𝗳𝗶𝗿𝗶𝗻𝗻

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− Sono nato all'inizio dell'estate. – è la prima cosa che dice.

Non rispondo.

Come potrei?

Sono... nella posizione più rilassata in cui potrei mai essere.

È solido dietro di me, il suo petto si alza e abbassa contro il mio fianco, una delle sue mani mi accarezza i capelli.

− Sono nato all'inizio dell'Estate al villaggio delle Fate. – ripete, con lo stesso tono solenne e pacato, senza smettere di toccarmi.

Non credo si aspetti che dica qualcosa.

Forse vuole solo saggiare le parole, rendersi conto di quello che sta dicendo, immergersi nei ricordi.

Io sono...

Non mi sono mai sentito così al sicuro.

− Ti ricordi quando mi hai chiesto cosa fosse la caratteristica peculiare delle fate? –

Ridacchio sorridendo contro la sua pelle.

− Quando stavo dicendo che il tuo... −

− Evita, Elfo. –

Chiudo la bocca e sento le sue labbra premere sul centro della mia testa, come a volermi rassicurare che non era davvero infastidito.

− Le Fate erano creature molto particolari. Si dice che nessuno potesse resistere alle loro richieste, che mandassero in fumo tutte le pretese di qualsiasi persona gli si presentasse di fronte. C'è un antico mito che parla di Umani che ballano fino a morire perché una di loro gliel'aveva chiesto. –

Non so molto delle fate, no. Non ricordo neppure di averle mai intraviste nel bestiario in biblioteca quando vagavo a Palazzo non riuscendo a dormire.

− Mio padre si è innamorato di mia madre la prima volta che l'ha vista, a mia madre piaceva e sono nato io. So che è scomparso poco dopo, probabilmente ucciso da qualche evento catastrofico o cos'altro, non ne ho idea. –

Stringo una mano sul suo braccio.

− Mi dispiace. –

− Non è importante, non so neppure come fosse fatto. –

Annuisco, lascio andare la presa.

− Il fatto che fossi metà Umano e metà Fata mi ha resto l'infanzia... complicata, diciamo. –

Sporgo il viso per guardarlo.

Mi ispira così tanta solitudine, Hajime.

− Le Fate erano un popolo chiuso, non amavano gli estranei e tantomeno i mezzosangue, sono cresciuto da solo. Non ho ricordi molto piacevoli, credo un misto di cattiverie dagli altri bambini e commenti velenosi dagli anziani. –

Non so quanto posso capirlo, ma ingenuamente forse un po' lo faccio.

Mi accoccolo di più.

− E poi c'era la faccenda della mia magia, quella è stata un grosso problema per me. –

− Non hai detto che non ce l'avevi? –

Mi stringe una spalla.

− Non l'hai mai detto. –

Gli faccio la linguaccia di tutta risposta.

− La mia magia è nata come risultato dell'incrocio che sono. Le Fate hanno una magia incontrollabile, che non si può fermare in alcun modo, gli Umani non ne hanno neanche un po'. –

scottish sithe || iwaoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora