Capitolo 14

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Lo spettacolo è stato pieno di emozioni fortissime. La recitazione degli atleti è stata fenomenale, in più il loro talento sul ghiaccio è un qualcosa di indescrivibile. Verso la parte finale, ammetto di aver pianto un po'. Aspen mi guardava incredulo.
"Sapevi com'è andata a finire" mi sussurra. Rispondo dicendo che non potevo farci nulla, singhiozzando silenziosamente per non farmi sentire troppo dalle persone intorno a noi. Con l'indice mi asciuga le lacrime molto delicatamente. Io rimasi lì, pronta ad accogliere tutto il suo affetto. Non appena mi stringe a se', mi sento come a casa. Un po' come quando apri la porta di casa dopo una giornata stressante. L'unica cosa di cui hai bisogno in quel momento è tornare nel tuo mondo, anche se per un po'. Il petto imponente di Aspen è diventata la mia casa. Ci sto così bene. Avrei voluto guardare i suoi occhi, ma le luci non me lo permettevano. Lo spettacolo è finito, il pubblico acclama gli atleti in un boato di apprezzamenti. Ci alziamo per andare a salutare Aslan.
"Vedo che ti è piaciuto molto." Dice, rivolgendomi un sorriso.
"Sì. Non riesco a mantenere la calma quando si tratta di queste cose. Mi piacciono tantissimo!"
"Sono contento di averti portata qui. Certo, ironico il fatto che abbia pianto conoscendo già il finale..." dice, dandomi una leggera pacca sulla spalla.
"Recitato è tutta un'altra cosa! E poi il modo in cui Romeo e Giulietta danzavano sul ghiaccio, così elegante... Per un momento ho sperato che diventassi io la Giulietta di qualcuno." Affermo convinta, ma quest'ultima frase forse avrei dovuto tenerla per me stessa. Divento rossa in viso.
Aspen mi guarda sorridendo, sollevando gli zigomi sino agli occhi, che diventano più luminosi.
"Devo ammettere che è piaciuto molto anche a me. Alla fine Aslan non ci ha detto che interpretava Mercurzio. Pensavo più personaggio di secondo piano, come ci aveva detto"
"È vero, ma lo ha interpretato nel migliore dei modi" sorrido. Aspen ci mette un po' a rispondere.
"Sì, è stato bravo."
"Bene, ora ciò che hai detto a me, lo dirai a lui." Dico decisa.
Aspen mi guarda con gli occhi spalancati, incredulo per la mia affermazione.
"Non me lo farai fare veramente."
"Oh, sì invece. Non ti sto mica chiedendo di sfracellarti davanti a tutti."
"Sarebbe più semplice..."
"Aspen!" Gli tiro una gomitata un po' più forte del dovuto, e lui emette un gemito di dolore.
Che melodrammatico, penso.
Io ed Aspen raggiungiamo Aslan dietro le quinte. È a petto nudo, seduto su una panchina.
"Ah, siete voi. Allora? Sono stato bravo?" Dice Aslan, mettendosi una mano tra i capelli.
"Fantastico! È stato molto emozionante, l'ho adorato!"
Aslan fa un inchino teatrale. Aspen ancora non dice nulla, così gli tiro una gomitata, stavolta più delicata.
"Sì insomma, bravo" dice lui con distacco. Aslan ringrazia, facendo un sorriso.
"Credo che ora dovreste andare, io ho da fare altrove tra poco. Che ne dici di offrirle qualcosa?" Dice Aslan ad Aspen, dandogli una pacca sul braccio.
"Non c'è bisogno che me lo dica tu!"
Aspen mi prende per mano trascinandomi con sé, mi volto per salutare Aslan, lui ricambia con un cenno della mano. Usciti dal Palazzetto Lobo, entriamo in macchina.
"Senti, volevo farti una proposta."
"Dimmi"
Le proposte quando siamo in macchina da soli mettono abbastanza ansia.
"Quando avremo le prove, tra un paio di giorni, ti va di restare da me? Potremmo giocare insieme, guardarci un film... Sempre se ti va ovviamente, non sei-"
Non lo lascio finire. "Sì"
Non so perché, non so spiegarlo, ma mi fido completamente di lui. In più, ho tantissima voglia di passarci più tempo assieme.
Aspen mi abbraccia forte, restiamo così per un po'.
"Sono davvero felice." sorride. Anche io.
Ci guardiamo per un po'. I nostri visi si avvicinano molto lentamente, in un tempo che mi sembra infinito. Sta succedendo per davvero? Questa volta sarà più reale?
Aspen mi prende lentamente e delicatamente il viso tra le sue forti mani. Le sue labbra carnose si incastrano con le mie. Chiudo gli occhi. Il suo è un respiro molto dolce, baciarlo è un piacere puro. Continuiamo a baciarci, allungo la mano verso il suo viso per toccarlo. È morbido e liscio. Solo verso il mento è un po' pungente, credo che sia l'effetto della rasatura. Ad Aspen la barba non piace, dice che lo fa sentire più vecchio. Ci scambiamo qualche altro bacio, quando ci stacchiamo, entrambi teniamo le mani sui nostri visi. Le mani di Aspen sembrano gelide messe a confronto con la temperatura del mio viso, e stessa cosa le mie. Alla faccia dello "sto correndo troppo". Questo è già il secondo bacio. E questa volta l'ho sentito più del precedente.
"Leaf...cosa siamo?"
"Ah, non chiederlo a me. Cioè... insieme stiamo bene. Molto bene."
Io ed Aspen abbiamo appena iniziato a frequentarci, e ogni volta le sensazioni diventano sempre più potenti. Allora, cosa siamo? Non siamo semplici amici. E non stiamo nemmeno assieme. Stringe le dita sul volante, guardando dritto a se'. Tira un sospiro, un po' troppo lungo per i miei gusti.
"Sono davvero confuso. Cioè, tu... Cioè, io... Insomma, sì, tu mi piaci davvero tanto, ma..."
Ma?? Ho sentito bene?
"C'è un ma?" chiedo, con voce più alta del dovuto. Il cuore prende a battere all'impazzata, e sento pian piano i nervi scorrermi ovunque. Aspen continua non dire nulla, dopo un po' balbetta parole che non riesco a capire. Ci mancava questa, poi.
"Prendi un respiro, pensa e poi dimmi ciò che mi devi dire." Gli dico, tenendo impegnate le mani per stare più tranquilla.
"Non... non so se stiamo facendo la cosa giusta."
Questa frase mi lascia spiazzata. Ho paura di scoprire il mio sguardo verso di lui, perché Aspen non mi guarda arretrando leggermente, come se avesse paura. Anche se fa bene ad avere paura in questo momento. Sono incazzata nera. Ci siamo baciati. Siamo usciti insieme e siamo stati bene, più di una volta. Dice che gli piaccio. E allora perchè? Ordino a me stessa di calmarmi e di non scoppiare a piangere per la rabbia.
"Perchè i dubbi ti stanno venendo proprio adesso?" Chiedo con voce spezzata. Stringo la mia catenina, come se potesse darmi forza. Aspen si morde le labbra, portandosi i capelli indietro. Si prende un momento prima di rispondere.
"È che...mi sento confuso. Leaf, non te lo nascondo. Io sento davvero qualcosa per te. Sto davvero bene, però sento di sbagliare qualcosa, ma non so nemmeno io che cosa."
"Aspen... se hai dei dubbi, forse non ti piaccio davvero come credi. Forse mi vuoi bene, ma come un'amica. Forse è stato tutto un grosso fraintendimento." affermo nella maniera più fredda possibile. Mi fa così male. Non riesco nemmeno a guardarlo in faccia. Faccio un sospiro, incrociando le braccia al petto. Il mio sguardo è fisso sulla strada.
"Questo non è vero!"
"E allora non dovresti avere dei dubbi! Tu hai paura di amare di nuovo, e stai scappando! Preferiresti piantarmi piuttosto che prendere di nuovo questo rischio!" alzo la voce per la rabbia, e Aspen resta lì a fissarmi, come se lo avessi appena trafitto con uno spadone. Gli ho buttato la verità in faccia. Dopo l'ultima relazione, sono sicura che Aspen ha avuto paura di provare sentimenti per qualcuno. In teoria non posso nemmeno arrabbiarmi per questo. Sono arrabbiata per un altro motivo.
"È così, non è vero?" chiedo, ormai con le lacrime agli occhi.
Lui annuisce, senza spiccicare parola. Prendo un lungo respiro prima di parlare, cercndo di dirgli le cose con quanta più calma possibile.
"Ascoltami, so che la tua ultima relazione è andata male, ed è normale che tu abbia paura di rivivere le stesse cose. Non sono arrabbiata con te per questo motivo. Il motivo per cui mi sto arrabbiando con te è un altro" La voce trema, sento gli occhi gonfiarsi. "Mi hai illusa." cerco di guardare Aspen negli occhi, e non piangere a dirotto mi sta diventando sempre più difficile.
"Mi dispiace tanto, credimi. Sono uno stupido, e non posso negarlo. Però, io provo davvero qualcosa per te." i suoi occhi brillanti si stanno spegnendo, arrossandosi lievemente.
"Il problema è che tu hai dei dubbi, stai ancora lottando contro te stesso per sconfiggere il trauma della tua ex. Non sei ancora pronto, Aspen. Non dovevi baciarmi. Mi hai fatto credere che potesse esserci davvero un qualcosa tra noi due... ma non è ancora il momento giusto, per te." rispondo con voce rotta, mentre le lacrime lottano per scendere.
"Hai ragione. Mi dispiace davvero tanto." la sua voce si fa sottile. Ora vorrei solo che questa serata finisse in fretta. Se aveva bisogno di tempo, doveva dirmelo prima, molto prima di baciarmi e di dirmi che prova qualcosa per me. Fino a pochi minuti fa ho creduto che tra noi potesse esserci qualcosa di reale. Come al solito, mi è arrivata la realtà in faccia, come se fosse una grande palla da football che ti colpisce in pieno viso a velocità supersonica. Non ce la faccio più, me ne voglio andare.
"Senti, ne riparleremo un altro giorno. Potresti riportarmi a casa, per favore?"
Aspen annuisce, facendo partire la macchina. Nessuno dei due osa fiatare durante il tragitto. Quando sono al limite, lascio che le lacrime scorrono sul viso nel modo più silenzioso possibile. Sono abituata anche a dover piangere in silenzio. Ora non c'è nessuno che può confortarmi.
Mi giro dall'altra parte, con lo sguardo rivolto verso il finestrino. Finalmente arrivo a casa. Mi asciugo le lacrime velocemente ed esco dalla macchina.
"Grazie per il passaggio." dico, girandomi verso il portone, ma Aspen mi chiama nuovamente.
"Senti, mi dispiace per come sia andata la serata. Non volevo che prendesse questa piega." dice con voce rotta. Sembrava sincero. Ma di fatto è andato tutto a rotoli per colpa sua.
"È andata com'è andata. Ti chiedo solo un favore prima di andare. Se ti devi prendere il tuo tempo, prenditelo. Ma ti prego di non illudermi più. Il nostro rapporto non deve rimanere un "forse". O mi vuoi, o non mi vuoi. Fai la tua scelta. Ma vedi di essere sincero, quando lo farai."
Aspen annuisce, senza dire niente. Ci salutiamo con un vuoto cenno della mano, lui se ne va. Salgo a casa. Mi metto velocemente il pigiama anche se è presto, ma poco importa. Mi sento vuota. Davvero non riesco a credere che mi abbia baciata, e subito dopo abbia avuto tutti i dubbi di questo mondo. Mi sento fottuta. Se aveva bisogno di tempo, bastava dirmelo. E soprattutto, poteva evitare di flirtare con me, dicendomi cose dolci, portandomi in bei posti. Abbiamo anche ballato insieme Earth Angel. Al solo ricordo inizio di nuovo a piangere. Stringo forte il mio pelouche di Peter Pan, se fosse reale, probabilmente lo avrei già soffocato. Cerco di sfogarmi completamente, senza limiti. A casa sono da sola. A casa non c'è nessuno, posso solo sentirmi io stessa. In questo momento voglio rifugiarmi nel mio mondo, il mondo delle fiabe, dove nulla va storto. Accendo la TV, mettendo su un film della Disney. Guardo il secondo film di Peter Pan. Si sta facendo sempre più tardi. Non riesco nemmeno a finire il film. Mi addormento con le lacrime agli occhi.

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