Uno schifo totale. Penso di non aver mai fatto così tanto schifo in tutta la mia vita. Ogni volta che dovevo alzare di più la voce, essa si spezzava. Abbiamo provato la canzone tantissime volte, ma ogni singola volta sbagliavamo tutti il tempo, perché Aspen andava o troppo lento o troppo veloce. Non erano gli altri problema. Io e Aspen stiamo rallentando il tutto. Mi sento davvero a terra, non riesco proprio a dare il meglio di me. Oggi sto dando solo il peggio. Dopo il sesto tentativo, Damien lascia a terra la chitarra, stanco di provare Barracuda per l'ennesima volta.
"Hai rotto il cazzo, non azzecchi mai il tempo!" urla, guardando male Aspen, poi si volta verso di me con lo stesso esatto sguardo. "E tu che cazzo hai? Mi sembra di sentire un criceto sgozzato!"
Lo guardo a bocca spalancata, pronta ad insultarlo nel peggiore dei modi, ma Frederick mi precede. "Intanto ti calmi. Non hai alcun bisogno di insultare i ragazzi in questo modo." Dice con voce ferma, guardando Damien con sguardo davvero arrabbiato. È rarissimo vederlo così.
"Scaldarsi in questo modo è completamente inutile, i giorni no esistono e non ci potete fare assolutamente niente. Per come stanno andando le cose, forse è meglio che torniate domani, a mente più fresca. Che ne dite?" Dice, calmando il tono della voce all'istante, così velocemente da far paura.
"Sì, hai ragione...forse è meglio" dice Mitch dispiaciuto, e appena Frederick da' il cenno, tutti iniziamo a mettere a posto la nostra roba. Damien è incazzato, e onestamente ha tutte le ragioni per esserlo. Abbiamo fatto pietà. Aspen non è da meno, ma almeno è rimasto in silenzio.
"Ho bisogno di parlarti. Puoi restare cinque minuti?" Chiede Frederick portandomi in disparte per un momento. Tanto so esattamente cosa vuole dirmi. Aspettiamo che escano tutti dallo studio.
"Leaf, oggi non arrivavi nemmeno a note che di solito riesci ad intonare senza problemi. Che ti è successo? C'è qualcosa che ti turba?"
"Lo so, hai ragione. Non sono nel pieno delle mie energie." Rispondo, cercando di non mettermi a piangere dalla vergogna.
"Eh, l'ho notato... non riuscivate nemmeno a sincronizzarvi tra di voi. "È successo perché ho litigato pesantemente con Aspen, l'altra sera." Ogni singola parola pronunciata equivale ad una coltellata. Vorrei poter urlare dal dolore. Ma non posso.
"Ah, ecco perchè andava fuori tempo in continuazione. Mi dispiace davvero, ti conosco, e so che stai male quando ti succedono queste cose. Sei tipo una spugna emotiva."
"Lo so... ho fatto piuttosto schifo." faccio una risata forzata, stringendomi nelle braccia per trattenermi.
"Hey, i giorni negativi fanno parte della nostra storia. Sai quanti giorni negativi ho io alle spalle? Ne ho davvero troppi, credimi. Eppure, sono ancora qui! Se guardi al passato, hai fatto davvero tanti progressi. Hai tanto talento, non lasciare che ricordi negativi ti abbattano. Non so cosa sia successo con Aspen, e spero davvero che risolviate. Avete entrambi tanta dedizione a ciò che fate, e siete entrambi due ragazzi intelligenti. Le cose si risolveranno nel migliore dei modi, non preoccuparti. Domani sarà una nuova giornata, cerca di non pensarci. La musica ha il potere di far sfogare le nostre emozioni più nascoste. Se nel frattempo non avrete chiarito, quando domani canterai, sfoga tutte le emozioni che hai in corpo. Concentrati solo su quelle, e tutto ti sarà più facile."
Frederick è sempre stato molto professionale, sotto questo punto di vista. Non mi ha chiesto cosa fosse successo esattamente tra di noi, ma è riuscito comunque ad usare le parole giuste. Quelle di cui avevo bisogno. Quando canto male mi sento sempre uno schifo, ma lui riesce sempre a tirarmi su.
Abbraccio istintivamente Frederick.
"Grazie, davvero."
Lui mi stringe, e appena ci stacchiamo mi dà una pacca amichevole sul braccio.
"Mi raccomando, usa le emozioni come guida. Buona fortuna per tutto, e se hai problemi, sai dove trovarmi"
Esco dallo studio più leggera, credendo anche di rimanere da sola per il ritorno a casa. Invece Aspen è lì, sul marciapiede di fronte. Appena mi vede, viene verso di me.
"Hey."
"Che c'è?" Chiedo in tono freddo, inizio a sentirmi a disagio.
"Scusami, non voglio romperti e giuro che adesso me ne vado. Ho visto che non hai ancora letto il mio messaggio. Volevo solo dirti che puoi prenderti tutto il tempo che ti serve. Lo stronzo sono stato io, e tu ne hai pagato le conseguenze. Quando vorrai parlarne, io sarò qui."
Aspen ha il volto stanco, forse neanche lui ha dormito. Che sia stato a pensare al nostro litigio? Lo guardo, facendo un sospiro.
"Quello a dovermi delle risposte, sei tu."
"Lo so. Solo... non voglio che mi odi." dice, portandosi le mani al petto con aria triste. Certe volte ha un che di così drammatico. Non riesco a capire se lo faccia apposta, oppure è proprio lui che è fatto così e in quel caso non ci si potrebbe far nulla. Oppure è dispiaciuto per davvero.
Santa miseria, ho seri problemi di fiducia, dovrei forse farmi aiutare?
Dopo tutti questi pensieri che mi frullano in testa come un turbine, riesco a rispondere.
"Io non ti odio." Dico, distogliendo lo sguardo dei suoi occhi magnetici. Certo, non è che abbia fatto qualcosa per farsi volere bene dopo l'ultima vicenda. Ma credo che odiare sia una parola troppo grande persino per me. "Davvero?" Fa un sorriso, come sollevato dalla mia affermazione. Annuisco, e lui tira un sospiro di sollievo. Ha davvero pensato che lo odiassi. Forse non sono l'unica persona a dover fare una seduta psicologica.
"Io non ti odio, ma sono arrabbiata con te"
Il sorriso di Aspen svanisce lentamente.
"Sì, lo so. Ma almeno ho una piccola possibilità di rimediare."
Ci guardiamo per un istante. Perchè deve essere tutto così dannatamente difficile?
"Sì, senz'altro potrai rimediare. Aspen, io vorrei che tu fossi deciso. Insomma, sai di cosa parlo. Non voglio che tu mi dia la risposta immediatamente solo per darmi il contentino. Deve essere una risposta sincera. Cerca di capire se mi vuoi veramente nella tua vita, oltre che nella band." dico, cercando di rimanere quanto più ferma possibile. I suoi occhi brillano nuovamente, come se stessero cercando di dirmi qualcosa. Poi abbassa lo sguardo.
"Leaf, tu senti qualcosa? Aspetta..." Aspen si passa due dita sulla fronte, cercando di riformulare la domanda. Perchè sì, era davvero stupida posta in questo modo, la risposta era abbastanza ovvia. "Senti qualcosa di forte per me?"
Mi mordo le labbra in maniera troppo violenta, tanto che mi faccio davvero male, annuendo. Dovrebbe saperlo.
"Dopo tutte quelle chiacchierate fatte, i tanti abbracci, i bei momenti... credo che ora nascondertelo sia davvero stupido. Tu mi piaci seriamente, Aspen. Altrimenti non ci sarei rimasta così male."
Lui annuisce, ma tiene la testa bassa ed ha una mano poggiata sulla nuca.
"Senti, riflettici. Questa cosa non è un gioco, okay? I miei sentimenti per te sono reali. Se per te non è la stessa cosa, non importa. Basta che me lo dici."
Aspen alza lo sguardo verso di me. Ha uno sguardo fulmineo.
"Non ho mai pensato che fosse un gioco" Dice lui, utilizzando una voce aspra. Non si è mai rivolto a me in questo modo. Cerco di restare calma, perché se mi scaldo è finita.
"Non ho detto questo. Semplicemente, sei indeciso ed hai paura. Vorrei che tu capissi meglio te stesso, tutto qui."
Io ed Aspen ci guardiamo per un secondo, un secondo che mi è sembrato un eternità.
"Ho capito. Ti ho promesso che ti avrei dato una risposta sincera, e te la darò. Ci vediamo."
Aspen mi guarda con sguardo dispiaciuto, ma forse anche un po' arrabbiato. È uno sguardo difficile da dimenticare. I suoi occhi erano più scuri e sottili. Le labbra serrate. Non credo che sia arrabbiato con me. Non ne avrebbe motivo. Sono io quella ad essere arrabbiata con lui. Non ho mai pensato che fosse un gioco. Queste parole rimbombano nella mia testa in stereofonia. È stato lui a rovinare tutto. Mi incammino per tornare a casa, è stato un pomeriggio piuttosto pesante. Come al solito prendo le mie amate cuffiette, e la prima canzone che parte è Cruel Summer di Taylor Swift. Stagione sbagliata, ma rende abbastanza l'idea. Cammino lentamente, non sento la necessità di tornare subito a casa dopo la giornata inutile di ieri. Visto che non so cosa fare, decido di andare a casa di Link. Non so neanche se qualcuno è in casa, ma vale la pena tentare. Mi manca tanto parlare con Link. Non ci sentiamo solamente da due giorni, però ho iniziato ad andare meno spesso da lui. È un punto fisso nella mia vita. Suono il campanello e aspetto un po'. Ad aprirmi la porta è Jason, che rimane visibilmente sorpreso. Per scherno, rotea gli occhi al cielo, sbuffando.
"Oh, è tornata la rompicoglioni."
"Ma quanto sei cretino." ridacchio, alzandomi in punta di piedi per abbracciarlo, e lui fa lo stesso.
"Lincoln si sta vestendo, tra poco arriva. Non ti consiglio di vederlo nudo."
Faccio un sorriso, ma lui non sa che l'ho già visto. E mi auguro che non lo sappia. Mai.
"Guarda che ti ho sentito, stronzo! Nemmeno tu sei tutto questo spettacolo!" urla Link dalla sua stanza, e lì scoppio a ridere. I suoi modi di rispondere sono degni della Famiglia Reale.
"Gne gne, muoviti!" Dice Jason, facendomi cenno di entrare. Entro e mi siedo sulla prima sedia che mi capita a tiro, aspettando Link. Intanto Jason indossa le cuffie da gaming, andandosene nella sua stanza. Da lì sento una musica che mi sembra familiare, ma non capisco esattamente quale sia. Dopo interminabili minuti, Link esce dalla sua camera, con un jeans e una felpa di Yale.
"Buongiorno."
"E non dici niente che sei qui?"
Di colpo mi abbraccia ed io lo stringo forte. Ci stringiamo per un bel po', i nostri saluti sono sempre così lunghi.
"Volevo farti una sorpresa." dico, e Link sorride.
"Vieni, giochiamo un po', così mi racconti tutto."
Per evitare di sclerare troppo, ci mettiamo a giocare a Mario kart, di sicuro più tranquillo di Smash Ultimate.
"Che ti è successo ieri? Non mi hai più detto niente e mi sono preoccupato un sacco"
A malincuore, gli racconto passo per passo cosa è successo con Aspen due giorni fa. Mentre racconto il tutto, mi sento davvero strana, come se mi avessero privato di qualcosa. Sì, mi sento di essere stata privata di una certezza. Una certezza che non doveva neanche esistere, perché come al solito, tendo a farmi troppe illusioni. Mentre ascolta, Link tende ad aggrottare le sopracciglia, pian piano stringe l'impugnatura del joycon.
"Ma sei seria?" Mette in pausa la corsa, guardandomi sorpreso ed arrabbiato allo stesso tempo. Annuisco, ma continuo il discorso.
"Io non penso affatto che Aspen si un cattivo ragazzo..." non riesco a finire, perchè Link mi interrompe.
"Cattivo no, ma rincoglionito sì. Non può baciarti per la seconda volta e cambiare idea. Avrebbe dovuto dirtelo prima, e niente di tutto questo sarebbe successo. E tu sei sicura che sia la scelta giusta, quella di aspettarlo?" Link incrocia le braccia al petto.
"In che senso?"
"Tu sei in attesa di una sua risposta, se vuole effettivamente iniziare un qualcosa con te. Fossi in te gli direi un bel due di picche, anche se dicesse di sì."
Resto piuttosto sorpresa dalle sue parole. Lo guardo ad occhi serrati e labbra semiaperte. So bene che Link sia una persona vendicativa, e lui vorrebbe solo il mio bene, però non riuscirei a fare una cosa del genere, soprattutto ad Aspen. Perché lui mi piace, e non posso farci niente. Sì, ho sicuramente voglia di ucciderlo per quello che mi ha fatto, ma non posso di certo farlo per davvero.
"Ragiona un attimo con me..." dico, prendendo un bel respiro. " Se facessi questo, sai chi è che passerebbe da parte del torto?" Chiedo, incrociando le gambe e girandomi verso di lui. Link guarda il pavimento, grattandosi la guancia con nervosismo. Poi alza lo sguardo verso di me.
"Esatto. Ma oltre questo, non posso farlo. Lui mi piace, e non posso mentirgli. Ormai lui lo sa. Sa bene ciò che provo per lui." dico, e pian piano le guance si fanno più calde.
"Sì, presumo lo abbia capito. È che è stato tremendamente ingiusto nei tuoi confronti. Come fai a perdonarlo?"
"Aspetta, non ho detto questo. Sono ancora arrabbiata con lui, credimi, e tanto. Ma... nel caso in cui dovesse dire un sì, io vorrei tentare. Non voglio perdermi questa possibilità. Mentirei solo a me stessa, capisci? In più, mi farei del male. C'è un motivo per cui sono arrabbiata. Se lo respingessi, tutta questa discussione sarebbe stata inutile. Capisci?"
Sono davvero molto arrabbiata per quello che mi ha fatto, eppure, agli occhi del mio migliore amico sembra che lo sto difendendo. Ma non è affatto così.
"Sì, capisco. Non voglio che tu stia male, solo che se una persona ha dei dubbi, anche in generale, vuol dire che in fondo la risposta già la sa." Link mi guarda con compassione. Io non voglio essere compatita. Voglio essere capita. Sento una grande rabbia dentro di me, ma in fondo, questa rabbia è ingiustificata. Perché mi sto arrabbiando con Link? Perché detesto il fatto che mi abbia buttato addosso una verità scomoda? Una verità che fa davvero male? Però, Aspen ha anche subito un trauma, e so che ha paura di amare di nuovo. Ora però, non riesco a pensare lucidamente. Ho paura di guardarlo negli occhi. Fisso il pavimento, come se potesse confortarmi.
"Leaf?" Link tende una mano verso di me, per farmi appoggiare a lui. Non mi muovo. Sento il battito accelerare e gli occhi gonfiarsi. Mi torturo le mani cercando di reprimere ciò che ho dentro. Rabbia. Delusione. Tristezza. Dolore. Queste quattro emozioni, tutte insieme, come i colori dell'arcobaleno. Ma quelli che sento, non sono affatto colori. Il nero e tutte le sfumature di grigio, sono ciò che sento. Mi volto verso di lui, portandomi le gambe al petto. Parlare mi è difficile, la mia voce si spezza.
"Cos'ho che non va?"
Alla sinistra di Link c'è lo specchio. Per sbaglio, vedo il mio riflesso. Il mio orribile riflesso. Oh mio Dio. Mi sento davvero male.
"Sono davvero io il problema?"
Stavolta, la voce nemmeno mi esce. Mi sento come se fossi tornata alla pre adolescenza, sto rivivendo le stesse identiche cose. Pensavo di averle risolte per sempre. E invece no. Link mi stringe a se' velocemente, e appena il mio viso si appoggia al suo petto, le lacrime scorrono da sole.
"Quanto sei cretina, ti prego, non dirlo mai più." dice Link, e mi stringe così forte che sento le sue dita affondare nella carne. Non riesco a parlare e faccio fatica respirare. Trattengo il dolore quanto più posso. Link mi accarezza i capelli, avvicinandosi al mio orecchio.
"Non reprimere il dolore... non farlo, con me sei al sicuro. Non avere paura."
Non so per quanto tempo siamo rimasti abbracciati in questo modo, ma è stato un tempo sufficiente per buttare fuori tutta la frustrazione che avevo dentro. Per tutto il tempo, Link non ha detto una singola parola. E nonostante questo, l'ho sentito più vicino che mai. Spesso, le parole diventano solo superflue. Ciò che serve davvero è altro. Piano piano inizio a calmarmi, e tutto il mondo sembra rallentare con me. Link appoggia la sua fronte sulla mia.
"Va meglio?" Chiede a voce bassa. Io annuisco.
"Credimi, io non volevo fatto che arrivassi a questo." Dice lui con aria dispiaciuta. Scuoto la testa, asciugandomi le lacrime in eccesso.
"No, no... Alla fine hai ragione. Se ha dei dubbi, forse non gli piaccio davvero. E poi, ha anche dei traumi non risolti, il che peggiora le cose." dico con un sorriso spento, sfinito dal pianto.
"Però non è colpa tua. È stato lui ad illuderti che tra voi potesse esserci qualcosa, e non perché sei tu che hai qualcosa che non va. Il problema ce l'ha lui, perché non ha le palle di affrontare nemmeno se stesso e il suo passato. Tu non hai nulla che non va." Dice, facendo un sorriso. Sfiora le mie guance per asciugarmi le lacrime.
"Resti sempre la mia Zelda, qualunque cosa succeda."
Mi scappa una risata, dandogli una spinta delicata.
"Dai! Lo sai che mi imbarazza quando dici così."
"Non mi interessa, io ho detto ciò che penso."
Ci guardiamo per un momento, sorridendo entrambi.
"Grazie per esserci sempre, davvero."
"Sei la mia migliore amica, è il minimo che possa fare per te." Poi lui prende velocemente il joycon, guardandomi con aria di sfida.
"Ora che ne dici di perdere per ricambiare il favore?"
Lo guardo con aria sorpresa, prendendo il mio joycon.
"Non ci penso nemmeno!"Eccoci, sempre noi due, che gridiamo, esultiamo, ci facciamo i gestacci e ci scambiamo insulti. Sono questi momenti che più preferisco. Se avete dei migliori amici, teneteveli stretti. Cercate di fare qualunque cosa per preservare la vostra amicizia. Loro saranno sempre lì per voi, come voi dovrete esserlo per loro. Nel bene e nel male, loro saranno sempre presenti, facendovi dimenticare le brutte esperienze, coinvolgendovi in qualcosa di divertente.
Link è sempre stato lì per me, in ogni momento. Giocare ai videogiochi insieme è sempre stato il nostro modo di tagliar via i nostri problemi per un po'. È come quando avevamo dieci anni. Era il 2012, caddi e mi feci male alla gamba destra. Non era niente di che, solo un graffio, ma a dieci anni il dolore lo sentivo in maniera esagerata. Dopo avermi medicata, ricordo che appena arrivati in camera sua, la prima cosa che fece dopo avermi fatta sedere, fu porgermi il controller della PS2.
"Gioca con me, ti sentirai meglio."
In effetti, fu così. Non mi ricordai nemmeno di essermi fatta male. Tutti gli amici hanno il loro passatempo speciale per stare bene. C'è chi esce, chi fa sport... Io e Link abbiamo videogiochi, e ci va benissimo così.
Le gare a Mario Kart mi hanno fatto stare molto meglio. Stavo per prendere il telefono per controllare i messaggi, ma Link mi ferma.
"Non pensarci più, per oggi. Non avere paura a staccare per un giorno, ci penserai domani. Che ne dici di andare al cinema adesso?"
È la cosa più bella di Link è che non si fa problemi a lasciar scivolare le cose per un po' pur di star bene e trovare il suo equilibrio emotivo. Decido di lasciare il telefono, cerco solo di lasciare le notifiche attive di mio padre per avere sue notizie in caso di emergenza. Alla fine, al cinema ci andiamo in quattro. Io, Jason, Trevor e Link. Gli altri due si sono imbucati all'ultimo minuto. Ci andiamo a vedere un film d'azione come ai vecchi tempi. Poi ci andiamo a prendere un gelato, e poi ancora una passeggiata sul lungomare, fatta di chiacchiere, abbracci e risate. Una vita senza di loro non riuscirei proprio ad immaginarmela. Sono loro tre la mia famiglia. Non ho bisogno di altro.
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Ancora Una Canzone
Teen FictionLeaf Maple ha 19 anni, frequenta l'accademia di belle arti, contemporaneamente studia canto in America. Il suo più grande sogno è quello di avere una band. Vorrebbe seguire le orme del padre, ex musicista. Purtroppo, però, è caduto in depressione a...