𝗿𝗮𝘀

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– Allora, Daichi, qual è il piano? –

– C'è un piano? –

– Non c'è? –

Si sposta sul prato verso di me, la sua spalla sbatte contro la mia. È pesante, il bastardo. Non è che mi faccia male, per carità, ma certo non è esattamente piacevole.

– Non avevamo detto "come ai vecchi tempi", Iwa? Ti ricordi una volta in cui abbiamo avuto un piano "ai vecchi tempi"? –

– Beh, una sì. –

– Sì, una che non sia lo Sterminio. –

Rispondo con lo stesso gesto che ha riservato a me un attimo fa, spalla su spalla, pendendo col peso del mio corpo dalla sua parte.

– Eravamo scemi e giovani, Daichi. –

– Siamo ancora scemi e giovani. No, in realtà tu sei scemo e giovane, io sono solo giovane. –

Alzo le sopracciglia.

– Solo io sono scemo? –

– Certo che solo tu sei scemo. Io sono sempre stato quello sveglio dei due. –

– Io sono quello sveglio dei due. –

– No, tu sei quello forte. Tu braccio, io cervello. –

– Io braccio e cervello e tu un cazzo di niente. –

– Stai zitto, cretino. –

Ridacchio, ridacchia anche lui.

L'aria vuota attorno a noi assorbe il rumore delle nostre voci e lo inghiotte in un attimo.

– Quindi stiamo andando alla cieca? –

– No, non alla cieca. Ma con un po' di libertà al caso. Se non fosse così non sarebbe divertente, no? –

– Mi dici che sono vecchio se ti dico che l'idea ora come ora mi spaventa? –

– No, in realtà spaventa anche me. –

– Yggdrasill, eravamo davvero due folli. –

Il suo corpo si avvicina al mio, il mio al suo, torniamo vicini. I nostri passi affondano fra le foglie pacatamente, con calma, il panorama non fa rumore.

Lo spazio è aperto, ampio, libero. Da quando siamo usciti dal Bosco degli Gnomi qualche ora fa le distese di campi coltivati di fronte a me sono interminabili, le piccole casette dei contadini, i quadretti tipicamente rurali.

È strano.

Molto strano.

Conosco questi posti, più cammino più me ne ricordo, e mi nasce nel petto un'impressione strana, quella di non appartenervi più quando per tanto tempo sono stata l'unica cosa che avevo.

– Forse è il caso che ci fermiamo per la notte ed elaboriamo un piano. – mi viene spontaneo dire, mentre il mio sguardo si adagia di edificio in edificio, fino a puntare un agglomerato di casette in lontananza che ricordo essere un piccolo villaggio qualsiasi.

– Vuoi accamparti? –

– Una locanda ti sembra un'idea così malvagia? –

Mi guarda, socchiude gli occhi, piega la testa.

– Magari una dove si può anche... che so, bere qualcosa? –

– Sì, una dove si può bere qualcosa. –

– Ok, allora per me è un sì. –

– Perfetto. –

Entrambi i nostri visi si rivolgono dalla stessa parte, verso il villaggio, e il passo si velocizza quasi inavvertitamente verso di esso.

scottish sithe || iwaoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora