Stavo correndo da una parte all'altra della casetta.
Ero in ritardo...e non era da me.
Mi ero infilata i primi jeans che avevo trovato e una maglietta oversize gentilmente offerta da Christian.
Arrivata in cucina tutti i ragazzi erano ormai già usciti...tutti tranne uno.
-Alice nel paese delle meraviglie è in ritardo? Che è successo? Sto sognando?-
Dice ironico.-No cretino, solo che Alice non aveva messo la sveglia.-
Dico infilando il giubbotto.Ma quando sto per uscire la sua voce raggiunge di nuovo le mie orecchie.
-Aspetta, andiamo insieme.-
Rimango a fissarlo incredula.
È stato nuovamente gentile con me.
Wow, facciamo progressi.Quando mi raggiunge ci incamminiamo verso gli studi.
Nel silenzio assoluto, uno affianco all'altro, l'unico rumore a farci compagnia è quello dei nostri passi sull'asfalto.
Poi mi faccio coraggio.
-Allora...-
Inizio lasciando la frase in sospeso.-Non sei più arrabbiato con me?-
Chiedo provocatoria, usando la stessa frase che aveva usato con me oramai un mese prima.Mi volto a guardarlo e giurerei che quello sul suo volto fosse proprio un sorriso.
-Non sono mai stato arrabbiato con te.-
Mi risponde provocatorio usando la risposta che gli avevo dato a quella domanda.-Come no.- sussurro tra me e me leggermente sarcastica.
Ma purtroppo il cantante mi ha sentita.-Davvero Ali, non ero arrabbiato.-
Mi blocco di colpo.
Non mi aveva mai chiamata Ali.
In casetta mi chiamavano tutti così, ma non so perché sentirlo da lui aveva avuto un certo effetto.-Dico solo che ogni qualvolta ti incontravo eri sempre scontroso, soprattutto con me, e ho iniziato a pensare fossi arrabbiato.-
Spiego riprendendo a camminare al suo fianco.Lo vedo indugiare.
Poi finalmente parla.
-Ti ricordi come mi hai chiamato quella sera?-
Chiede.
Con tono teso e dolce allo stesso tempo.Aggrotto le sopracciglia non capendo.
-Come ti avrei chiamato? Alex non è il tuo nome?-
Chiedo ironica, ma notando il suo sguardo serio smetto di ridere.-Mi hai chiamato Ale.-
Continuo a non capire.
Si passa una mano tra i capelli: è agitato.
-Mia sorella mi chiamava sempre così.-
Abbassa lo sguardo suoi suoi piedi.
Siamo davanti agli studi, ma non entriamo.
Non me ne frega più se sono in ritardo, l'unico posto dove voglio essere è qui difronte a lui, che si sta confidando con me dopo giorni dove tra di noi vedevo un muro alzato che non riuscivo a buttare giù.-Lei è morta qualche anno fa.-
Confessa.Mi si blocca il respiro in gola.
-Era bellissima, aveva degli occhi azzurri così profondi che ti ci perdevi dentro. E un sorriso così bello capace di illuminare anche la giornata più buia.-
-Come si chiamava?-
Chiedo cauta.-Bella.-
Sorrido, afferrando la sua mano.
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Non siamo soli //ALEX//
FanficAlice, all'apparenza una semplice ragazza della periferia della sua piccola cittadina nelle Marche, che nasconde un mondo dentro il suo fragile cuore. Suo padre le ha trasmesso l'amore per la musica e quando la sua migliore amica Angelica ha sentito...