondo. "Appunto. E tu?" So che sta sorridendo, lo sento dalla voce. Sorrido a mia volta.
"Ho appena finito di lasciare curricula in giro. L'ho lasciato ovunque."
"Oh, grande! Conti di restare in città oppure torni a casa?"
"In realtà ti ho chiamato proprio per questo. Ti va di farmi compagnia?"
"Certamente. Finisco con i gatti e arrivo! Ci vediamo in piazza?"
"Ci sono un sacco di piazze..."
"Giusto. Ehm... dove stai ora?"
"Sono sul lungomare, vicina al monumento con gli omini."
"Aspettami lì, dammi un quarto d'ora e sono da te"
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Ancora Una Canzone
Teen FictionLeaf Maple ha 19 anni, frequenta l'accademia di belle arti, contemporaneamente studia canto in America. Il suo più grande sogno è quello di avere una band. Vorrebbe seguire le orme del padre, ex musicista. Purtroppo, però, è caduto in depressione a...